Non siamo stupiti, perché la fine era annunciata.

C’erano un sacco di cose note da mesi.

La prima: l’aeroporto di Alghero era tecnicamente fallito e doveva essere privatizzato. Perché? Troppi dipendenti (stessa storia ricorrente in ogni azienda pubblica dell’Isola, con organici gonfiati dalla politica), troppi costi e troppi pochi ricavi.

Ancora meno da quando la Giunta a trazione Pd ha deciso di decretare la morte della base Ryan Air, che dell’aeroporto del Nord Ovest aveva fatto da 15 anni le fortune. “L’Europa non consente di proseguire nel co marketing” – hanno sentenziato il presidente Pigliaru e l’assessore Deiana, ben sostenuti dalle anime forti del partito – incuranti del fatto che nel resto d’Italia la pratica è andata avanti. Prima e dopo la sentenza europea – ancora secretata, manco fosse il quinto segreto di Fatima – che pure sembra aver stabilito che gli aeroporti e le Regioni non sono comunque punibili.

La seconda: tutti dicevano e sapevano, da mesi, che l’aeroporto sarebbe andato a F2i.

Cos’è F2i? E’ una società di investimenti pubblici, un vero asso pigliatutto nel sistema aeroportuale italiano.

E’ un fondo infrastrutturale che fa capo alla pubblica Cassa Depositi e Prestiti, a Intesa Sanpaolo, Unicredit e a un drappello di fondazioni bancarie, tra le quali quella di Sardegna.

F2i Aeroporti ha in pancia il 70% di Gesac (scalo di Napoli), il 54,5% di Sagat (scalo di Torino) e il 35,7% di Sea (aeroporti milanesi di Linate e Malpensa).

Tra i suoi consiglieri di amministrazione figura Antonello Cabras, ex presidente della Regione, ex senatore, oggi presidente della Fondazione di Sardegna e leader della più rappresentativa corrente del Pd sardo. Il partito che da due anni e mezzo governa la Sardegna, compresa la politica dei trasporti.

Auguri ad Alghero, a F2i e a tutti noi.