(Nel giorno dell’anniversario della tragedia di Ustica, pubblico uno stralcio del capitolo che a quella vicenda ho dedicato nel mio libro su Francesco Cossiga)

“Alle 20 del 27 giugno 1980 Francesco Cossiga è nel suo studio di Palazzo Chigi e sta scorrendo l’agenda del Consiglio dei ministri convocato per il lunedì successivo.
In quegli stessi minuti sui cieli d’Italia accade qualcosa di tremendo e ancora misterioso. Alle 20 e 08 il volo IH870 dell’Itavia decolla, con due ore di ritardo, dall’aeroporto di Bologna, con destinazione Palermo.
Alle 21 il presidente del Consiglio si sposta verso la sua abitazione, dove lo aspettano a cena. Due minuti prima si è registrato l’ultimo contatto radio tra il velivolo e la torre di controllo di Roma. Alle 21 e 04 dalla cabina di pilotaggio del volo IH870 nessuno risponde alla sollecitazione dell’avvio delle procedure per iniziare la discesa verso Palermo.
L’aereo sembra scomparso e ogni tentativo di ristabilire i contatti è inutile. Alle 21 e 25 il comando del Soccorso aereo di Martina Franca assume la direzione delle operazioni di ricerca, allertando il 15° Stormo di Ciampino. Alle 21 e 55 il primo HH-3F inizia a perlustrare l’area dove potrebbe essere localizzato l’eventuale incidente. Alle 22 e 05 prima il ministro della Difesa Lello Lagorio e poi quello dei Trasporti Rino Formica si mettono in collegamento con il presidente Cossiga.
Alle prime luci dell’alba una chiazza oleosa viene identificata alcune decine miglia a nord dell’isola di Ustica. Subito dopo è un velivolo dell’Aeronautica a individuare i primi relitti e alcuni dei cadaveri. E’ la conferma che l’aereo di linea dell’Itavia è precipitato in una zona del Tirreno dove la profondità supera i 3 mila metri.
In quei minuti prende forma l’ennesimo mistero d’Italia…………

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Il riferimento, come già accennato, è a un elenco di 12 decessi. Ad aprire la lista è quello del maresciallo dell’Aeronautica Mario Alberto Dettori, originario di Bono. E’ stato ritrovato impiccato il 31 marzo 1987 nelle campagne di Grosseto in un modo definito dalla Polizia scientifica come “innaturale”. Mesi prima, preoccupato, aveva rovistato tutta la casa a caccia di microspie. La sera di Ustica era in servizio. Una volta rientrato a casa alla moglie disse: «Sono molto scosso, qui è successo un casino, qui vanno tutti in galera». Parlando con un altro familiare disse: «Quella sera sembrava fossimo a un passo dalla guerra».
Un altro morto impiccato, il 21 dicembre 1995, è il maresciallo Franco Parisi. Era di turno nella sala di controllo la mattina del 18 luglio 1980, data del ritrovamento del Mig libico sulla Sila. Nel corso della sua testimonianza emersero una serie di contraddizioni. Citato a ricomparire in Tribunale, trovò una strana morte pochi giorni dopo aver ricevuto la convocazione. L’inchiesta successiva non ha mai chiarito, oltre ogni ragionevole dubbio, se si sia trattato di suicidio o omicidio.
Il colonnello Pierangelo Tedoldi, in predicato di assumere il comando dell’aeroporto di Grosseto, morì invece il 3 agosto 1980 in un incidente stradale, mentre il capitano Maurizio Gari venne stroncato da un infarto il 9 maggio 1981. Era capo controllore della sala operativa della Difesa aerea presso il 21º Centro radar dell’Aeronautica militare di Poggio Ballone ed era in servizio la sera della strage. Dalle registrazioni telefoniche si evince un particolare interessamento del capitano per la questione del Dc9 e la sua testimonianza sarebbe stata certo «di grande utilità all’inchiesta», scrive Priore, visto il ruolo ricoperto dalla sala sotto il suo comando, nella quale era in servizio il maresciallo Dettori. La morte apparve naturale, nonostante la giovane età.
Un altro incidente stradale, il 23 gennaio 1983, si portò via il sindaco di Grosseto Giovanni Battista Finetti. In città si disse che avesse informazioni su fatti avvenuti, la sera dell’incidente del Dc9, all’aeroporto di Grosseto. Vittima della strada anche il maresciallo Ugo Zammarelli, morto il 12 agosto 1988. Era stato in servizio nel Sios di Cagliari e qualcuno sosteneva che fosse a conoscenza di notizie riguardanti la strage di Ustica.
Un capitolo a parte meritano i colonnelli Mario Naldini e Ivo Nutarelli, che facevano parte della pattuglia acrobatica delle Frecce tricolori. Persero la vita nell’incidente di Ramstein, in Germania, il 29 agosto 1988. Entrambi erano in servizio all’aeroporto militare di Grosseto. La sera della strage di Ustica erano in volo su uno degli F104 in quel momento in servizio e lanciarono l’allarme di emergenza generale. La loro testimonianza sarebbe forse stata utile anche alla luce di quanto emerso dagli interrogatori di un loro allievo, in volo su un altro F104, apparso ai giudici istruttori come terrorizzato, al ricordo di quanto avvenuto la sera del 27 giugno 1980. Ma è possibile pensare che qualcuno, per eliminare due testimoni (non si sa quanto scomodi), possa essere arrivato a pianificare un disastro come quello causato dalla collisione in volo tra i velivoli delle Frecce tricolori, impegnati in un’esibizione sul suolo straniero? Un incidente, giova ricordarlo, che causò 67 morti e 346 feriti.