Stia sereno presidente Pigliaru, che i sardi sono intelligenti quanto i bolzanini!

Si é fatta attendere la chiosa del governatore Pigliaru dopo l’esito disastroso del referendum per lui e per chi come lui parteggiava per il SI alla maxi-riforma costituzionale.

É obbiettivamente difficile trovare le parole quando la regione di cui sei governatore è la prima tra tutte per distanza tra i due possibili esiti, con il NO che ha sfiorato la soglia psicologica dei tre voti su quattro. Ma era dovere morale esprimere un qualsiasi concetto e il nostro governatore con discreto ritardo ha dato in pasto ai mass media la sua opinione.

Ovvia la difesa della sua posizione sul quesito referendario, che a suo dire puntava a rafforzare e non ad indebolire l’Autonomia. Peccato che il presidente del consiglio regionale Ganau abbia ammesso candidamente che la gente ha bocciato la riforma perché troppo centralista. La politica é tutto e il contrario di tutto, ma centralismo e autonomismo sinceramente mi sembrano concetti abbastanza in antitesi!

Ciò che é però rilevante politicamente nelle parole di Pigliaru é il paragone con Bolzano, dove esistono le stesse pulsazioni autonomistiche che contraddistinguono la Sardegna, eppure lì il Si é risultato vincente. Il governatore sardo porta dunque ad esempio l’esito referendario in Sud Tirolo come prova della bontà della sua posizione.

Trattasi ovviamente di una valutazione iper-partigiana, volutamente superficiale perché la sua utilità per il governatore é appunto nel risultato numerico crudo, non nello specifico.

In realtà, occorre necessariamente entrare nel dettaglio. Infatti, lo statuto speciale del Trentino Alto Adige è veramente speciale, quanto e più di quello – ugualmente ottimo – della Sicilia. Addirittura contempla la proporzionale etnica, vale a dire che in ogni ente pubblico bisogna rispettare – in termini di posti di lavoro e di cariche pubbliche – le proporzioni tra popolazione tedesca, italiana e ladina, cosi come rilevate nell’ultimo censimento. L’articolo 89 dello statuto trentino, come da modifica del 1972, prevede questa ripartizione per tutte le amministrazioni pubbliche (ivi comprese quelle giudiziarie) della provincia di Bolzano.

La Ethnischer Proporz rileva in particolare per le assunzioni nel pubblico impiego, per la composizione degli organi degli enti pubblici, per la ripartizioni dei fondi destinati a finalità assistenziali, culturali e sociali. Per fare un raffronto molto terra-terra, da noi in Sardegna le licenze per la pesca di tonno e pesce spada nei mari sardi, andranno tutte a marinerie sicule e campane, in provincia di Bolzano invece si rispettano sempre le proporzioni tra le etnie presenti in loco.

Il Trentino inoltre non ha bisogno di fare vertenze con lo Stato sulle entrate fiscali: ogni anno arrivano per la compartecipazione fiscale più di 7 miliardi di euro, quanto l’intero bilancio sardo di quest’anno! In Sardegna siamo abituati ad acconti-elemosina sul pregresso, e ogni volta dobbiamo garantire allo Stato una cara contropartita (il disastroso accollo totale della spesa sanitaria nel 2006 e nel 2014 la rinuncia a sette ricorsi alla Consulta, alcuni dei quali praticamente già vinti, come quello sacrosanto sugli accantonamenti).

Nella provincia di Bolzano magistrati e insegnanti prendono mediamente il 30% in più di stipendio come “indennità di bilinguismo” (fatelo leggere a chi si oppone alla lingua sarda come materia scolastica!), nella provincia di Trento i libri di testo scolastici fino al biennio delle scuole superiori sono gratuiti. Ciò rende l’idea della enorme differenza, culturale soprattutto, ma che si rispecchia ovviamente anche negli statuti di specialità. Non è un caso che nel 2007 a Cortina d’Ampezzo un referendum per l’annessione all’Alto Adige vide la nettissima vittoria dei favorevoli.

Pigliaru ha scelto dunque il peggior paragone tra quelli possibili!

Infatti, in termini di autonomia, il Trentino praticamente è a posto così. Quindi la riforma che prevedeva necessariamente l’accordo con lo Stato per poter cambiare lo statuto non li spaventava assolutamente, dato che non hanno la premura di modificare un bel nulla! Anzi, la procedura più lunga e farraginosa – prevista dal decreto Boschi – li avrebbe preservati da cambiamenti al ribasso proposti o imposti dallo Stato.

Ne spaventava i sud tirolesi la clausola di supremazia, poichè non avendo intenzione di cambiare alcunchè nello statuto, tale clausola sarebbe restata, come previsto dall’Art.39 della proposta di riforma, “norma transitoria” a vita!

In Sardegna è molto diversa la situazione. Siamo assolutamente scontenti del nostro statuto fin dalla sua gestazione (Lussu docet), tanto che da almeno 30 anni proviamo a cambiarlo a nostro favore, cercando senza alcun risultato nuovi margini di autonomia! In questo caso appesantire la procedura di modifica dello statuto speciale, prevedendo addirittura di accordarsi obbligatoriamente con il Senato composto per l’80-90% da esponenti delle regioni ordinarie (poco disposti verso le Autonomie, per ovvi motivi), significava poter sperare solamente in un cambiamento al ribasso, e al momento stesso dell’avvenuta modifica statutaria, l’automatica applicazione della famigerata clausola di supremazia!

Per farla breve: chi ha già uno statuto speciale ottimale, non corre il rischio che le norme transitorie come la clausola di supremazia diventino effettive e anzi auspica procedure di riforma più tortuose per preservarlo (Trentino); chi invece vorrebbe cambiarlo, con la riforma costituzionale si sarebbe visto applicare la clausola di supremazia e avrebbe dovuto negoziare con un Senato con cui non avrebbe avuto nessuna possibilità di spuntare condizioni migliori (Sardegna).

Ecco perché gli intelligenti bolzanini hanno optato per il SI, e gli altrettanto intelligenti sardi invece per il NO! Ricordo inoltre che in Trentino ha pesato anche il fatto che essi – fosse passata la riforma – avrebbero guadagnato un senatore su tutte le altre regioni.

Un piccolo cadeau che – dal loro punto di vista – non avrebbe assolutamente guastato!!!