A un mese dalla vittoria della coalizione indipendentista/autonomista alle elezioni territoriali in Corsica, che ha ottenuto oltre il 56% dei voti, rivolgiamo alcune domande al segretario di Corsica Libera, Eric Simoni sulla situazione politica nell’isola e sulle prospettive politiche future.

Quanto è stato importante il processo di unione che ha portato alla nascita di Pè a Corsica e alla vittoria delle elezioni?

Si tratta appunto di un processo importantissimo, che ci ha permesso di vincere la prima volta nel 2015, di ottenere tre deputati indipendentisti (sul totale di quattro eleggibili in Corsica) alle elezioni legislative francesi del 2017, e di concludere alle le elezioni territoriali di dicembre con la grande vittoria che ci ha attribuito la maggioranza assoluta nell’Assemblea di Corsica. Ma soprattutto, a livello politico, questo processo di unione si basa su un accordo storico tra indipendentisti e autonomisti per difendere insieme il diritto del popolo Corso a decidere sul proprio futuro e a legiferare in casa propria.

C’è chi dice che l’indipendenza non è realista perché i paesi sono tutti indipendenti gli uni dagli altri ma, allo stesso tempo, non impedisce alla Francia di parlare della sua “indipendenza nazionale”, e di far valere il proprio diritto di decidere in maniera sovrana la natura e l’importanza di questi legami, soprattutto economici, che, oggi, non si possono contestare. Perché ciò che è vero per alcuni popoli e non può esserlo per altri? Allora dovremmo dire che i popoli non sono uguali, e che il destino di alcuni sarebbe quello di sottomettersi alla volontà di altri. Questo è inaccettabile.
La ragione e la dignità impongono un trattamento uguale per tutti i popoli che fanno parte dell’Europa. Solo così può crescere un vero sentimento di appartenenza europea che è stato rovinato da una politica folle messa in atto dagli stati centralisti che sono in mano alle lobby della finanza. Ma noi siamo ben coscienti del fatto che questa rivendicazione di indipendenza, in senso moderno e adattato alla realtà del XXI secolo, non potrà che realizzarsi anche in Corsica, e facendo un passo dopo l’altro, calibrando ogni mossa, rafforzando la nostra economia, costruendo una realtà di un paese che nessuna legge straniera potrà più imbrigliare.

L’indipendenza non fa parte dell’accordo di mandato della maggioranza che è al governo, ed è normale che il punto di equilibrio tra autonomisti e indipendentisti non sia… l’indipendenza. Ma il lavoro di Corsica Libera per gli anni a venire continuerà ad essere quello della liberazione nazionale della Corsica, che rimane il nostro obbiettivo principale.

Qual è la situazione politica attuale in Corsica e quali sono per voi le priorità e le prospettive future?

Oggi come oggi sono parecchi i politicanti che parlano di “autonomia” svuotando la parola di significato per recuperare gli elettori persi. Ma noi indipendentisti abbiamo partecipato, come abbiamo già detto, ad un accordo storico con i veri autonomisti, quelli che, come noi difendono da sempre l’idea nazionale e gli interessi collettivi del nostro popolo. Con loro abbiamo definito in modo preciso cosa deve consentire l’autonomia intesa come devoluzione precisa, per costituire una tappa importante e decisiva verso la strada della sovranità. E il popolo ci ha dato ampiamente ragione.

Oggi la vera spaccatura nel panorama politico isolano è tra coloro, e sono i più numerosi, che si identificano nella nazione corsa e coloro che continuano a negarne l’esistenza seguendo gli ordini parigini. I riferimenti politici francesi stanno progressivamente sparendo dalla vita politica corsa, e il nostro popolo sta producendo una propria riflessione politica peculiare al proprio paese e ha il suo modo di concepire il futuro e gli elementi culturali che gli appartengono. Questa per il nostro popolo è una prima conquista, in un certo senso, è l’inizio di un cammino di autodeterminazione.
Ora dobbiamo organizzare una collettività Corsa unica e unita e fare tutto ciò che possiamo per migliorare la sorte dei corsi nella vita di tutti i giorni e mobilitarci per far accettare questa azione democratica dallo stato francese.
La questione dei ricercati e dei prigionieri politici è una priorità sentita da tutta la società corsa. E poi ci sono rivendicazioni come il potere legislativo, lo statuto di residenza e la coufficialità della nostra lingua, che devono essere prese in considerazione perché sono state approvate da un intero popolo in maniera democratica e incontestabile.

Avete vinto le elezioni, ora spetta allo Stato francese impegnarsi per un dialogo reale.

Lo stato francese non può più continuare a negare la realtà come ha fatto finora.
Il nostro popolo ha già dimostrato la propria determinazione con la lotta e con la sua capacità di garantire la pace e la democrazia. Tocca allo Stato francese rispettare la democrazia il risultato confermato parecchie volte dal voto dei corsi. Questo può permettere oggi un dialogo sereno per lasciare un conflitto che ci è costato tanto, e avanzare nella strada di una soluzione politica.