Tic Tac, tic tac. Inesorabile l’orologio nella pancia del coccodrillo scandisce il trascorrere del tempo che rimane al capitan Uncino.

Tic tac, tic tac, l’orologio nella pancia dei sardi scandisce un tempo che, però, non fa paura a nessuno.

La cattura del tonno rosso, che popola i mari sardi, è vietata agli stessi pescatori isolani per una accordo del Ministero con le marinerie.

Esistono 42 licenze di pesca, appartenenti alle marinerie di Sicilia e Campania, una soltanto alla Sardegna.

Situazione paradossale? Certamente, più paradossale la posizione dell’assessore Falchi che, dicendo di essere perfettamente a conoscenza del problema, invoca un non ben precisato intervento del Ministero per dirimere la questione.

Che i pescatori sardi fossero già andati a Roma per chiedere l’intervento del Ministro e dello stesso Renzi, forse le era sfuggito.

Così come, sempre forse, le è sfuggito il compito stesso suo e di questa giunta, il compito di un Governatore che, al tavolo di Cop22, delle isole del Mediterraneo, Grecia in testa, affermava che esiste una scommessa per il riconoscimento di un “diritto di cittadinanza che promette alle nostre popolazioni una migliore prospettiva di benessere, ci rinforza nel dialogo internazionale come ambasciatori tra l’Europa e la sponda sud del mediterraneo”.

Insieme a queste bellissime parole di stampo programmatorio resta, però, l’assoluta mancanza di peso della nostra regione (ma lo scriverei anche e soprattutto maiuscolo) ad attivare le stesse prospettive a livello progettuale ed economico non solo con l’Europa, ma con il nostro stesso Governo che (ma forse ricordo male) ha firmato tutta una serie di “patti” riproponendoli a distanza di qualche mese (sempre gli stessi,naturalmente), che promettevano una serie di vantaggi al territorio.

Ricordo anche, ma anche qui la memoria potrebbe tradirmi, che circa due anni fa era stato sbandierato un accordo importante che aveva definito l’abbandono della famosa vertenza entrate, stabilendo la deroga al patto di stabilità per tutti gli Enti locali della Sardegna.

Che poi questa promessa venisse aggirata dalla famosa norma della contribuzione obbligatoria per gli stessi Enti locali per far fronte al debito pubblico trasformato nel coccodrillo di Peter Pan che si mangia pure le sveglie per la fame, beh, anche questo fa parte del nostro orgoglio di essere “sponda” per promuovere pace e benessere (…a chi?).

La vicenda delle marinerie gestite a livello lobbistico la dice lunga sul peso che la nostra Regione può avere nelle questioni di sostanza, visto che nelle questioni di forma abbiamo già preso i nostri bellissimi schiaffi.

Una Regione che, pur avendo un peso importante (a livello di forma) nel comitato delle Regioni, in tutti i tavoli in cui si discute di insularità, con importanti “ponti” con l’UE (finalmente abbiamo un paio di eletti sardi!!!), una Regione che continua imperterrita con i suoi “dobbiamo avere, dobbiamo rivendicare, dobbiamo incidere” ma che,di fatto, non riesce ad ottenere, non rivendica se non a danno avvenuto (e quindi tardivamente), non incide a nessun livello ma, anzi, promuove una modifica della Costituzione che permetterà al Governo una ancora maggiore ingerenza su questioni importanti, quali l’ambiente e l’energia, beh, questa Regione (minuscola e maiuscola) dovrà tenersi la fame.

E il Tic Tac continuerà a non far paura a nessuno.

*ex presidente della Provincia di Sassari