“Benvenuti dove il sole si ferma più a lungo” era lo slogan coniato dalla Provincia di Sassari per accogliere i turisti, prima che calasse la notte sulle provincie sarde.
La stessa Provincia di Sassari aveva promosso il “Patto dei Sindaci”, una frase altisonante che richiamava alla memoria i patti antifeudali di fine ‘700, il cui compito sarebbe stato quello di elaborare un Piano energetico di “rinnovabili” da portare in Consiglio d’Europa, ma che si è poi dimostrato una scatola vuota dal momento che non ha prodotto neppure una deliberazione in merito.
L’indipendenza energetica in Sardegna non è considerata di importanza strategica in quanto la Regione è rimasta ancorata al metano, quando il resto dell’Europa si è avviato già da tempo verso l’utilizzo di energie rinnovabili a costo zero.
Mentre l’Olanda ha dichiarato che vieterà le auto a benzina e a gasolio dal 2025 e in Germania si è dato inizio alla rivoluzione fotovoltaica con pannelli che catturano la luce rendendo indipendenti energeticamente migliaia di famiglie, qui in Sardegna le popolazioni lottano per non farsi costruire nel territorio megacentrali speculative, come quella di Gonnosfanadiga.
Per la verità la Regione Sardegna ha pensato alle energie rinnovabili dando in concessione qualche mese fa alla Toscogeo s.r.l. il permesso di ricerca di risorse geotermiche denominato “Sardara” che dovrà operare nei comuni di Collinas, Gonnostramatza, Lunamatrona, San Gavino Monreale, Sanluri, Sardara, Villanovaforru nella Provincia di Oristano e Medio Campidano, e potrà trivellare il territorio a lunghe profondità per cercare il calore proveniente dal sottosuolo.
Altre concessione sono state affidate a imprese per la produzione di energia fotovoltaica ed energia eolica con evidente bassa produttività e alto impatto ambientale. In ogni caso si tratta di concessioni ad aziende energetiche che faranno pagare ai Sardi l’energia prodotta a prezzi di mercato.
Ma veniamo ora al PEARS, un acronimo che potrebbe sembrare uno di quei orecchini che molti giovani appendono al corpo, mentre invece non è altro che il Piano Energetico Ambientale della Regione Sardegna, deliberato il 28 gennaio 2016, con visione ottocentesca, che interesserà il periodo 2015-2030. “Se consumi meglio ci guadagni” è lo slogan utilizzato dall’Assessorato regionale dell’Industria per presentare il progetto, la cui premessa fa già tremare i polsi in quanto dice: «Entro il 2020 dobbiamo raggiungere l’obiettivo di coprire con fonti rinnovabili la quota del 17,8% dei consumi energetici dell’Isola.
Se non dovessimo raggiungere questo traguardo, la Regione verrà sanzionata attraverso un prelievo nel bilancio regionale, che porterà a un possibile aggravio delle imposte sul cittadino e sulle imprese».
Detto questo, che significa letteralmente “se non raggiungeremo questa quota dovremo pagare l’energia a costi più alti di quelli attuali”, veniamo al programma Regionale per l’energia. Uno si aspetterebbe dopo questa premessa un programma duro a tappe forzate per il raggiungimento dell’obiettivo impostoci dall’Unione europea, invece… ecco cosa contiene il PEARS: «Uno strumento importante per la realizzazione di questa strategia è il metano […]. Occorre fare presto e bene e il Piano disegna con precisione la strada da intraprendere […]». Questo significa che la Regione ha in testa l’idea di metanizzare l’Isola, a costo di pagare le sanzioni previste per il mancato raggiungimento dell’obiettivo sulle energie rinnovabili.
È possibile che a qualcuno dell’Assessorato regionale dell’Industria non sia venuto in mente di pensare ad investire sul sole che sul nostro territorio batte 365 giorni all’anno? Si può ancora pensare di metanizzare l’Isola e di portare il metano non si sa da dove e a quale prezzo quando il resto del mondo si sta rendendo indipendente con l’energia inesauribile prodotta dal sole?
Come si fa a non immaginare che con i pannelli fotovoltaici montati sul tetto di una casa in Sardegna si renderebbe ogni famiglia indipendente energeticamente dal resto del mondo con un risparmio medio mensile di 400 euro?
La notizia di questi giorni è che la Regione sta per realizzare un piano di stanziamento per l’inizio della metanizzazione dell’Isola che contiene già una spesa iniziale di 390 milioni di euro per costruire la dorsale del metanodotto che va da Sarroch a Porto Torres.
