Non passa giorno che non si senta parlare con preoccupazione di una Sanità che va male, sempre peggio. Di Ospedali di cui si manaccia la chiusura e di malati che non sanno a chi rivolgere le loro attese.

Non sembra vero, invece di migliorare stiamo tornando indietro. Tempo fa vi avevo parlato di una parte della mia vita trascorsa nel mondo della Sanità locale, Cassa Mutua Artigiani della Provincia di Nuoro.

In quella occasione vi avevo detto che in quella Cassa Mutua si era capaci di dare una buona assistenza e di non avere debiti. Avevo aggiunto che prima della sua chiusura, dal 1975 al 1980, si riusciva addirittura a chiudere col bilancio in attivo e anche che “i padroni della Mutua”, che erano gli Artigiani, avevano deciso di acquistare i locali dove erano ubicati gli uffici per risparmiare i soldi dei fitti.

Pensando a come vanno le cose oggi è possibile che stiate pensando che si tratti di menzogne. E invece è tutto vero. Oggi quanto tempo ci vuole per poter effettuare una visita? Giorni? Manco per niente. A seconda dei casi ci vogliono dei mesi, talvolta anche troppi. A quei tempi “i nostri artigiani” potevano scegliere lo specialista dove poter effettuare la visita e andare direttamente dall’ufficio, con l’impegnativa, senza alcun ticket in aggiunta, altro che scherzi, just in time!

Va anche detto che con la “nostra Mutua” erano convenzionati tutti gli specialisti della Provincia, che a quei tempi era più vasta rispetto ad oggi, perché “noi” pagavamo subito e non avevamo debiti con nessuno di loro. Ma tutti questi soldi da dove uscivano? Andavano a rubare? Niente di tutto ciò. Spendevano bene e risparmiavano meglio e a noi dipendenti ci controllavano anche nei pensieri.

Questo vorrebbe dire che eravamo schiavizzati? Assolutamente no. Sapevamo perfettamente quali erano i nostri diritti ma soprattutto i nostri doveri. C’era poco da scherzare. Sindacati? Non ce n’era bisogno. Era come se fossimo una famiglia allargata e quelle “virgolette” sul “noi.. nostra” dovrebbe voler dire qualcosa. Tra noi dipendenti era doveroso vivere in pace, talvolta di malavoglia.

Con gli assistiti, invece, la musica era totalmente diversa, bisognava accudirli e rispettarli perché eravamo noi ad essere in casa loro. Questo ci avevano insegnato una volta entrati a lavorare, e col senno di poi era giusto così. A dare le direttive un Consiglio di Amministrazione. Chi erano? Artigiani eletti da un’Assemblea, eletta anch’essa da tutti gli Artigiani della Provincia. Certo che c’era di mezzo la politica. Ci mancherebbe. Resta il fatto che la scelta veniva fatta sulla capacità delle persone e questa saggezza dovrebbe fare riflettere. Non ho mai conosciuto un consigliere con titolo di studio.

Erano tutti “buoni padri di famiglia” e tutti avevano a cuore le sorti della loro categoria. L’assistito che veniva in ufficio poteva arrivare anche fuori orario. Come si faceva a rifiutare l’ingresso a un povero cristo che veniva da Perdasdefogu o da Tertenia? Con quale coraggio se si considera il disagio delle vie di comunicazione di allora?

Il concetto di “qualità totale nel lavoro” l’ho appreso allora, in quella Mutua, e me lo ha insegnato quella gente umile e saggia. Il mio compito era quello di tenere aggiornati gli elenchi degli assistiti e di predisporre i ruoli esattoriali per il pagamento dei contributi. In 14 anni non mi è mai capitata fra le mani una “cartella pazza”.

Si dice che gli Esattori fossero dei ladroni. A me non risulta, si prendevano la loro parte, com’era giusto che fosse, e riuscivano a capire se chi doveva pagare era nel bisogno o faceva finta di esserlo. Erano capaci di fare tutto il possibile per venire incontro e se ci riuscivano era quello il loro guadagno, più dell’aggio che percepivano. E anche questo va detto come pure che a quei tempi nessuno si è suicidato per motivi esattoriali.

Quanto pagavano e con quale sistema si decideva l’importo dei ruoli? A deciderlo erano gli artigiani stessi, Provincia per Provincia. Come ci si regolava? “In casa nostra”, ad esempio, un meccanico nuorese doveva pagare più di un meccanico di Gairo. Anche se non sapevano cosa fossero “le dinamiche del mercato o gli studi di settore” sapevano perfettamente che un nuorese nella stessa categoria guadagnava di più rispetto a un ogliastrino. Mai nessuno che abbia fatto resistenze al concetto, era giusto così e a deciderlo erano loro stessi. Ancora un altro esempio.

Un falegname nuorese era giusto che pagasse di più di un falegname di Osidda. Per quale motivo? Il nuorese, tanto per dire, se doveva estrarsi un dente poteva andare dal dentista senza perdere tempo e, una volta finito, se non aveva dolore, poteva tornare in bottega a concludere il lavoro lasciato a metà. Quello di Osidda, invece, doveva venire in ufficio a Nuoro per l’impegnativa e dopo recarsi dal dentista. Quando tornava ad Osidda la giornata di lavoro era pressoché persa. Allo stesso modo un orafo. Non era giusto che pagasse quanto uno che faceva le anfore di ceramica. Non siete d’accordo su questo modo di procedere? Io le considero briciole di saggezza, non so voi!

