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Con riferimento agli articoli diffusi su alcuni giornali online e ripresi da alcune tv locali sullo stato di agitazione dei dipendenti Tiscali e sulle sorti dell’azienda fondata a suo tempo da Renato Soru, sorge spontanea una riflessione che, ripercorrendo nei tratti salienti della storia di questa azienda giunga fino ai giorni nostri, per inquadrare l’attuale situazione.

Viene quindi spontaneo partire proprio da marzo 2016 quando, subentrata la nuova proprietà dopo la fusione tra Tiscali Spa ed Aria spa, alla presentazione del bilancio si prende consapevolezza della disastrosa situazione economico debitoria lasciata da chi, dopo avere fondato e guidato tale azienda per oltre un decennio, con le banche creditrici alle calcagna si vede costretto a cedere la guida e di fatto la proprietà.

Ed è proprio da tale assunto che viene spontaneo domandarsi come mai, negli anni trascorsi, in cui evidentemente la vecchia proprietà ha creato quei presupposti che hanno portato alla soglia del fallimento Tiscali fino a doverla vendere, la parte sindacale CGIL, CISL e UIL non abbia mai sentito in alcuna occasione l’esigenza di esprimere preoccupazioni a tutela dei lavoratori come ora, in questa circostanza, invece avviene pur mancando i presupposti ed addebbitando, strumentalmente ed opportunisticamente, a chi ha ereditato tale situazione la responsabilità per le ovvie difficoltà a cui si va incontro.

Difficoltà che però alla luce dei fatti, e parliamo di indicatori economico finanziari, non sono tali da causare preoccupazioni maggiori di quante invece se ne sarebbero dovute paventare gli anni passati.

Per la prima volta dopo oltre dieci anni, infatti, questa azienda ha un piano industriale; per la prima volta ha considerevolmente ridotto l’indebitamento anche tramite la rinegozziazione dello stesso, evento che precedentemente non era possibile proprio per la mancanza di un piano industriale nel quale investitori e banche credessero.

Negoziazione del debito che ha portato un risparmio sugli interessi sul debito nell’ordine di milioni di euro. Per la prima volta dopo oltre dieci anni abbiamo un piano di investimenti, ossia la fiducia di investitori che hanno affidato decine di milioni di euro alla dirigenza per investire in infrastrutture e tecnologie.

Sempre per la prima volta dopo oltre un decennio sono stati siglati accordi importanti economicamente e strategicamente, con Enel oper fiber, con Fastweb, con Engeneering, che portano vantaggi di cassa, riduzione dei costi, focalizzazione sul core business, operazioni che la borsa, gli investitori, gli organi di vigilanza e chiunque hanno accolto positivamente per le sorti, tragiche solo un anno prima, dell’azienda e dei lavoratori, ad esclusione solo e soltanto delle sopracitate sigle sindacali.

Per la prima volta abbiamo guardato in faccia la realtà, cedendo una gara, quella SPC – Consip, vinta con un ribasso oltremodo sostenibile anni addietro, e che richiedeva la disponibilità di investimenti e fondi che una azienda sul punto di fallire certo non poteva e non ha potuto permettersi.

Ancora, per la prima volta, avviene che uno stipendio, quello della mensilità di dicembre, regolarmente disposto, venga pagato con i soldi presenti in cassa e non contraendo ulteriori debiti con le banche.

Tiscali sta vivendo una fase di riorganizzazione e di rilancio che, inveitabilmente, porta anche ad una cessione di rami d’azienda a fronte di vantaggi economico-strategici per la sopravvivenza della stessa, che diversamente avrebbe già dovuto portare i libri in tribunale, e che vede coinvolti i lavoratori tutti senza che vi sia stato un solo licenziamento, un solo posto di lavoro perso, quasi in tutti i casi nemmeno il cambio di sede di lavoro, ed in ogni caso mai la perdita di una tutela contrattuale o legale anzi, andando anche a migliorare la propria posizione contrattuale con le aziende che hanno integrato tali lavoratori.

Non ci capacitiamo quindi della necessità di avviare una campagna diffamatoria alla luce di quanto sopra detto, in un momento molto delicato di rilancio in cui alcune boutade mediatiche sortiscono il solo effetto di danneggiare chi sta lavorando per salvare il salvabile, e dopo avere sottoscritto un contratto di solidarietà che, già sospeso in diverse aree dell’azienda, a completamento della fase riorganizzattiva verosimilmente verrà abrogato definitivamente per tutti i lavoratori.

Come Segreteria territoriale della UGL Telecomunicazioni crediamo che l’azione sindacale, che sarebbe dovuta essere più incisiva quando si creavano le condizioni debitorie e di mala gestione che hanno portato alla cessione, dovrebbe essere volta al solo interesse della tutela dei lavoratori, ossia quando vi siano presupposti quali la possibilità della perdita del posto di lavoro, situazione alla quale Tiscali è estranea, invece che perseguire altri non facilmente comprensibili interessi politici tramite l’istigazione dei dipendenti allo stato di agitazione e la pubblicazione di taluni articoli e comunicati.

*segreteria Ugl Sardegna