Nel mio mondo ideale i 27 parlamentari eletti in Sardegna (soprattutto i 9 senatori) in occasione del voto di fiducia che tra stasera e domani il governo Gentiloni incasserà nei due rami del Parlamento sarebbero fedeli alla nostra Isola e non ai partiti che li hanno portati a Roma.

Nel mio mondo ideale – soprattutto al Senato, ripeto, dove quei 9 voti saranno determinanti – la fiducia sarebbe condizionata al riconoscimento dell’insularità e a un definitivo intervento dello Stato in materia di continuità territoriale e specificità linguistica.

Invece ho l’impressione che, come al solito, prevarrà lo spirito di parte e la priorità sarà quella di assicurarsi la ricandidatura.

Povera Sardegna.

P.s.
in 68 anni il Parlamento non ha ancora riconosciuto il nostro status di isola, con tutto quel che ne consegue, specie dopo le oramai non recenti determinazioni del Parlamento Europeo in materia.

Approvando la mozione Cicu-Giuffruda, infatti, l’assemblea continentale ha fornito al Parlamento italiano e alle assemblee regionali lo strumento per superare l’attuale regime, quello che vieta misure ad hoc per la nostra terra in deroga alla “libera concorrenza”, che aprono prospettive interessanti nel campo dell’energia e dei trasporti.

Settori nei quali la condizione di insularità pone la Sardegna in condizione di svantaggio oggettivo rispetto al resto della Repubblica.