Dal 2015 la Sardegna ha ripreso ufficialmente a occupare il ruolo di cajenna d’Italia che le era stato appioppato già in epoca sabauda: è infatti la Regione dove il ministero della giustizia ha disposto vengano reclusi (o per utilizzare una terminologia più consona ed efficace, sbattuti) in regime di 41bis i boss più pericolosi di mafia, camorra, ‘ndrangheta e Sacra Corona Unita.

Di questi 90 sono già ospitati nel carcere di Bancali e altrettanti saranno accolti, sempre nostro malgrado, in quello di Uta.

Fondamentale nel minimizzare i rischi di proteste (altrimenti inevitabili) di politici locali ovvero quelli di vere e proprie sollevazioni popolari organizzate è stata la decisione che Leoluca Bagarella e gli altri suoi degni compari venissero trasferiti dalla penisola uno alla volta, nella massima segretezza e sempre a distanza anche di alcune settimane l’uno dall’altro.

Decisione furba e lungimirante quella del governo dato che, includendo quelle del deputato Mauro Pili e della consigliera regionale Anna Maria Busia, le voci levatesi contro questa iniziativa sciagurata posta in essere da un esecutivo costantemente cieco e sordo rispetto ai nostri interessi si sono potute contare sulle dita di una mano. D’altronde già oggi la presenza di quasi duecento padrini sul suolo isolano è da tutti data come acquisita e quasi non meritevole di ulteriori iniziative pubbliche di protesta.

Ma è particolarmente interessante notare come questa strategia governativa non ha fatto altro che riprendere con successo lo schema della rana bollita teorizzato da Noam Choimsky:

“Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana.
Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si scalda pian piano.
Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare.
La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda.
Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa.
L’acqua adesso è davvero troppo calda.
La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla.
Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita.
Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.
Questa esperienza mostra che – quando un cambiamento si effettua in maniera
Sufficientemente lenta – sfugge alla coscienza e non suscita – per la maggior parte del tempo – nessuna reazione, nessuna opposizione, nessuna rivolta.”
fonte: Noam Chomsky – Le 10 strategia della manipolazione attraverso i mass media

Ora, si diranno a Roma, se su un tema così scottante come quello delle infiltrazioni mafiose questa teoria si è rivelata tanto efficace nei confronti tra l’altro di una popolazione percepita come particolarmente riottosa e protestataria come i sardi, perché non dovrebbe funzionare in materia di deposito nazionale delle scorie radioattive?
Sappiamo infatti tutti benissimo che nonostante le smentite governative la Sardegna rimane l’unica regione in cui coesistono tutti i requisiti (in primis debole sismicità e bassa densità della poplazione) per accoglierlo “in sicurezza”. Per questo è opportuno, di fronte agli infiniti rinvii, smentite e tergiversamenti governativi vari a cui abbiamo assistito e che seguiranno, che diamo un colpo di zampa prima che sia troppo tardi.