Detto questo, a noi del Movimento “Sardigna nostra” ci viene spontanea più di una domanda: a chi vanno questi soldi destinati al metano? Quali sono gli interessi che ruotano intorno a questa scelta energetica obsoleta e dannosa per la Sardegna?
Se pensiamo che con la stessa cifra potremmo installare sulle case di 320 mila sardi impianti fotovoltaici che producono energia a costo zero per sempre, e che allo stesso tempo potremmo raggiungere il 17, 8% di rinnovabili entro il 2020 che ci esenterebbe dalle sanzioni comunitarie, deduciamo che interessi particolari ruotino intorno a questa politica energetica antisarda.
Il problema si può risolvere mandando a casa coloro i quali ieri hanno coniato la frase “Benvenuti dove il sole si ferma più a lungo” e che oggi appartengono agli stessi schieramenti che governano la Sardegna e che con quello slogan non vedevano il sole come fonte energetica ma come abbronzante naturale per turisti.
Sommessamente faccio notare che l’energia a costo zero è un ossimoro.pensare che si possa renderci autonomi(con le tecnologie attuali)dal combustibile fossile è quantomeno ingenuo.metanizare la Sardegna dal mio punto di vista è un passa gigantesco verso una produzione sicuramente più pulita ed economica.indubiamente lo sfruttamento delle rinnovabili va perseguito ma con micro produttori per uscire dalle grandi speculazioni
L’autore dell’articolo si domanda quali siano gli interessi dietro questa aberrante dorsale del metano; senza andare troppo indietro nel tempo e come si é letto nei giornali, la Saras ha combattuto (e alla fine perso) per anni una battaglia contro un movimento fondato da cittadini di Arborea per ricerche nel loro territorio. Ricordo che si tratta di area coltivata e tra indotto e salari, gli abitanti di quella zona dell’Oristanese non hanno certo bisogno del progetto della Saras.
Detto questo, non so quanto possa centrare la Saras ma é certo che si cerca di creare un nuovo tipo di “dipendenza” da metano, quindi é chiaro che sarà sempre più difficile spuntarla contro questi progetti, in quanto diranno che visto che viene usato, non bisognerebbe ribellarsi a questo tipo di ricerche qualora il metano si trovi nelle vicinanze. Un assist anche ai Moratti, quindi.
I motivi per dire di no a questi progetti sono in genere vari e giusti; impatto ambientale, posa in opera e costruzione che incuranti di tutto, provocano ulteriore consumo del suolo e abbattimento di alberi, danni all’ecosistema e alla fauna, perdita di valore degli immobili nelle vicinanze e danno alle ditte agroalimentari che producono nelle vicinanze. Possiamo permetterci di affossare posti di lavoro nel comparto agricolo e sollecitare ulteriormente il consumo del suolo? Io direi di no, ma a tanti pare cosa lecita. E i vantaggi per i Sardi quali sono? Paghiamo anche il carburante quanto altri che non convivono con le raffinerie. Facile sporcare e fare esperimenti a casa altrui.
C’é poi la questione della popolazione locale, che dovrebbe, secondo me, decidere se un certo progetto é accettato o no; ma ormai da questo punto di vista il governo non ci sente e mostra i muscoli; dopo aver perso la possibilità di prendere i pieni poteri con il referendum del 4 dicembre, ora sembra si stiano attuando un pò per volta, ai danni del paese, tutte le leggi che avrebbero voluto attuare in un colpo solo. Il referendum del 4 dicembre, serviva a mantenersi in vita e dopo aver perso questa possibilità stanno attuando tutta una serie di “leggi” per ripianare al fallimento del loro piano. Non solo il piano energetico.
L’amara verità é che questa terra é oramai vista solamente come uno straccio da sfruttare il più possibile e poi gettare una volta inquinato, come dimostra anche la concessione alla Toscogeo di Arezzo (ditta toscana? che combinazione…). Bene fanno i comitati locali a combattere il più possibile per difendere il proprio territorio da opere che non portano nulla se non umiliazione e rovina del territorio e disoccupazione; provate voi a coltivare, portare gli animali al pascolo e vivere nelle zone dove la Toscogeo vuole ridurre a brandelli ingenti parti della marmilla e del medio campidano.
