Circa sei mesi fa, quando abbiamo costituito la Associazione culturale e politica Sardos, della quale sono attuale Presidente, avevamo ben chiara quale fosse la strada da intraprendere e nessun dubbio sul fatto che fosse la via migliore, ma potrei dire l’unica, per far uscire la Sardegna dalla palude inquinata nella quale si trova da decenni.

Decidemmo dunque di inserire nello Statuto quella che sarebbe dovuta sempre essere, senza tentennamenti, la bussola della nostra azione:
“perseguire azioni culturali concretizzandole in una più efficace autodeterminazione per consentire al Popolo Sardo di esprimersi senza dipendenza in tutti gli aspetti della vita politica, economica, sociale e culturale… L’Associazione potrà federarsi con altre associazioni ed entità che perseguano e abbiano come missione le medesime finalità”. (Statuto Sardos)

Occorreva dunque aprire da subito un dialogo con tutti coloro, cittadini, movimenti e anche partiti, che potessero riconoscersi e trovare un comune denominatore nel valore più alto: l’interesse collettivo della Sardegna.

In questi mesi abbiamo davvero parlato con tutti, prediligendo le persone più che gli apparati, abbiamo organizzato incontri su incontri, durante i quali chiunque aveva la opportunità di esprimere pubblicamente la propria visione della Sardegna, sempre con lo sguardo a come cambiare le tragiche prospettive, preconfezionate, verso le quali ci conducono i principali partiti italiani.

Oltre 3.000 persone hanno condiviso un evento organizzato da Sardos, il concerto Mama Sardigna, al quale, per la prima volta tutti insieme, hanno partecipato gratuitamente i principali artisti e cantanti sardi e tutte le associazioni ambientaliste e di volontariato.

Tutti uniti per difendere la nostra terra dalla devastazione, dall’inquinamento e dal continuo saccheggio delle sue risorse, al quale gli scellerati governi regionali degli ultimi decenni, con una finta alternanza destra-sinistra, non hanno mai saputo o voluto opporsi.

Tutti questi incontri sono avvenuti senza mai alcuna posizione preconcetta e senza mai fare gli esami del sangue ai nostri interlocutori, al loro passato, ad eventuali precedenti posizioni ideologiche diverse.

La parola d’ordine è stata quella di accettare un confronto sempre aperto e sempre rivolto alle motivazioni che ci avrebbero potuto unire e mai a sterili rivendicazioni del passato.

A margine di questi confronti pubblici sono poi avvenuti gli incontri e le prime discussioni con movimenti più strutturati e radicati di Sardos.

Anche a loro abbiamo sempre chiesto di superare antiche divisioni che, portando ad una continua frammentazione del mondo della autodeterminazione, hanno sempre finito, involontariamente, per giovare ai tradizionali partiti che, dalle rispettive posizioni di (presunta) destra o sinistra, nulla hanno mai fatto per la Sardegna.

Via via è cresciuto l’entusiasmo, abbiamo davvero incontrato persone splendide con le quali far nascere un progetto nuovo; progetto fatto di unità di intenti e di un sogno, da realizzare insieme, di invertire la rotta e creare un futuro, per la Sardegna e in Sardegna, soprattutto per le prossime generazioni.

Ci siamo dati delle regole e dei confini, che definirei costituzionali, all’interno dei quali accogliere chiunque abbia voglia di fornire il proprio piccolo o grande contributo a questo comune desiderio di dare una svolta positiva alla nostra terra.

E’ nato dunque Progetto AutodetermiNatzione, al quale Sardos aderisce in quanto rispecchia appieno i valori della Associazione culturale.

Sono confluite e stanno confluendo in AutodetermiNatzione professionalità ed esperienze provenienti dai più disparati settori della Sardegna, persone alle quali non chiediamo mai cosa abbiano votato finora, se a destra o a sinistra o se facciano parte di quella enorme platea che, disillusa dai partiti tradizionali, ha preferito ultimamente astenersi o votare movimenti che, pur dotati di molto seguito, non riescono ad andare oltre la mera protesta.

Siamo tutti sereni e consapevoli che sia appena iniziata quella che il portavoce del movimento, Anthony Muroni, ha definito una maratona, che non si concluderà certo con le prossime elezioni politiche e nemmeno con le Regionali del 2019.

Il processo che porterà a una sempre maggiore autodeterminazione della Sardegna sarà inevitabilmente lungo e portatore di nuove progettualità che mirino solo ed esclusivamente allo sviluppo e al benessere del territorio.

Non servono polemiche o rivoluzioni urlate ma un sereno e proficuo contributo collettivo.

L’unica rivoluzione che occorre davvero è quella culturale che, passo dopo passo, aiuti ciascuno di noi ad avere maggiore consapevolezza dei propri diritti e doveri, al fine anche di realizzare che non siamo necessariamente obbligati a chiedere, per favore e con il cappello in mano di fronte al potente di turno, l’attuazione e il rispetto di diritti fondamentali dei quali siamo stati invece progressivamente privati.

Nessun uomo della provvidenza, dunque, o un conclave segreto di persone e interessi inenarrabili ma un lavoro di squadra, al quale tutti possono aderire con il sorriso.

Una forza tranquilla.