La prima impressione che ho ricavato dalla mattinata nella sala congressi della Fiera di Cagliari – da uomo di comunicazione – è che si sia trattato di una manifestazione in grado di sorprendermi. In senso positivo.

Massima attenzione ai dettagli, video che scorrevano sugli schermi, i colori giusti, una scaletta “agile”. E sala rigorosamente piena, mi dicono ci fossero 1500 persone. Che in un sabato mattina ancora lontano dalle elezioni, in tempo di antipolitica, è cosa sorprendente.

Non c’erano bandiere di Forza Italia. Mi dicono ci fossero uomini e donne della piccola impresa, qualche sindacalista. E il mio amico Matteo Murgia, a sua volta impegnato nella costruzione di un progetto politico alternativo a quelli in campo, profondo conoscitore della realtà cagliaritana, mi ha fatto notare la presenza di molti esponenti dell’associazionismo cattolico.

Stefano Tunis, 46 anni, ex direttore dell’Agenzia regionale del lavoro, consigliere eletto nel 2014 tra le file di Forza Italia a una incollatura dalla più votata Alessandra Zedda, ha fatto il passo in avanti che i suoi amici dell’associazione Sardegna 2020 si aspettavano: ha praticamente ufficializzato la presenza di una lista autonoma del sodalizio all’interno della coalizione di centrodestra, ribadendo la disponibilità a essere l’uomo che mette tutti d’accordo addirittura per la candidatura alla Presidenza. Precisando, con la prudenza tipica di chi in tenera età ha masticato più di un pane uscito dal forno democristiano, che la sua disponibilità “è intesa nei limiti di una richiesta che arrivasse da Forza Italia”.

Per il  momento, non sembra aria. Anzitutto all’interno degli azzurri (dove Cicu, Pittalis e Cappellacci giocheranno ancora le loro carte) e della coalizione, visto che in pole position (ancora di più dopo il vertice dei giorni scorsi a Palazzo Grazioli) pare esserci l’accoppiata Lega-Psd’Az, che potrebbe affidarsi a Christian Solinas.

Lo stesso senatore era nella prima fila a sinistra del palco, accanto ai consiglieri regionali azzurri Antonello Peru e Oscar Cherchi. Quella centrale era invece riservata alla squadra di Tunis: dal capitano Emilio Floris al giovane consigliere comunale Stefano Schirru, a sua volta in rampa di lancio verso le Regionali. Confusi tra il pubblico l’ex senatore Piergiorgio Massidda e i riformatori Pierpaolo Vargiu e Michele Cossa. Assenti i vertici di Forza Italia e Fratelli d’Italia, impegnati in manifestazioni sul suolo italico.

La conversazione in cui Tunis ha impegnato il suo uditorio ha seguito i tempi segnati dal conduttore televisivo Alessandro Cecchi Paone, che del padrone di casa si è dichiarato amico. Una lunga dissertazione sui temi del lavoro, indicato come prima emergenza politica di questo tempo, con orizzonti non solo locali ma anche continentali (intesi come tema europeo) e internazionali.

Dal welfare aziendale alla produzione di valore aggiunto, dall’innovazione alla creazione di nuovi servizi, Tunis ha giocato nel campo professionale e politico che più gli è congeniale, lanciando alcune parole d’ordine che – se ho ben capito – saranno al centro della sua campagna elettorale. Da frontman di Sardegna 2020 o, addirittura, dell’intero centrodestra.

La mossa è parsa ben congegnata ed è certo che non potrà passare inosservata, nel campo di riferimento.

Per capire quale possibilità abbia di produrre i risultati attesi ci sono però da attendere le prossime mosse del tavolo della coalizione.

Per ora Sardegna 2020 ha segnato un punto. Ma basterà per soddisfare le attese del suo promotore e per rilanciare un centrodestra che, ai miei occhi, è ancora ben lontano dall’insidiare il ruolo di favorito al Movimento Cinque Stelle?