Presidente Cossiga, mi concede un attimo? 

Ancora lei? Guardi, lo sa, mi pare. Il salotto di via Ennio Quirino Visconti è chiuso da nove anni. Pure per lei.

Lo sa che non l’avrei mai disturbata. Ma non le pare che la situazione meriti un qualche suo commento? 

Parla di quel sempliciotto di un gentiluomo siciliano e di questi quattro bravi ragazzi che si sono fatti infinocchiare dalla banda di vili affaristi che hanno svenduto l’Italia?

Presidente, non cominciamo. Lei non può più essere denunciato, ma qua rischio di passarci io.

E perché mai? Guardi, io gliel’ho detto già nel 2008. L’Italia è un Paese a sovranità limitata. E lo dissi per tempo anche a Giuliano Amato nel 1993, quando si apprestava a lasciare spazio a Ciampi a Palazzo Chigi. Quel poveraccio di Amato, mio amico, faceva finta di non capire che il suo insistere nel voler rimanere alla testa del Paese aggravava tutti i problemi. I problemi che voi scontate oggi, 25 anni dopo le mie dimissioni, risalgono tutti a quel periodo. Agli errori che vennero fatti allora. Da tutti.

Non torniamo troppo indietro, stiamo all’oggi. Cosa pensa di Mattarella, del fallimento del governo gialloverde, della bocciatura del suo amico Savona?

Guardi, Mattarella è sempre stato un bravo ragazzo. Ci ho litigato solo una volta, nel 1998, quando il Ppi lo mandava in avanscoperta contro la mia Udr. Gli mandai a dire che le sue dichiarazioni creavano confusione o, anzi, erano forse esse stesse frutto di confusione…

Ma lei lo riconosce, in quel rifiuto a Savona?

Chi?

Il presidente Mattarella.

Ma lei l’ha mai visto in faccia, Mattarella? Lei crede davvero che quel vecchio gentiluomo siciliano, a cui va riconosciuto di aver sempre allontanato da sé la tentazione di fare di mestiere “il parente della vittima”, non avrebbe mai preso una decisione del genere senza essere stato sollecitato.

E da chi?

Ma, benedetto ragazzo. Lei sa bene che sulla questione Euro c’è gente, fuori dal Quirinale, che ha voce in capitolo più del povero Mattarella.

Allude ad alcune cancellerie straniere?

Ma cosa vuole che gliene freghi ad Angela Merkel ed Emanuel Macron di quei bravi ragazzotti di Salvini e Di Maio? Sono italianissimi, gli astiosi suggeritori.

Sbaglio o lei ci mette qualche suo antico nemico?

Vuole che un vile affarista, il liquidatore dell’industria pubblica italiana, uno che è stato socio della Goldman Sachs, la più potente banca speculativa del mondo, e che ha partecipato alla svendita dell’Italia con l’incontro del Britannia, non si sia legato al dito il fatto che un servitore dello Stato come Paolo Savona ne abbia sempre criticato, anzi denunciato, le spregiudicate e bislacche manovre?

Secondo lei Mattarella ha mai davvero rischiato l’impeachment?

Ma non diciamo fesserie, guardi che la messa in stato d’accusa davanti alle Camere è una cosa seria. Contro di me la mossero – nel 1980 – gente del valore di Berlinguer e Pecchioli. E nel 1993 il mio accusatore era Violante. Ora, questo bravo giovane napoletano, è un bravo guaglione. Ma, per favore, non mischiamo le cose.

Però deve ammettere che sul Movimento Cinque Stelle si era sbagliato. 

Guardi, io di Grillo non ho mai parlato, nemmeno quando mi attaccava nel 1992. E non ho replicato nemmeno quando nel 2008 voleva cacciarmi dal Parlamento, per il solo motivo che invitai il ministro degli Interni Maroni a far dare qualche colpo di manganello ai facinorosi che manifestavano in maniera violenta. Per il resto, cosa vuole che le dica? Grillo e i grillini sono il prodotto dei disastri di Berlusconi, Prodi e Renzi. Delle loro politiche tutte incentrate sullo strabismo verso Bruxelles. Se nessuno fa gli interessi degli italiani, gli italiani cambiano interlocutore. Successe già nel 1992.

Dunque lo stesso discorso si può fare per Salvini e la Lega? 

Non direi. Mi pare che Salvini abbia il grande merito di aver dato un volto e una casa ai sovranisti italiani. Guardi, il sovranismo sarà presto la più grande famiglia politica europea. Non è quella in cui mi riconosco io, che sono cattolico e democratico. Però le svelo una cosa: oggi in Italia quelli come me sono senza famiglia.

E di Paolo Savona cosa mi dice?

Guardi, se mi avesse chiesto consiglio, io avrei cercato di distoglierlo. Sapevo esattamente che sarebbe finita così. Anzi, guardi, ancora non è finita. Lei vedrà che Mattarella, che resta un vecchio democristiano di sinistra, non si arrenderà facilmente. Non può contare né su Renzi, né su Berlusconi, che sono come due vagli a trionfo quando si gioca a mariglia. La chiave può essere proprio Di Maio: è come una sostanza liquida, mi ricorda un mix fra Gava e Cirino Pomicino, capace di dire tutto e il contrario di tutto – in maniera argomentata – nel corso della stessa giornata. Del resto, come si può passare, in ventiquattr’ore, dall’accusa di impeachment alla visita cordiale all’ora del the al Quirinale?

Come finirà? 

Finirà come va bene a Mattarella e agli amici che lo consigliano. Gli italiani possono aspettare. Del resto, lo fanno da trent’anni. O no?

(Il presidente Francesco Cossiga è morto il 17 agosto 2010. Immodestamente io, che sono stato uno dei suoi indegni biografi, credo che oggi avrebbe risposto pressappoco così)