Gentile direttore,
dalle precisazioni inviate dal consigliere regionale Zedda relativamente al dossier CSU apprendiamo che tutte le nostre preoccupazioni riguardo al testo unico sulla lingua sarda sono fondate. I punti sollevati confermano tutto ciò che avevamo già scritto e che confermiamo.
Apprendiamo anche delle novità curiose e bizzarre: il testo sarebbe “in evoluzione” pertanto ciò indica che è stato già modificato in seguito agli apporti e ai commenti comparsi. Ciò ci conforta nel fatto che molti dei nostri rilievi sono stati recepiti proprio perché tecnicamente e giuridicamente fondati.
Il consigliere Zedda non propone il nuovo testo, ma offre il suo comunicato quasi che abbia questo il valore della norma. Questo purtroppo non è possibile e noi dobbiamo attenerci agli atti ufficiali. Gli atti ufficiali dicono quanto segue:
1) Non è infatti vero che il testo unico “promuove, tutela e sostiene l’insegnamento scolastico del sardo e delle altre lingue di Sardegna (catalano, gallurese, sassarese e tabarchino), nel rispetto e nei limiti della legislazione vigente” in quanto nel testo unico la contraddizione è evidente. Leggendo infatti l’art. 3 è chiara la confusione terminologica che è stata fatta laddove si definiscono “lingue delle minoranze storiche” la lingua sarda e la lingua catalana di Alghero, mentre per “lingue proprie della Sardegna”, l’insieme delle lingue delle minoranze storiche e del gallurese, sassarese e tabarchino. Invece con gli articoli 20 e 21 che riguardano l’insegnamento a scuola, si parla di insegnamento solo per le lingue di minoranza storica e non delle lingue proprie come sono definite il gallurese, sassarese e tabarchino. Pertanto la proposta legislativa non risolve il problema del gallurese, tabarchino e sassarese, anzi li espone a cancellazione di qualsiasi forma di tutela anche quella residuale della legge 26/97 se questa venisse sostituita dalla nuova legge. La soluzione è a portata di mano, gli estensori di questo testo l’hanno individuata, ma sarà comunicata a tempo debito.
2) Sull’insegnamento (anche in italiano) della storia, della letteratura e di altre discipline riferite alla cultura della Sardegna l’articolo 21 del testo prevede solo un riferimento generale senza nessun dettaglio di intervento preciso come per esempio si è fatto per l’insegnamento del sardo. Pertanto si tratta di una mera enunciazione di principio che non avrà nessun riscontro pratico. Recentemente invece l’associazione Sardos ha proposto un testo che secondo noi andrebbe recepito.
3) Il testo dell’articolo 29 riguardante il finanziamento delle arti proprie vincola fortemente il finanziamento alla tradizione sarda e rende molto difficoltoso il finanziamento di forme moderne di espressione quali il pop, il rock, il rap ect e lo vincola peraltro a singole voci di spesa che sono a) la produzione e diffusione di materiale musicale; b) la produzioni di spettacoli teatrali e cinematografici originali; pertanto i finanziamenti andranno in misura del 90 per cento alle arti proprie.
4) Il canto polifonico sardo non è inserito tra le voci delle arti proprie e pertanto non viene considerato una forma da tutelare in maniera primaria a differenza di tenore, cantadores e altri.
5) “Promuove la istituzione di almeno un canale radiofonico ed uno televisivo esclusivamente nelle lingue della Sardegna” è semplicemente un’enunciazione di principio che senza copertura finanziaria e ulteriore dettaglio normativo resterà tale in quanto forma propagandistica.
6) Gli articoli relativi alla norma ortografica e linguistica servono semplicemente, come già ampiamente dimostrato, a scardinare la lingua standard ufficiale e, attraverso la norma ortografica, legittimare l’uso di altri standard ufficiali come il logudorese e il campidanese (o il nuorese o altri a piacere) trasformando il sardo in un pluridialetto e minando il suo status di lingua. Il CSU preannuncia una segnalazione al governo per l’impugnativa di questa norma perché di fatto misconosce la sarda e riconosce altre lingue oltre quelle definite dalla 482 in cui si parla di lingua sarda sempre in forma unitaria e senza mai fare riferimento a varianti o norme diverse.

In conclusione, le precisazioni del consigliere regionale Zedda, al di là dei dettagli, e confermando quanto già scritto in forma ampia nel dossier, conferma che la proposta di legge produrrà un effetto mortale sulle politiche linguistiche riproponendo la confusione e lo scontro tra lingua e cultura, tra politiche linguistiche e folklore, tra arti tradizionali e espressioni moderne, e privando il sardo di una lingua ufficiale unica che, come già affermato dall’Avvocatura dello Stato in una ordinanza della Corte Costituzionale di un anno fa, è un requisito fondamentale per il riconoscimento della lingua.

Chiediamo al Consiglio Regionale di bloccare e revisionare questo testo e ai militanti della lingua sarda di mobilitarsi per evitarne l’approvazione.

FIRMATO
Assemblea Direttiva del CSU
Giagu Ledda, Paolo Mugoni, Gianni Garbati, Giuseppe Corongiu Salvatore Mele, Giuseppe Corronca, Martine Faedda, Sarvadore Serra, Nicola Merche, Pietro Solinas, Giommaria Fadda, Roberto Carta, Mario Sanna.