E poi, é sempre bene ricordarlo; lo fanno in tanti ma é sempre bene ripeterlo, la Sardegna già produce energia oltre pe proprie necessità. Tutto il resto che si sta mettendo in atto é una serie di opere per noi superflue e delle quali non abbiamo bisogno. Avremmo bisogno di bonificare varie zone avvelenate e rese invivibili da progetti di abili “prenditori”. Avremmo bisogno, per esempio, di opere per limitare la siccità e lo spreco idrico. E il governo spende 400 milioni di euro per la dorsale del metano…
Si ti voglio vedere indipendente d’inverno e di notte con i piccoli impianti sul tetto. E tutte le altre attività?? A carbone o BTZ? No sarebbe meglio indipendenti ma con centrali a metano.
come al solito, i politici sardi si dimostrano arretrati e dannosi per la Sardegna
Non credo che con proclami strampalati e assurdi (energia “a costo zero”, oppure pannelli solari “eterni “) si risolva la questione energetica. Sebbene non ottimale, la gestione energetica del PEARS è un passo avanti rispetto al nulla di bestialità tecniche come quelle scritte dal sig. Porcheddu…
Cun salude,
KK
Sa vera energia (panacea pro sa Sardigna) est cando su populu Sardu si liberada dae sa dipendenza dde su stadu italianu.
Sono rassegnato nel sentire i continui elogi alle rinnovabili, sarebbe sufficiente eliminare il contributo (derubato dalle tasche della comunità) per vedere la fine di questa ubriacatura collettiva, promossa dal patto di sangue tra industriali del pannello e gli ambientalisti, che sono riuscite a far passare delle norme per FAVORIRE in maniera palese il settore.
Mi sembra di ascoltare l’attore hollywooddiano quando propose ai popoli del terzo mondo di bloccare lo sviluppo energetico tramite idrocarburi e favorire il montaggio sopra le CAPANNE di pannelli fotovoltaici, costringendoli a vivere per sempre in squallide capanne.
Se questo è quanto desiderano gli assistiti dalla politica e dallo Stato allora è meglio preoccuparci e iniziare a valutare una fuga altrove.
Siamo in mano a professionisti del PIAGNISTEO e del POLITICAMENTE CORRETTO, fonte primaria del declino economico sardo e non solo.
Sarebbe più giusto dividersi e vivere così come uno crede, senza costringere l’altro a sostenerne i costi complessivi.
Sig. Porcheddu, non esistono energie a costo zero, tantomeno lo sono le rinnovabili. Un fotovoltaico ha un costo legato alla sua realizzazione, si attuasse oggi quello che lei racconta male e da incompetente in questo suo articolo, non solo non ci sarebbe un risparmio, ma i sardi pagherebbero di più l’energia elettrica. Ad oggi il costo di un impianto fotovoltaico ben orientato, si ammortizza senza incentivi in circa 12 anni, da quel momento in poi l’energia non si paga, ma di notte un impianto fotovoltaico non produce e se vogliamo raccogliere e accumulare l’energia, dobbiamo montare costose batterie che renderebbero l’investimento ammortizzabile dopo 15-20 anni. Le rinnovabili sono il futuro, ma l’autoproduzione come lei la descrive non è ne di oggi e ne di domani. Per abbattere i costi delle rinnovabili, è necessario costruire grandi impianti e incentivare l’autoproduzione facendo ricadere su tutti i maggiori costi, d’altra parte si devono usare tutte le fonti rinnovabili disponbili e non solo quelle che appaiono “belle”. Eolico, fotovoltaico e solare termodinamico danno il mix giusto per affrancarsi presto dalle fonti fossili. Purtroppo in Sardegna si dice no a tutto e l’unica fonte rinnovabile che produce energia anche quando non c’è il Sole viene continuamente osteggiata da tutti. Lei critica giustamente il PEARS, ma si schiera con la regione contro il Solare Termodinamico, proponendo una scelta molto bella dal punto di vista filosofico, ma attualmente inattuabile dal punto di vista economico. Le rinnovabili sono il futuro, sono necessarie per abbattere le emissioni di CO2 che stanno mutando il clima del nostro pianeta, sono indispensabili per smettere di farci del male con le polveri sottili ed altro che danneggia la salute dell’uomo, ma questo percorso và intrapreso senza inseguire falsi miti e illudendo l’opinione pubblica che la soluzione sia quella di un pannello su ogni tetto. La strada è complessa e non priva di rinunce e sacrifici, prima la si smetterà di far parlare gli esperti di energia della domenica, prima si potrà far capire alla popolazione che ogni attività umana porta con se dei pro e dei contro, che vanno pesati sulla bilancia della salute e dell’ambiente, sacrificando sempre qualcosa.
energia a costo zero ??!! Ma come si fa a dire cavolate Volendo apparire pure di essere esperto,! Non basta che l’Italia sia al primo posto in Europa per le rinnovabili , c’è sempre il piagnisteo di qualcuno che vuole essere il primo della classe a discutere di cose che non capisce; si fa. Solo propaganda “social” ; sono del tutto d’accordo con ing rinnovabili.
