Il 24 febbraio del 1996 è morto Angelo Caria, uno dei leader più significativi del movimento indipendentista sardo, colui il quale aveva fondato “Sardigna Natzione”. Aveva solo 48 anni e una vita trascorsa a inseguire un ideale. Un politico che non aveva molto a che fare con tutti gli altri che si rivolgono ai sardi solo quando hanno bisogno del loro voto.

Lui pensava a far crescere l’autostima dei sardi che si deve sviluppare dalla conoscenza di una storia ricca e sconosciuta, e dalla coscienza delle grandi potenzialità della nostra terra. Ma è una sfida avventurosa quella di liberare le persone dalla dipendenza psicologica dei modelli coloniali. E’ una battaglia conquistare, come diceva lui, pezzetti di indipendenza nella nostra terra.

L’anno prima della sua scomparsa, il movimento che lui stesso ha fatto nascere si stava sviluppando ed era in crescita. In pochi mesi, Sardigna Natzione aveva organizzato una manifestazione ad Agrustos contro gli stranieri che volevano comandare le nostre spiagge, una marcia per il lavoro, l’ambiente, la cultura, durante la quale i militanti nazionalisti avevano attraversato paesi e città della Sardegna ed erano arrivati a Cagliari, dove avevano incontrato il presidente Palomba -, un incontro internazionale a Nuoro nel quale i sardi si erano confrontati con esponenti delle minoranze dell’Italia e dell’Europa. E la gente era contenta di scoprire un nuovo modo di fare politica, fatta di ideali, ma anche di progetti, studiando la realtà con attenzione, per poter cambiare davvero le cose. Ma purtroppo Angelo Caria non ha potuto proseguire.

Cosa si può dire della politica dopo 20 anni? Certamente con la sconfitta del referendum costituzionale e la crisi del partito di maggioranza relativa, hanno perso forza le spinte accentratrici che stavano prendendo sempre più spazio. In Sardegna, vedremo se si capirà davvero il valore dell’unità, che deve essere il frutto compiuto di una sintesi di teoria e prassi, mettendo da parte personalismi e liderismi. Con una sola idea: il futuro è nelle nostre mani.