Due giorni fa la Guardia Civil spagnola ha arrestato due collaboratori del vicepresidente della Generalitat catalana Oriol Junqueras, Josep Maria Jové e Lluis Salvadò, insieme ad altre 12 persone, tutti esponenti del Governo Catalano.

Il governatore catalano Carles Puigdemont ha subito dichiarato che il governo spagnolo ha «oltrepassato la linea rossa che lo separa dai regimi antidemocratici». Lo scontro tra Popolo catalano e Stato spagnolo sta precipitando e tutto è possibile! Dopo aver sequestrato milioni di volantini, urne e schede elettorali, dopo aver oscurato siti internet e giornali, dopo aver rifiutato ogni forma di dialogo con i legittimi rappresentanti del Governo catalano, il Regno di Spagna sta infine mostrando al mondo il suo vero volto: il franchismo!

Ecco perché io e altri andremo in Catalunya, con lo stesso spirito che ottant’anni fa spinse molti sardi a partire con le Brigate Internazionali per combattere il fascismo e difendere la Repubblica. Non è più solo questione di difendere il diritto all’autodeterminazione del popolo catalano e di tutti i popoli del mondo.

Non è più solo questione di difendere il diritto a decidere e a svolgere il referendum per l’indipendenza il prossimo primo ottobre. Andare in Catalunya a presidiare fisicamente i seggi elettorali e a documentare ogni atto di violenza e prevaricazione della Monarchia di Spagna contro i cittadini catalani significa difendere i diritti civili, umani e politici tout court, in una parola a fare scudo alla democrazia in pericolo.

La lotta, pacifica, di massa e determinata dei cittadini catalani assume oggi un significato universale che riguarda la nostra stessa idea di democrazia. Che significa democrazia? Secondo una certa vulgata “democrazia” significa rispettare e difendere con la violenza una legalità decisa dall’alto, da parte cioè di poteri statali e sovrastatali.

Per esempio non è democratico mettere in discussione gli accordi e trattati internazionali, criticare le imposizioni economiche di austerità ed esercitare il diritto all’autodeterminazione. I catalani mettono in discussione proprio questo punto. Non hanno mai deciso di essere spagnoli e ora la stragrande maggioranza del popolo catalano ha deciso di prendere in mano la sua storia e di fondare una propria Repubblica esercitando un diritto fondamentale che è quello all’autodeterminazione, all’autogoverno e all’autodecisione.

Esercitare tale diritto è democratico o no? Insomma da che parte stiamo? È ora di rompere le ambiguità e di schierarsi perché la battaglia che si gioca in Catalunya oggi si giocherà presto anche altrove, anche in Sardegna e in generale in tutti i luoghi dove la dittatura delle oligarchie e degli Stati ottocenteschi fondati sulla forza militare, sulle guerre di annessione e sul colonialismo viene spacciata da democrazia.

Andiamo dunque in Catalunya a osservare, documentare, denunciare e soprattutto ad imparare.

Al nostro ritorno ci toccherà rimboccarci le maniche perché la storia corre più velocemente di quanto pensi e presto, molto presto, essa arriverà anche nell’isola chiamata Sardegna e faremo meglio ad essere preparati, istruiti, documentati e soprattutto scafati dai virtuosi esempi dei popoli che ci hanno preceduto sul cammino della libertà e della difesa della vera democrazia!