LA MIA IDE SAREBBE CHE INVESTISSERO TUTTI I PAESI ZONA EURO,PER COSTRUIRE UN MEGAGALATICO IMPIANTO EOLICO di migliaia di km quadrati,NEL DESERTO SHAARIANO,DA EST A OVEST SOFFIANO COSTANTI GLI ALISEI alla velocita di 200 km ora,Producerebbero tanta energia da sostenere sia l’africa che l’europa assieme,
Egregi Signori, sarebbe corretto innanzitutto presentarvi con nome e cognome, come ho fatto io, alla “luce del sole”, e non con pseudonimi da ingegneri o quant’atro. E spiegare magari che la vostra competenza nell’affrontare il problema viene dall’esperienza di lavoro maturata in qualche società che è interessata al termodinamico in Sardegna. Fatta questa premessa, aggiungo che il costo di un impianto fotovoltaico e’ di gran lunga inferiore a quello di una rete del gas, con la differenza che il gas si paga mentre il sole no. È vero che il fotovoltaico di notte non funziona, ma è altrettanto vero che la maggiore energia l’uomo la consuma di giorno. La differenza tra il giorno e la notte può essere colmata facendo ricorso ad altri sistemi. Ma non possiamo certo accettare il contrario, ovverosia utilizzare di giorno l’energia che ai Sardi oggi viene a costare più che in qualsiasi altra parte del mondo, quando possiamo prendere dal sole tutto quello che ci occorre senza costi. Inoltre, se si investe nella ricerca sull’energia solare, sarà più facile domani produrre accumulatori che ci consentano di immagazzinare a costi contenuti l’energia non utilizzata di giorno.
Gentile sig. Porcheddu,
Pur non avendo per nulla apprezzato il contenuto tecnico del Suo articolo, apprezzo molto il fatto che Lei possa liberamente esternare la Sua opinione. Al di là del rispetto per la Sua persona, la Sua opinione – quando espressa senza confronti e senza dati a sostegno – varrebbe quanto una qualunque altra, se espressa senza portare a sostegno altro che non le chiacchiere, come ha fatto Lei. Chiacchiere che, nell’era della “post-verità”, tendono pericolosamente ad essere spacciate come equivalenti ai fatti.
Vorrei dire due cose circa un eventuale presentarsi sul Web con nome e cognome: la prima è che chi si sente offeso su Internet potrebbe agire verso l’offensore meglio di quanto non possa fare quando qualcuno lo insulta per strada (è senz’altro meno difficile pescare un insultatore sul web), la seconda è che presentarsi con nome e cognome non innalza “ipso facto” quel che si dice a verità fideistica: le cose scorrette restano tali…
Al di là di questo, nel merito delle cose che Lei ha scritto, io cercherei di valutare accuratamente le risposte che puntano alle non poche lacune della Sua esposizione, invece di adontarmene. Può darsi che qualcuno possa avere interesse a rendere meno indigeribile il solare termodinamico (che consuma il suolo, per cui andrebbe bene dove il suolo renderebbe altrimenti molto poco) o l’eolico sahariano (a quella persona direi se ha mai pensato a quanto costerebbe far arrivare dove davvero serve la corrente prodotta nel Sahara), ma la cosa maggiormente sensata mi appare averla scritta il signore che s’identifica come Roberto Seri, dicendo che le rinnovabili sarebbero ben poca cosa senza gli incentivi, specie pensando – aggiungo io – che le agevolazioni in realtà sono stati soldi della collettività le cui ricadute si sono avute in maniera meno capillare di quanto si pensi.
