Negli Stati Uniti si dice che occorre osservare quel che accade in California,

Perché questo, poi, entro pochi mesi accadrà nel resto degli Stati Uniti, ed entro un anno o due in tutto il mondo occidentale.

Eppure le rapine alle diligenze, in nel vecchio West, sono roba della seconda parte dell’800. In Italia – e in Sardegna in particolare – gli assalti ai portavalori resistono anche a un secolo e mezzo di distanza.

Nonostante il fatto che la metà di queste aggressioni, spesso armi in pugno e supportate da esplosivi, vengano oramai sventate. O dai sistemi di sicurezza (banconote macchiate in maniera indelebile, dispositivi di apertura a tempo, blindatura) o dal pronto intervento di guardie giurate e forze dell’ordine.

Perché questo accade? Secondo gli esperti di criminologia è un fenomeno spiegabile coi numeri: gli assalti che riescono fruttano bottini milionari. E in questo momento nessun’altra attività criminale violenta è in grado di assicurare una così alta remunerazione.

Altri numeri. Le rapine ai trasportatori di valori bancari hanno iniziato a crescere nel periodo 1985-1991, poi si sono ridotte del 10 per cento nel 1992-1999, del 21 per cento nel 2000-2003, addirittura del 62 per cento nel 2004-2006. E rimangono stabili fino al 2012, ultimo anno di cui sono disponibili le statistiche.

Una discrepanza evidente rispetto al conteggio fatto da chi guida quei portavalori e alle cronache dei quotidiani locali, che raccontano invece di un fenomeno purtroppo ancora molto diffuso.

Il calo registrato nelle statistiche del Viminale si spiega con la diminuzione generale delle rapine dal 1991 ad oggi (anche se i dati più recenti documentano, nel 2013, un’inversione di tendenza con un più 15 per cento rispetto all’anno precedente) e, più semplicemente, con un difetto di rilevazione.

Spesso infatti l’assalto ai portavalori finisce nella più generica categoria di “rapine a mano armata”.

Analizzando i dati a disposizione, viene fuori la “fenomenologia” della rapina ai portavalori. Si fanno soprattutto in inverno, tra ottobre e gennaio si verifica il 40 per cento degli assalti. Nel 49 per cento dei casi la rapina fallisce, per la reazione delle guardie giurate o per l’intervento della polizia.

Otto volte su dieci i banditi usano armi, altrimenti esplosivi tipo C4. Il 58 per cento degli assalti, infine, viene portato a mezzi in movimento.

Nel video in alto, ripreso dal sito di Espansione Tv, uno che di rapine se ne intendeva (l’ex bandito Luciano Lutring, soprannominato “Il solista del mitra”, scomparso nel 2013, pochi mesi dopo questa intervista), sosteneva che il fenomeno fosse destinato a non durare.

Ma non conosceva la Sardegna, dove le tradizioni – anche quelle più brutte – sono dure a morire.