Accade nel 2016 che sette bambini delle borgate di Laconi, distanti fino a 15 chilometri dal paese, non possano frequentare con regolarità la scuola. Perché?

Il Comune, per l’anno scolastico 2016-2017, ha cancellato il servizio di trasporto scolastico, con la motivazione che lo Stato e la Regione hanno ridotto i fondi che, fino allo scorso anno, lo garantivano.

La soluzione alternativa individuata, meno dispendiosa per le casse pubbliche, è quella del contributo economico sostitutivo alle famiglie, sotto forma di voucher, che però è stato rifiutato.

Il servizio quest’anno interessava 4 bambini della borgata di Santa Sofia e Su-Lau (tre della scuola dell’infanzia e uno della scuola dell’obbligo) e 3 della borgata di Crastu (che devono frequentare la scuola dell’obbligo ). Due di questi sono già stati trasferiti altrove.

Lo scuolabus (in uso fino all’anno scorso e ancora funzionante) viaggiava da oltre 25 anni, da quando cioè le scuole erano state chiuse nelle borgate e le amministrazioni comunali garantirono il servizio, impiegando come autista un dipendente comunale in possesso delle qualifiche necessarie richieste dalla legge. Poi il servizio, negli anni successivi, venne esternalizzato.

La situazione che si è venuta a creare per questi bambini e per le loro famiglie è insostenibile e ingiusta. La cosa è ancor più grave visto che parliamo di borgate non servite da linee di trasporto pubblico in orari compatibili con quelli scolastici.

La soppressione del servizio, sempre che si abbia la disponibilità dell’autovettura in famiglia, costringe quindi i genitori a percorre anche 40 chilometri al giorno per accompagnare i bambini a scuola. E spesso ciò è incompatibile con le esigenze lavorative.

La situazione non è certamente facile: lo scenario che si è aperto è quello tipico dello spopolamento delle aree interne. Laconi conta meno di 2000 abitanti e un solo bambino nato nel 2016.

Ci sono tanti comuni in questa situazione, se si pensa che quelli in stato di grave o gravissima salute demografica rappresentano l’8,5 % della popolazione e il 26,6% della superficie.

Se poi estendiamo la considerazione a quei paesi in stato di salute demografica “precaria “, la popolazione coinvolta sale a circa al 33% del totale regionale, mentre il territorio coinvolto è pari al 55% dell’isola.

Difficile, in questa situazione, affrontare i problemi che ne derivano, come la tenuta della comunità dal punto di vista sociale e la perdita della qualità dei servizi e della loro presenza legata alla ridotta capacità finanziaria delle amministrazioni locali.

Tanto più che le scelte politiche, alcune volte, sono imbrigliate nei vincoli sull’utilizzo dell’avanzo di amministrazione, impedendo di fatto alle amministrazioni locali di risolvere i problemi.

Detto, però, tutto questo, le famiglie e le comunità di questi territori, non possono essere lasciate da sole ad affrontare i problemi che si presentano. Il diritto allo studio di questi bambini non può essere trascurato o dimenticato, merita un’ attenzione particolare e soprattutto un impegno prioritario perché sono bambini certamente più svantaggiati di altri.

Se il trasporto scolastico è un servizio che concorre a rendere effettivo il diritto allo studio, questo significa che la frequenza scolastica non può essere semplicemente”facilitata” ma deve essere “assicurata”. La stessa legge regionale di attuazione delle funzioni delegate ai Comuni ( n. 31 del 1984 ) in conformità a quanto previsto dalla Costituzione italiana ( art. 3 e 34 Cost.), prevede che debba essere prestata una particolare attenzione ai soggetti che si trovano in particolari situazioni soggettive ovvero in oggettive condizioni di disagio economico.

In questi casi, il problema è cosa fare nell’immediato, in attesa che producano effetti le politiche di contrasto allo spopolamento che lo Stato e la Regione Sardegna stanno mettendo in campo con l’approccio “bottom up” attraverso lo strumento della Programmazione Territoriale.

Certamente è importante tenere alta l’attenzione su queste problematiche e non far passare il messaggio che si possa cancellare un servizio primario e fondamentale come quello dello scuolabus.

Questi sono i motivi che hanno spinto la Comunità di Laconi a reagire, contestando le scelte adottate con una serie di iniziative (incontri pubblici, assemblee, petizione popolare con la raccolta di 539 firme) finalizzate a sensibilizzare tutti i soggetti istituzionali coinvolti e a dire chiaramente che non si vuole soccombere a causa di politiche urbano-centriche dettate da freddi calcoli ragioneristici

Ora il “caso delle Borgate di Laconi“ è anche approdato in Consiglio regionale, dove è stata presentata una interrogazione al Presidente Pigliaru e all’Assessora Firinu, con la quale si chiede proprio di valutare se l’assenza del servizio essenziale quale quello del trasporto scolastico degli studenti non rischi seriamente di compromettere e vanificare gli stessi sforzi della Giunta Regionale che attraverso i bandi “ Tutti a iscol@” 2016/ 2017 (risorse pari a 20 milioni e 125 mila euro) vuole proprio contrastare il fenomeno dell’abbandono scolastico , in particolar modo nelle zone interne della Sardegna.

L’appello è che si ascolti la Comunità.

Anche perché quello che ora può sembrare un problema isolato, domani riguarderà tante altre comunità in stato di malessere demografico.

E allora cosa si farà, anche in quel caso si invocherà la carenza di risorse, abbandonando intere piccole comunità al progressivo decadimento culturale e scolastico?

Ecco, noi non ci stiamo.

*Consigliera Comunale di Laconi