Trovo sbagliato dire che i pannelli solari ed il fotovoltaico diffuso siano LA garanzia di energia perenne ed a costo zero. Lei parla senza dire quali siano i costi corretti del fotovoltaico, dicendo quanto DAVVERO dura un impianto fotovoltaico, quanto costi DAVVERO averlo efficiente (non è né immediato, né economico, tenerlo all’incidenza ottimale verso i raggi solari e questo fa sì che il fotovoltaico “normale” possa consumare molto suolo), quanto DAVVERO costi smaltirne l’usato e cosa DAVVERO comporti immagazzinarne l’energia per quando il sole, banalmente, non c’è. Porti numeri che smentiscano quanti affermano che sia un uso bilanciato di rinnovabili e fossili – finché sostenibile – ad essere la soluzione di buonsenso per il nostro futuro, poiché nei numeri sta la possibilità di valutare se e quanto convenga puntare sulle rinnovabili, tutto considerato. Altrimenti facciamo un ben povero servizio alla logica ed all’informazione del nostro prossimo, simile all’invito a non ragionare fatto da molti che riempiono di sé blog e giornali, puntando all’istinto invece che alla ragione per scopi decisamente meno edificanti e confessabili di quanto non vogliano far credere…
Cun salude,
KK
Dal 2009 ad oggi le rinnovabili sono state osannate a parole ed ostracizzate nei fatti. In quello che lei dice continua a non portare un solo numero che confuti i dati che ho riportato. Preciso che i miei sono dati, mentre le sue sono pure e semplici opinioni. Lei dice “che il costo di un impianto fotovoltaico e’ di gran lunga inferiore a quello di una rete del gas, con la differenza che il gas si paga mentre il sole no”, di cosa parla? Cosa confronta? Conosce lei il LEC? Perchè quando si parla di energie rinnovabili e dei loro costi si parla di LEC, che lei dimostra di non conoscere portando tesi filosofiche e senza valore. Facciamo chiarezza per chi ci legge e per chi ospita gentilmente questa discussione nel suo blog: il LEC è il Costo livellato di generazione dell’elettricità, che permette di confrontare fra di loro le varie fonti e che tiene conto del prezzo al quale l’elettricità deve essere generata da una fonte specifica per poter rientrare delle spese. Vediamo i numeri attuali come riportati da riviste economiche e scientifiche: il solare fotovoltaico residenziale (che lei propone come soluzione ad ogni problema) ha costi che variano da 180$ a 265$ a MWh prodotto, il carbone da 66$ a 151$, il fotovoltaico per impianti da 10MW di potenza in su ha costi di produzione da 60$ ad 86$ se affiancato a batterie per l’ccumulo di energia il costo sale a 265$ a 324$ per MWh prodotto. Nel merito del Solare Termodinamico, il costo di produzione attuale per impianti simili, ma non identici alla tecnologia italiana, vanno da 140$ a 180$ MWh prodotto, che come può vedere è un costo molto più basso di un sistema di accumulo di energia basato sulle batterie chimiche e pannelli fotovoltaici. Riassumendo, calcolando i costi, per poter produrre energia a più basso costo si deve usare un mix di fonti rinnovabili, dove l’unica fonte che permette di accumulare energia a costi accettabili è il solare termodinamico. In chiusura lei dice “se si investe nella ricerca sull’energia solare, sarà più facile domani produrre accumulatori che ci consentano di immagazzinare a costi contenuti l’energia non utilizzata di giorno.”, Investire nella ricerca, vuol dire passare da un prototipo ad un impianto, cosa che oggi in Sardegna è impossibile fare. Domani gli accumulatori chimici non solo non costeranno di meno, ma sempre di più, essendo composti da elementi chimici chiamati terre rare, saranno sottoposti all’aumento della domanda e al progressivo esaurimento con innalzamento dei costi. Il fotovoltaico è una parte del mix, ma se non vogliamo pagare l’energia 4 o 5 volte di più rispetto a quanto la paghiamo oggi, sarebbe meglio fare dei dibattiti che si basano su dati scientifici ed ecnomici e non su semplici opinioni che hanno il valore di una chiacchierata al bar.
Il Sig. Lino conclude egregiamente:
“la Sardegna già produce energia oltre le proprie necessità. Tutto il resto che si sta mettendo in atto é una serie di opere per noi superflue e delle quali non abbiamo bisogno. Avremmo bisogno di bonificare varie zone avvelenate e rese invivibili da progetti di abili “prenditori”. Avremmo bisogno, per esempio, di opere per limitare la siccità e lo spreco idrico. E il governo spende 400 milioni di euro per la dorsale del metano…”
Chissà quali professionisti e aziende avranno l’ONORE e sulla base di quali MERITI progetteranno e relizzeranno questa dorsale?
Saluti
Egregio mister Ing, continui a nasconderti dietro uno pseudonimo. Non mi piace dialogare con chi sta dietro i muretti, ma comunque, solo per questa volta, ti rispondo. Sono forse stupidi i Tedeschi ad utilizzare l’energia solare che tra l’altro non è potente come la nostra? Vuoi qualche dato? Eccolo!
