Quando una straripante maggioranza di sardi delega i propri affanni ai partiti del continente.

Quando la stessa maggioranza dimentica di lottare perché a scuola si raccontino le nostre vicende.

Quando troppi accettano senza fiatare il carnevale perenne delle provvidenze elargite dallo Stato.

Quando la convinzione che “le cose vanno così” diventa inscalfibile e si accompagna al consolatorio “però noi abbiamo la qualità della vita”.

Quando lo Stato può permettersi con potere assoluto di definire l’isola pattumiera chimica.

Quando accade tutto ciò si compie la non-storia.

Ignari di se stessi, ostili alla propria nascita, i sardi si abbandonano al vuoto. Lasciano che siano altri a spiegare chi sono e cosa vogliono.

Diventano oggetto di sfruttamento, stereotipo culturale, nel migliore dei casi affettuosa nostalgia da parte dei vacanzieri d’oltremare.

Servirà molto più di una protesta anti nucleare per rientrare nella storia, perché possiamo guardarci in faccia l’un l’altro riconoscendoci come gente che ha un posto nel mondo.

Eppure niente è perduto. Molti di noi lo sanno. Bisogna lavorare tenacemente, giorno dopo giorno, senza arrendersi mai.

Tutti insieme: la non-storia non contempla vincitori e vinti, contempla solo sconfitti.

Buona settimana nel nome della nostra Autodeterminatzione.