Questo intervento è stato pubblicato come commento sul nostro blog.

Lo riproponiamo come post, perché è capace di sollevare una questione che merita di essere dibattuta

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Una nazione e una regione che non pianifica non ha modello economico e vive alla giornata o meglio dire al canto delle mosche che da ancora più senso al dramma in cui viviamo.

Col CAF è iniziata l’opera di demolizione dell’industria italiana, proseguita poi alla grande con tutti i governi di ogni colore; durante la gestione di certo De Michelis, l’Italia è uscita dal settore farmaceutico, da quello metallurgico, da quello elettronico (ricordo che il magnetofono è invenzione italiana, per no dire dei pc Olivetti), abbiamo dato in cambio di pochi spiccioli le nostre industrie alimentari, ormai italiane solo per la pubblicità, visto che sono solo marchi e nient’altro, fortemente ridimensionato le industrie siderurgiche e chimiche nonostante avessimo il brevetto del polipropilene di Natta e poi….. ancora tutto il resto che ora mi sfugge.

Si è beatificata con la Milano da bere l’alta moda simbolo dell’immagine nel mondo del nostro paese e poi vai a guardare i grandi marchi producono tutti in paesi orientali e quelli che non sono grandi marchi in Bangladesh, sfruttando manodopera minorile presa per fame con impianti obsoleti ce forse nemmeno qualche serio rottamaio avrebbe preso.

Il tutto mentre l’agricoltura di cui tutti si riempiono, è alla fame più completa con strani crolli di prezzi che almeno nel caso del latte di pecora sardo avvengono sempre quando aumenta il costo del petrolio e quello d’energia, tanto che personalmente sospetto uno scarico sul latte della disefficienza energetica nella produzione di formaggio.

Questa è l’Italia che ci ritroviamo con una classe dirigente che da 30 anni sta portando il paese verso un modello simile a quello della Grecia che tutte è meno, o meglio è mai stato, che un volano per una distribuzione di reddito di alto livello.