Secondo un nuovo studio, condotto dal consulente di energia Bernard Chabot, la produzione di energia solare ed eolica ha rappresentato ben il 60 % del consumo di energia elettrica della Germania e questo picco è stato registrato da poco, esattamente il 3 ottobre.
Non è un caso che l’European electricity price index (ELIX), l’indice dei prezzi dell’elettricità europei, nella giornata del 3 ottobre sia enormemente calato, più della metà. A tal proposito PV Tech ha affermato:
“Il contributo era abbastanza grande da ridurre l’indice europeo dei prezzi dell’elettricità ( ELIX ) durante il giorno, con potenza da 1400 a 600”.
Le aree che vantano il maggior numero di installazioni sono la Baviera e la Renania. Nel 2016 la fetta di impianti fotovoltaici con accumulo è destinata ad allargarsi ulteriormente. Secondo le stime degli analisti dell’istituto EuPD Research quest’anno in Germania verranno acquistati tra i 23 e i 25 mila sistemi di accumulo fotovoltaici.
Una cifra che supera di ben il 30-40% le vendite totali registrate nel 2015. Il merito dell’impennata delle vendite è in gran parte della KfW, l’istituto di credito per lo sviluppo del Paese. La banca offre ai clienti tassi di interesse agevolati per acquistare le batterie fotovoltaiche. Un’altra agevolazione offerta dall’istituto di credito è rappresentata dagli incentivi in conto capitale del 25% sull’investimento.
Per usufruire delle agevolazioni gli utenti devono garantire che non venga immessa in rete una percentuale di elettricità autoprodotta superiore al 50% del totale. In questo modo si scongiura il rischio di sovraccarico della rete elettrica e diminuiscono i prelievi.
I cittadini tedeschi non solo consumano energia solare ma sono diventati anche produttori, pagati dalle industrie energetiche.
Caro Bartolomeo, dietro i muretti dell’ignoranza sono stati messi qui in Sardegna tutti quelli che lavorano con le energie rinnovabili, grazie a campagne di disinformazione che perdurano tutt’ora, grazie all’atteggiamento di intellettuali da salotto che predicano la salvaguardia dell’ambiente e che tacciono di fronte agli scempi perpretati dalle industrie che raffinano petrolio, producono alluminio, producono energia con fonti fossili. Esiste un clima di intimidazione che costringe all’anonimato. Detto questo, per non tediare il lettore, lei continua a non confutare un solo numero di quelli riportati e a dipingere un quadro idilliaco dove conclude dicendo che sono le industrie energetiche a pagare. Chi paga sono sempre i consumatori, quelli che non hanno impianti fotovoltaici, quelli che hanno un rincaro in bolletta per sovvenzionare un futuro più sostenibile. Le cifre riportate nel post dichiarano quanto è grande la differenza fra il Carbone, il fotovoltaico senza accumulo di energia e quello con accumulo. I costi in Germania di un impianto con accumulo sono quelli scritti nel post precedente, pari a quattro volte quelli di un impianto a carbone e doppi rispetto a quelli di un impianto solare termodinamico. I tedeschi puntano su fotovoltaico e solare termodinamico, nel primo caso sono diventati fra i maggiori produttori al mondo, in quanto hanno creato un mercato interno, nel secondo caso costruiscono impianti assieme agli spagnoli in tutto il mondo, questo perchè a casa loro l’energia prodotta costerebbe troppo anche per le loro capienti tasche. Con il suo disegno lei regalerebbe miliardi di euro alle multinazionali tedesche e cinesi del fotovoltaico, senza nessun ritorno economico e facendo gravare ai non produttori i costi di questa scelta. Ripeto che non esiste una sola soluzione! Come ben sanno tutti coloro che si occupano di energia, solo un mix energetico di rinnovabili ci permetterà di chiudere progressivamente con le fonti fossili. La scelta è politica, ma gli slogan continuano e quello che racconta lei è economicamente insostenibile, perchè costerebbe circa 3/4 miliardi di euro che lei non dice chi dovrebbe pagare. Il conto lo facciamo pagare ai continentali? Ma non dobbiamo diventare sovrani del nostro territorio e produrre quello che ci serve? Caro Bartolomeo, la Sardegna degli intellettuali vive nel mondo dei sogni e mentre i nostri amici emigrano per trovare luoghi dove poter campare, si continuano a raccontare storie su un futuro immaginifico, mentre nei fatti continuiamo a bruciare carbone e raffinare petrolio.