Stefano Tunis, 46 anni, consigliere regionale di Forza Italia, ex direttore dell’Agenzia sarda del lavoro.
Anche con lui parliamo di politica italiana e sarda.
A quasi due mesi dalle elezioni l’Italia non ha ancora un governo.
Come già accadde nel 2013, la presenza di tre poli rende necessario pensare a coalizioni tra diversi. È compito della politica trovare soluzioni che siano efficaci per il buongoverno.
La via d’uscita può essere rappresentata dal tentativo Movimento 5 Stelle-Pd?
Se guardiamo all’esito del 4 marzo e alla tendenza che paiono confermare le Regionali in Molise e Friuli, direi di no. Il centrodestra è nettamente la prima coalizione e ha il diritto-dovere di governare, unita. Se non ci fossero stati poco sensati veti la questione si sarebbe già risolta, nell’interesse di tutti.
Ma in tutto questo la Sardegna resta spettatrice. Che senso ha avuto continuare a votare per i partiti italiani?
Se mi consente, io ribalto la domanda. Che senso avrebbe avuto non farlo? La questione non è far parte o meno di grandi partiti italiani, ma esercitare il proprio ruolo di parlamentare, ma anche di presidente di Regione o consigliere regionale, con la giusta autonomia e nell’interesse dei cittadini sardi. Il centrodestra ha espresso deputati e senatori di valore ed esperienza, che sapranno lavorare per il bene dell’Isola.
Quali sono le priorità della Sardegna, in questo 2018.
La grande emergenza si chiama lavoro. Buono, di qualità, giustamente pagato, garantito, produttivo. Di conseguenza, più reddito per famiglie e imprese. Per l’intero sistema-Sardegna. Dobbiamo lavorare per trovare soluzioni che ci consentano di armonizzare la leva fiscale con le mille diverse esigenze dei soggetti economici e sociali che operano nel quest’Isola. Ma avremo occasione di parlarne meglio.
Il centrodestra sardo è preoccupato dal fatto che il Movimento Cinque Stelle, dopo il risultato del 4 marzo, pare essere il grande favorito delle elezioni di febbraio 2019?
Credo che le elezioni regionali, come è dimostrato da quanto è accaduto in diverse realtà italiane negli ultimi cinque anni, siano un’altra cosa. Detto questo, nessuno – certamente neppure noi – può illudersi di avere già vinto. Servirà costruire un’alleanza ampia, con in prima fila una schiera di quarantenni. Programmi aggiornati, coalizione nuova, stile e metodi moderni. Solo così si vince e si governa poi bene.
C’è chi lavora a una coalizione che scomponga gli attuali poli di centrodestra o centrosinistra.
Ne sento parlare, ma mi pare si tratti più di una questione tattica che non di qualcosa che abbia una reale possibilità non dico di successo, ma anche di trovare concretezza. Io credo che alla fine i poli potranno essere quattro: il nostro, rivisto e modernizzato, quello di centrosinistra, il Movimento Cinque Stelle e gli indipendentisti.
Si parla, nel vostro campo, di una nuova centralità di Lega-Psdaz, anche a livello sardo.
Alle Politiche la Lega, rinforzata dai sardisti, ha ottenuto un grosso successo anche in Sardegna. Mi pare legittimo che queste due realtà vogliano confermare il risultato, e il loro peso specifico, anche alle Regionali. Credo che molto presto si inizierà costruttivamente a discutere del come.
La battaglia per inserire l’Insularità in Costituzione è davvero necessaria?
Male credo che non faccia. Esistono molti fronti di confronto aperti e non risolti tra la Regione autonoma e lo Stato. Quello dei trasporti e della libera circolazione, così come quello dell’autonomia energetica, credo siano questioni che non possono più essere rinviate. Vanno affrontate e risolte definitivamente, dotandoci degli strumenti giusti.
Cosa pensa dell’accelerazione di Pigliaru sulla legge urbanistica?
Io parlerei dei quattro anni di ritardo. Credo che il centrosinistra intero, anche su questa materia, sconti il proprio approccio ideologico e la propria incapacità di fare i conti con la propria storia recente. Stiamo ancora scontando le riforme inespresse e, appunto, ideologiche e dannose di Soru, su questa materia.
Cosa farà Tunis, nel 2019?
Cercherà di continuare a rappresentare con efficacia i propri elettori e tutti i cittadini sardi. Io e altri vogliamo dare un senso al nostro impegno in politica, contribuendo a rendere la nostra una terra di opportunità e non più di disagio.
«A. Muroni: Che senso ha avuto continuare a votare per i partiti italiani?
S. Tunis: Se mi consente, io ribalto la domanda. Che senso avrebbe avuto non farlo? La questione non è far parte o meno di grandi partiti italiani, ma esercitare il proprio ruolo di parlamentare, ma anche di presidente di Regione o consigliere regionale, con la giusta autonomia e nell’interesse dei cittadini sardi.»
Ma, o Stefano Tunis, de ogus ndi portais po biri cantu est autonomia e cantu est giusta sa ‘nosta’? E de cusciéntzia po dhoi insisti ndi portais?
O seis nàscius custu mengianedhu a chitzi o no iscieis o no bieis e no cumprendeis nudha de ita disastru e dannu at fatu e fait a is Sardus in manera sempri prus grai sa dipendhéntzia chi s’at iscallau fintzes su ciorbedhu?
Si s’istadu/Guvernu italianu – e tanti poi fai calincunu esémpiu – si aguantat prus de 4 milliardus de éurus (e dhus ispendit issu!) de su dinai chi est pinnighendi annu cun annu in Sardigna, ti parit chi est unu bellu rimédiu a is disastrus chi sunfreus is Sardus disocupaus, emigrendi, pichendi po debbadas, pagaus a elemúsina po no fai nudha, isperendi e abetendi chentza fini, in d-una Sardigna chi parit un’ispidali de guerra? No dha bieis sa Sardigna serrendi e is Sardus isperdendisí giai totu? A biri is centinajas de bidhas mannas e bidhixedhas desertificadas no passais mai?
O bosi fait torracontu personali mannu a pasci aintru de is gàbbias de is partidus italianus e de sa gàbbia manna Itàlia po no cumprendi su sensu de unu cambiamentu assolutamenti urgenti e mannu comenti no eus fatu mai? O si seis fossilizaus in sa sola prospetiva de sa dipendhéntzia a tutti i costi (de chini nci morit isperendi in debbadas) po pentzai chi tenit sensu a sighiri a votai is partidus italianus?
E iat a èssi custu su sensu de sa libbertadi e responsabbilidadi personali e colletiva de is políticus sardus?