Non è la prima volta che un assessore al turismo dichiara che grazie al terrorismo la Sardegna beneficia di un flusso turistico che in tempi di pace avrebbe scelto ben altre destinazioni. L’aveva fatto il professor Morandi a pochi giorni dal suo insediamento e lo dichiara anche la neo assessora Argiolas in un’intervista.

“Questo è per noi un grande valore aggiunto”, dichiara l’assessora riferendosi alla nostra isola come terra sicura e meta dei paurosi che non si avventurerebbero mai in Tunisia, Egitto, Libia ecc ecc

Qual è il motivo per cui si tende a esaltare questo grande valore per la Sardegna da altissimi profili istituzionali laddove sarebbe decisamente meglio tacere, a noi non è dato sapere.

Però siamo un po’ così in Sardegna. Chi scappa dal terrorismo per venire in Sardegna in vacanza va accolto a braccia aperte. Non solo, diciamolo a tutti che siamo terra sicura e accogliente. Chi scappa dal terrorismo chiedendo asilo politico invece è meglio che resti a casa sua.

Che la Sardegna abbia nei suoi programmi, da sempre, l’obiettivo di trarre il più grande sbocco economico dal turismo è cosa nota.
Destagionalizziamo. Creiamo rete. Le zone interne.
Tutto bello, tutto giusto.

A parole.

A parole perché se poi si guarda alla finanziaria appena approvata le somme destinate all’assessorato al turismo sono le più esigue di tutta la finanziaria.

Il turismo a parole dicevamo.

A parole infelici.

Il turismo va sviluppato con politiche che siano funzionali ad esso, con investimenti mirati che portino ad avere meno sagre e più consapevolezze nei territori. Meno folclore e spettacolarizzazione e più arte, cultura, vita reale che si fonde con la vita dei viaggiatori.

Il turismo sarebbe il più grande moltiplicatore economico se riuscisse, senza imbrogli, a mettere a sistema produttori, artigiani e strutture ricettive.
In qualche luogo, in Sardegna, già si fa con successo. In qualche paese si sperimentano forme nuove e nuove strategie per far si che il turismo diventi una parte importante dello sviluppo.

L’ambiente, l’enogastronomia, la bellezza stanno diventando centrali nelle politiche locali. Ma sono casi ancora troppo isolati che arrivano da privati illuminati o amministrazioni lungimiranti.

Tanta strada ancora c’è da fare per una consapevolezza collettiva e per far spostare gli investimenti della regione verso un turismo nuovo che non sia solo di facciata.

Ma per fortuna c’è il terrorismo, a salvare la nostra stagione.