Evidente che una famiglia numerosa dovesse pagare più di uno scapolo a prescindere dal lavoro svolto. Però, visto che a quei tempi sembra che la gente fosse più solidale, gli artigiani della nostra Provincia avevano escogitato una sorta di Assegno familiare: 40.000 lire per ogni figlio minorenne a carico. Non era un obbligo di legge, libertà di azione a chi poteva.

La “nostra Mutua”, saggia nel saper risparmiare e oculata nella spesa, constatando che si poteva sostenere l’impegno, decise di dare l’aiuto, ed era cosa buona e giusta. Passando a noi dipendenti, una dozzina in tutto, eravamo istruiti ad essere sempre allerta, risparmiando e spendendo il giusto, come se fossero soldi nostri.

Vi sembra che oggi capiti la stessa cosa? Rammento che Presidente del Collegio dei Sindaci che vigilava su tutto era il locale Intendente di Finanza, vi sta bene? Il lavoro era diviso in settori, ciascun settore a un solo impiegato, pagato e assicurato come si conviene, e anche questo va detto. Va da se che ciascuno di noi era “proprietario e servitore”, allo stesso tempo, del lavoro che svolgeva. In caso di assenza, qualunque motivo fosse, il lavoro accumulato doveva essere recuperato con rapidità perché tutto si doveva svolgere regolarmente col rispetto delle singole scadenze.

C’era poco da scherzare. Oggi una situazione del genere non va manco pensata. Anche se eravamo dipendenti era come se fossimo padroni di casa. Le cose stavano così e a noi andavano bene. Era molto difficile che un dentista riuscisse a farsi pagare per un dente già estratto. Non andava bene perché ad ogni scheda familiare degli assisiti ne veniva allegata una per le prestazioni erogate. In quella scheda venivano annotate tutte le prestazioni erogate da sempre, estrazioni comprese.

Ciascuno di noi, nel predisporre l’impegnativa, doveva fare il controllo preventivo e quindi procedere. Anche da quello dipendeva il riuscire ad evitare spese non dovute e far quadrare i conti a fine anno. Il molto inizia sempre dal poco! Un esempio illuminante. Una volta un radiologo stava cercando di fregare la Mutua. Siccome era bravo sosteneva di riuscire a fare la diagnosi con meno radiografie di quelle previste nel protocollo. Tre invece di quattro, giusto per fare un esempio. Va da se che con le radiografie risparmiate riusciva ad effettuare non poche prestazioni a costo zero per la sua azienda.

A scoprire e a far scoppiare lo scandalo fu uno di noi, un solerte impiegato, il medico della mutua su nostra segnalazione. Non sto elencando meriti perché si possa dire “quelli sì che…”. Non è quello il motivo. Eravamo come tutti gli altri. Forse eravamo più responsabilizzati, ciascuno nel suo, senza che nessuno ci controllasse col fucile spianato. Penso che anche quell’atteggiamento contribuisse a chiudere i “nostri” bilanci in attivo. Qualcuno potrà dire che quelli erano altri tempi. Certamente. Tanto è vero che tutta la tecnologia di oggi non c’era, e non ci favoriva. Computer? Quando mai! Non erano ancora nati. E allora? Tanta pazienza e sedere ben fermo sulla sedia, come ovunque. Penne, registri da tenere aggiornati giorno per giorno, macchina da scrivere e calcolatrice di marca, che dovevano durare, giusto per spendere bene i soldi.

Più lavoro di oggi? Non so. C’è da dire, però, che in ogni momento di ciascuna giornata, si era in grado di fornire i dati richiesti forse con più precisione di oggi, nonostante tutto. Aggiornamenti? Quando mai! A ciascuno le sue circolari, non molte ma chiare, senza dubbi di interpretazioni di sorta. Al bisogno ci si confrontava con i colleghi delle altre Mutue, con l’autorizzazione del Direttore (le interurbane costavano care!). Rare le telefonate alla Direzione Generale.

Il Presidente, più che il Direttore, non accettava l’idea che potessero pensare che fossimo stupidi. E’ così che andavano le cose. Si dice che i conti non tornino. Quella volta tornavano e i “nostri” artigiani a quei tempi non vivevano per la Sanità le ansie di oggi. Vi pregherei di non venirmi a dire che quelli erano altri tempi e che allora era possibile farlo. Ricordatevi che per la gente i bisogni sono sempre i bisogni di sempre.

Come mai la Cassa Mutua principale che era l’INAM, che doveva essere di esempio, sempre a quei tempi, era piena di debiti e non riusciva a dare l’assistenza che “noi” riuscivamo a dare? Quella Mutua INAM nel 1980, quando fu soppressa insieme alle altre, aveva lasciato macerie. Quella del Artigiani, invece, nessun debito, anzi, due appartamenti arredati, di proprietà che gli aveva “fregato” il Governo. Governo ladro? Quella volta forse sì. Peggio, però, per gli Artigiani della Provincia di Nuoro, che, con la loro saggezza, si erano intestarditi a risparmiare.