“Fui nessi trint’annos chena iere sa campagna cun custa sicagna. A incue semus torrende”.

Un amico pastore di Tresnuraghes mi ha richiamato all’allarme legato alla siccità, con i pascoli che – ad aprile – si trovavano già nelle condizioni di un comune giugno degli ultimi anni.

In alcune delle principali zone agricole della Sardegna, a parte qualche debole spruzzata, le ultime grosse precipitazioni sono state quelle, spesso nevose, di metà gennaio. E prima di allora erano ancora mesi che non pioveva.

Chi lavora con i numeri dice che, paradossalmente, la quantità complessiva delle piogge non è stata inferiore agli anni passati: ma il caos dell’assetto idrogeologico della Sardegna e una sfortunata distribuzione delle precipitazioni hanno impedito un accumulo di riserve adeguate.

Qualcuno, pensando a un’estate a secco, inizia a evocare le misure del passato, pensando a un’estate a secco con invasi semivuoti, fiumi prosciugati, campagne rinsecchite che, nei prossimi mesi, potrebbero essere una facile preda per gli incendiari.

Qualcun altro paventa il rischio del ritorno degli speculatori, con la carenza di foraggio che potrebbe far salire i prezzi alle stelle.

Potrebbero registrarsi problemi alle colture nella valle del Tirso, nella Nurra, mentre nella zona del bacino del Liscia si dormono sonni tranquilli. Va un po’ meglio per il Flumendosa e nel Sulcis-iglesiente, mentre In Baronia, Nuorese e Montiferru l’attenzione è massima.