Quasi 300 sindaci in Consiglio regionale, tutti con la fascia tricolore. Una manifestazione pacifica, la più grande degli ultimi anni con protagonisti gli amministratori locali.

Chiedevano alla Regione più spazi finanziari, un impegno concreto a superare lo scoglio del bilancio armonizzato, che ingessa la loro capacità di spesa.

Hanno ottenuto impegni precisi dal vicepresidente Paci – che ha ammesso i ritardi della Regione – e da alcuni capigruppo consiliari.

Ma il barometro non volge al bello. Per Daniela Falconi, sindaca di Fonni, “nel migliore dei mondi possibili mi aspettavo che la Regione oggi prendesse sulle spalle i comuni e trasferisse insieme la protesta a Roma. Il mio comune ha 1.400.000 di soldi suoi fermi a produrre interessi attivi per le “passività” dello stato, i miei paesani non possono beneficiarne. Ma il migliore dei mondi possibili non esiste. Torno a casa sapendo che non mi aspettavo niente di più di quello che c’è stato, ma felice per questa grande unione tra Comuni e Comunità che speriamo continui con la determinazione di oggi”.

Per un altro sindaco del Nuorese – Gigi Littarru, di Desulo – “è stata una bella manifestazione spontanea di sindaci liberi, purtroppo delusi dalla politica e dai suoi rappresentanti. La Regione deve farsi carico del nostro malessere e rinunciare lei a qualche spazio finanziario. Purtroppo temo non capiscano o facciano finta di non capire che così si arriverà al tracollo”

Emiliano Deiana, primo cittadino di Bortigiadas, candidato alla presidenza dell’Anci regionale, dice che “stamattina c’è stata la rappresentazione plastica dell’incomunicabilità anche linguistica oltre che politica fra due mondi: uno reale e uno ovattato. Quello reale è fatto di miseria, disoccupazione e incertezza; quello ovattato è fatto di numeri, vincoli e stabilità instabili. I sindaci vogliono rappresentare il mondo reale e dargli speranza e futuro”.

Polemico Francesco Mura, sindaco di Nughedu Santa Vittoria: “Pigliaru assente davanti a 300 sindaci in grossa difficoltà. Paci burocrate, per quelle dichiarazioni sarebbero bastati i funzionari. Noi continueremo ad avere il rispetto delle nostre genti perché con loro ci viviamo tutti i giorni, lui chissà se troverà modo di guadagnarsene almeno un poco”.

Marcella Chirra, sindaca di Lei, ha visto deluse le sue aspettative: “Tante parole e nessun impegno concreto, purtroppo non abbiamo portato a casa nessun risultato”. Ancora più netta Laila Dearca, la sua collega di Teti: “Credo che non ci siano più i presupposti per poter amministrare senza strumenti e senza risorse. Oramai il mio mandato è in scadenza altrimenti avrei restituito la fascia: così dovremmo fare tutti per lanciare un segnale forte e chiaro a chi sta martoriando i comuni e li sta costringendo ad una inefficienza cronica”.

Antoni Flore Motzo, sindaco di Scano: “I nostri paesi sono il fondamento della nazionalità sarda, poiché custodiscono l’universo dell’identità. Sostenere le comunità significa mettere i comuni, enti esponenziali del territorio, in condizioni di operare per il bene della nostra gente. Svincolare l’avanzo di amministrazione, in questo senso, rappresenta una scelta strategica ed indispensabile per il futuro di tutto il nostro Popolo”.

Ma c’è anche chi non ha manifestato, come Maurizio Onnis, sindaco di Villanovaforru: “Basta andare in giro con il cappello in mano. Pensiamo intanto a spendere bene i soldi che abbiamo, non sono pochi e vanno gestiti oculatamente. Meno dipendiamo dal centro, meglio è”.