La notizia di oggi è che l’assessore all’Urbanistica e agli Enti Locali Cristiano Erriu (una persona seria, lo dico senza ironie, che stimo al di là delle differenze politiche), invece di parlarne a quattr’occhi con lui, di mandargli un WhatsApp o di fargli una telefonata, ha scritto una lettera “riservata” (così la definisce La Nuova) al presidente della Regione Francesco Pigliaru.

A volte, si sa, (come si sa che “carta canta e le parole se le porta il vento”) sono proprio gli atti più “riservati” quelli che trovano più pubblicità. E dunque la lettera – con toni seri, gravi, pensosi – è casualmente (e provvidenzialmente) finita sui tavoli delle redazioni dei due quotidiani sardi, proprio in coincidenza con il programmato inizio del dibattito sulla contestata legge urbanistica.

Cosa dice, la missiva che doveva (doveva?) restare segreta? L’assessore Erriu – cioè colui che ha scritto (o avrebbe scritto) la legge ritiene che non ci siano le condizioni – politiche e di opportunità – affinché l’iter legislativo possa andare a buon fine. Invita, dunque, il suo presidente a riportare in commissione la discussione e ad acquisire l’ora decisivo parere del Consiglio delle autonomie locali. Tutto questo a quattro mesi e mezzo dalla fine della legislatura. Se sappiamo far bene di conto, pur non essendo mai stati delle cime nemmeno in matematica, significa che per questa volta non se ne parla proprio.

Ma sarà proprio così? Lo scopriremo entro poche ore.

E cosa è successo, nell’ultima settimana? Nell’ordine: perché Erriu ha scritto una lettera a Pigliaru? Perché la lettera è finita in mano ai giornali? Perché in quella lettera è contenuto un lungo elenco di criticità fin qui sempre negate dalla Giunta regionale e da chi, in Consiglio, ha insistito per la calendarizzazione della legge?

Nessuno di noi, almeno per ora, può avere risposte precise.

Da idealista, spererei che il ripensamento possa essere stato indotto dalla ferma opposizione che è arrivata dalla società civile, soprattutto dalla Consulta meritoriamente coordinata da Sandro Roggio, capace di tenere sempre viva la mobilitazione. E, di conseguenza, il dibattito. Spererei persino che possa aver inciso il timore per l’annunciata mobilitazione del cartello indipendentista di Autodeterminatzione, che domani inizierà a raccogliere le firme per un originale referendum preventivo.

Ma ho il serio timore che così non sia stato. Del resto, soprattutto per quel che riguarda l’ottimo lavoro della Consulta, questa Giunta – già su altre riforme – ha dimostrato di non tenere troppo in considerazione l’umore diffuso.

Ho paura che non c’entri molto nemmeno la questione legata al mancato parere dei sindaci. Come già sottolineato in un precedente articolo, lo strappo è stato certamente importante. Ma il Cal – inteso come organo collegiale – è stato zitto.

A parlare sono stati dieci coraggiosi primi cittadini, ma il Cal non è pervenuto. Il sindaco di Nuoro Andrea Soddu (che di quell’organismo è presidente), che pure mi ha fatto sapere (con grande educazione e cortesia, che gli sono propri) di non condividere la mia visione a proposito del suo silenzio di questi giorni sulla vicenda, dirà forse ora qualcosa di impegnativo.

Ma io non posso smettere di chiedermi perché, prima, si fa mancare (magari con un giro di provvidenziali telefonate) il numero legale nella riunione del Consiglio autonomie locali del 31 agosto (disertata anzitutto dai primi cittadini di Cagliari e Sassari) e poi ci si rende conto che senza quel parere viene difficile andare avanti. Ci dev’essere qualcosa che mi sfugge.

Certo, i numeri (e, in politica, anche le dimensioni) contano. Se è vero che il PdS è indisponibile a votare la legge con quell’impianto (ma siamo sicuri che si assumerebbe, con tutti i suoi 5 consiglieri, la responsabilità di una fine anticipata della legislatura?) e che il centrodestra si troverebbe in imbarazzo ad approvare un combinato disposto di regole che non sono comunque troppo distanti dalla sua visione, resta da capire se si tratta di una mera sospensione di pochi giorni o di un vero e proprio ritiro – alla chetichella, senza dirlo esplicitamente – di una delle riforme più contestate dell’intera legislatura.

Nel dubbio, teniamo la guardia alta, come da antico insegnamento della storia classica.