Il Coordinamento pro su sardu ufitziale, organizzazione di linguisti e attivisti distintasi in questi anni a favore della standardizzazione della lingua sarda, scrive una lettera aperta al Presidente del Consiglio Regionale e al Presidente della Commissione Cultura per distanziarsi dal consigliere regionale ex Rossomori Paolo Zedda (di recente entrato nel gruppo SEL del Consiglio), in margine alle polemiche seguite agli stanziamenti per la politica linguistica presenti in finanziaria regionale.

In un’intervista, e nel suo profilo Facebook, il consigliere regionale ha annunciato la prossima approvazione di una legge sulla lingua sarda nella quale, parole del consigliere, “sulla questione del sardo scritto ci sono diverse scuole di pensiero, con la legge troveremo il punto da cui partire”.

Questa posizione, a parere del CSU, è inaccettabile in quanto cancella 40 anni di esperienze e ignora di fatto che la Regione nel 2006 ha approvato una sua norma ufficiale, la Limba Sarda Comuna, che a tutt’oggi è la proposta ortografica più utilizzata dentro e fuori le istituzioni, tanto che sono stati redatti atti pubblici, scritti romanzi, tradotti classici internazionali, creati un correttore e un traduttore telematico, tradotto Facebook, Telegram e molte altre applicazioni. Un successo concreto, nonostante l’appoggio tiepido allo standard dato in questi ultimi anni dall’ex assessore Firino.

Questo successo ovviamente non va a bene a Zedda che, fautore di stereotipi accademici che tengono il sardo in una condizione di “dialetto”, anni fa fece approvare dalla provincia di Cagliari una delibera che divideva il sardo in campidanese e logudorese artificiali – insiste il CSU – e oggi vorrebbe far approvare una legge che servirà solo a due cose: da un lato tentare di giustificare il suo recente percorso politico e dall’altro fermare la standardizzazione del sardo e la LSC per ributtare il sardo nella confusione delle varietà dialettali.

La legge linguistica infatti esiste già ed è la legge statale 482/99 che regola già tutto il regolabile. Il resto può essere ordinato tramite atti regolamentari della giunta senza creare atti normativi che lo stato può invece impugnare in ogni momento.

Il consigliere regionale Zedda confonde le divisioni delle varietà dialettali e le problematiche folkloristiche con una politica linguistica seria e unitaria. E’ diventato l’alfiere, peraltro ambiguo e mai chiaro e trasparente, della disunità linguistica. Abbiamo proposto nel 2015, grazie al gruppo Sardegna Vera che ringraziamo ancora, un testo alternativo e chiesto più volte alla commissione competente di essere ascoltati, ma invano.

Crediamo che un provvedimento cosi delicato non possa essere calato dall’alto a sancire per legge la disunità dialettale del sardo (bloccando quindi la sua ufficialità) senza un dibattito pubblico serio e articolato. Abbiamo fiducia che la commissione, prima di prendere decisioni, ascolti le istanze della società senza fughe folkloristiche in avanti.

Si costruisce in anni e anni di lavoro, si distrugge in un attimo. Chiediamo alla classe dirigente regionale sensibile a questo tema uno sforzo di condivisione che non può essere di parte, nè personale di un consigliere, ma unitario di tutta la società sarda e comunque di chi lavora per il bilinguismo ufficiale.

ASSEMBLEA DIRETTIVA CSU

Roberto Carta, Giuseppe Corronca, Giuseppe Coròngiu, Giommaria Fadda, Martine Faedda, Giagu Ledda, Sarvadore Bovore Mele, Nicola Merche, Paolo Mugoni, Renato Oggiano, Mario Sanna, Sarvadore Serra Nieddu, Perdu Pietro Solinas