Mi sembra molto bizzarra la tesi di Vito Biolchini secondo cui gli indipendentisti devono farsi umilmente da parte, mettendosi a cuccia in un angolino, «al servizio di un progetto più inclusivo nel quale si possano riconoscere tutti coloro che vogliono innanzitutto un nuovo modello di sviluppo sostenibile per la Sardegna». Bizzarra e aggiungerei anche arida e improduttiva, o addirittura – ad essere maliziosi – sospetta.

Caro Vito, vogliamo metterci a fare delle questioni di parola di stampo scolastico sul tasso di “indipendentismo” e di “sostenibilismo” in una ipotetica alternativa di governo al sistema centralistico-corrotto attualmente dominante?

In termini pratici che significa? Che gli indipendentisti devono andare a mettere i manifesti ai “sostenibilisti”? Che gli indipendentisti organizzano tutto e poi a raccogliere ci va gente che fino a ieri ha tifato il “Cominciamo il domani” di Pigliaru e che ora è indecisa se tifare M5stelle o “Possibile” di Civati?

Nessuno ha la mosca al naso e credo che dovremmo alzare il dibattito ad un livello un attimino più serio. Partiamo dal fatto che sono ovviamente d’accordo sul fatto che il campo vada aperto anche a chi non ha giurato sull’altare dell’indipendenza e che anzi tali questioni fideistiche a mio parere non debbano nemmeno essere prese in considerazione. Siamo nell’anno gramsciano e forse non ci farebbe male rispolverare non solo il mito del “buon Gramsci intellettuale e scrittore” (come spesso appare nei nomi delle nostre vie e delle nostre piazze e anche nei congressi con i capoccioni della cultura che conta), ma anche e soprattutto il suo concetto di egemonia. Ecco io credo che una seria e valida alternativa di governo al sistema centralista-corrotto che domina indisturbato questa terra da decenni debba avere due grandi pilastri: l’autodeterminazione e l’autonomia politica dalle centrali del potere coloniale.

L’autodeterminazione perché la sostenibilità di cui parla Biolchini altrimenti diventa una utopia irrealizzabile che si scontra contro il muro eretto da una selva di leggi e normative regionali (ma implementate da governi servili e subalterni ai governi centralisti-corrotti), statali ed europee. Ad essere insostenibile è un sistema politico subalterno e servile che prende ordini come un qualunque portalettere dalle centrali economiche e politiche a cui i galoppini nostrani devono rendere conto e a cui debbono in effetti la loro stessa progressione di carriera.

Che sostenibilità ci può essere nel servilismo e nella dipendenza?

L’autonomia politica è fondamentale perché non ci possiamo più permettere di aspettare salvezze che arrivino dal mare che poi si tramutano puntualmente in franchising e caporalato politico di infimo livello (e già ne abbiamo sentore anche a questo giro, proprio con lo spessore dimostrato da alcuni dirigenti locali del M5S che invece di occuparsi dei problemi reali della Sardegna si occupano di cosa fa o non fa la sindaca di Roma).

Non so, credo che Biolchini abbia scoperto l’acqua calda un po’ tardino, a partire dal fatto che Forza Italia e la CGIL (e ovviamente il PD e le sue stampelle cosiddette sovraniste) stanno dalla stessa parte. Gli indipendentisti lo dicono (e lo dimostrano con dati alla mano) da tempo, come per esempio in occasione del referendum per l’abrogazione della
legge regionale n°8/2001 che consente l’importazione in Sardegna di scorie
tossiche qualificandole come materie prime. In tale occasione tanti “compagni” della sinistra italiana e anche tanti ambientalisti contribuirono ad isolare gli indipendentisti in questa battaglia fondamentale perché la CGIL aveva detto “No”. È solo un esempio e se ne potrebbero fare tanti.
Che dire sui punti pratici indicati da Biolchini? Concordo ovviamente. Anche perché più o meno ha citato le battaglie strategiche per cui gli indipendentisti si battono da anni, spesso da soli, spesso al fianco dei comitati in cui si muovono come pesci nell’acqua con grande familiarità.

Non so, credo che il discorso fatto da Biolchini vada rivoltato agli intellettuali sardi che troppo spesso hanno fatto da cortigiani al padroncino di turno travestito da liberatore progressista. Mettetevi al servizio del Movimento di liberazione dal partito del centralismo e della corruzione. Non è ancora troppo tardi per riscattare le pessime scelte che avete fatto in passato.