Ancora qualche ora e l’attesa sarà finita. Dopo mesi di campagna elettorale aspra, “sporca” e mediatica, gli Stati Uniti scelgono la loro nuova guida per il prossimo quadriennio.

Dopo le dirette da New York, Boston, Philadelphia, New London e Washington, eccoci qua a fornirvi qualche piccola “istruzione” per l’uso prima della diretta Facebook e Twitter di stanotte, sul canale AnthonyMuroni.it.

Quanti voti servono per vincere le Presidenziali

Il sistema elettorale americano è un sistema indiretto, in cui il Presidente viene eletto attraverso un sistema collegiale che assegna a ogni Stato un numero di “grandi elettori”.

Tradotto in termini pratici, in ogni Stato il candidato che raggiunge il maggior numero di voti si prende i delegati, o “grandi elettori”, che rappresentano quello Stato.

Il numero dei delegati per ogni Stato è determinato in base alla popolazione, e può variare dai 55 della California ai 3 del Wyoming, dell’Alaska o del Sud Dakota, con la conseguente differenza di rilevanza che i diversi Stati vanno a ricoprire al fine della vittoria.

Nel loro totale, i delegati sono 538 e per vincere il candidato ne deve ottenere almeno 270.

In tutti gli Stati, eccetto il Maine e il Nebraska, vige un sistema chiamato Winnertakesall, in cui anche un solo voto determina la vittoria di un candidato o dell’altro, a cui va la totalità dei delegati.

Questo significa che per vincere, il candidato non necessariamente deve ottenere il maggior numero di voti complessivi, ma il maggior numero di delegati.

Noto in questo senso è il caso del 2000, quando George W. Bush sconfisse il rivale democratico Al Gore pur avendo ottenuto mezzo milione di voti in meno.

L’importanza degli Swing States

In questo contesto, ricoprono un ruolo fondamentale gli Swing States, ovvero gli Stati che non sono nettamente democratici o repubblicani, ma in cui entrambi i partiti hanno la possibilità di vincere.

Dato infatti che alcuni stati – quali Texas, Arizona e Utah per i Repubblicani, California, Washington, New York e Maine per i Democratici – hanno storicamente un preciso schieramento politico, gli Swing States vanno a rivestire un ruolo fondamentale e sono anche gli Stati in cui i candidati investono maggiormente durante la campagna elettorale.

Per quanto riguarda invece gli Swing States, che saranno anche gli stati da tenere d’occhio con particolare attenzione la notte delle elezioni sono in primis Colorado, Florida, Iowa, seguiti da Michigan, Nevada, New Hampshire, North Carolina, Ohio, Pennsylvania, Virginia, e Wisconsin.

Voto anticipato 

Un terzo degli elettori aveva già votato ancor prima dell’appuntamento di oggi. Negli Stati Uniti è infatti possibile, e anche comune, votare da 45 a 4 giorni prima dell’Election Day – con lo scopo di facilitare sia agli Stati la gestione del voto sia il voto agli elettori.

I voti anticipati verranno scrutinati insieme agli altri l’8 novembre. Fino a quella data, questa tecnica viene considerata un modo per misurare l’entusiasmo che gravita attorno alle elezioni, e quindi la probabile affluenza.

Per adesso hanno votato almeno 37 milioni di persone e da queste, che sembrano in maggioranza democratiche, sembra emergere il fatto che Hillary fatichi a conquistare neri e ispanici.

Informazioni utili per seguire le Presidenziali

Il risultato delle elezioni sarà chiaro verso le 5 di mattino, orario italiano, del 9 novembre.

Una volta che questo avverrà, entrambi i candidati terranno un discorso, il vincitore per dichiarare la vittoria, lo sconfitto per ammettere la sconfitta.

I risultati verranno ufficializzati in Senato il 6 gennaio 2017, mentre il presidente eletto si insedierà alla casa bianca e prenderà di fatto il posto di Barack Obama alle 18:00 ore italiane del 20 gennaio, quando si terrà l’Inauguration Day.

Dal 1965 il candidato che ha vinto in Ohio è sempre diventato presidente degli Stati Uniti.

(leggi anche su http://www.fanpage.it/presidenziali-usa-2016-grandi-elettori-voto-anticipato-e-swing-states-la-guida/)