Intervengo, a mio rischio e pericolo, su un tema infuocato quale la paventata introduzione in Italia del cosiddetto ius soli.
Se fossi malizioso, potrei anche pensare che questa improvvisa accelerazione su un tema così controverso e divisorio derivi dalla contingente necessità politica di far confluire quanti più voti di sinistra sui candidati ai ballottaggi delle amministrative.
Non essendo malizioso, però, non farò mio questo retropensiero.
Riepilogo in estrema sintesi il contendere:
In tema di cittadinanza, in Italia è adottato lo ius sanguinis: solo un genitore italiano può trasmettere ai propri eredi lo status di cittadino italiano.
Con la introduzione dello ius soli, si diventerebbe invece italiani per il solo fatto di essere nati in Italia, purchè almeno uno dei genitori stranieri risieda legalmente in Italia da almeno cinque anni.
1) Una prima considerazione di ordine temporale: in un mondo ideale, mi sentirei perfettamente d’accordo nel ritenere che chi nasce in un posto, qualunque esso sia, debba essere ritenuto cittadino di quel posto.
Siccome non viviamo in un mondo ideale, però, mai come oggi alla nobiltà delle ideologie deve essere inevitabilmente contrapposto un sano pragmatismo.
Credo infatti che la politica debba perseguire gli obiettivi che possano essere concretamente raggiunti rispetto ad altri, magari anche idealmente migliori, che risultino però meritevoli di attenzioni in contesti storici ed economici diversi e più stabili.
E’ evidente che l’Italia sia attualmente sottoposta ad un pressochè insostenibile flusso migratorio, che sta sottoponendo lo Stato a oneri economici e sociali immani e sta creando in tutte le città difficilissimi problemi di ogni natura, anche solo di convivenza.
Per essere precisi, non riusciamo a controllare gli ingressi, a identificare le persone e abbiamo Questure, Prefetture e Tribunali intasati da centinaia di migliaia di richieste di asilo politico.
In questo quadro, che già lacera l’opinione pubblica e fomenta odi reciproci e risse, trovo sinceramente inopportuna la introduzione, proprio adesso, di una norma così dividente e destinata a creare ulteriori fratture sociali.
Ciò avvererebbe, oltretutto, dopo che non si è stati in grado di scrivere una decente riforma costituzionale, non si è elaborata, nemmeno a colpi di fiducia, una legge elettorale e ci si è visti bocciare tutte le altre principali leggi approvate, finanche un semplice bando per la nomina dei direttori dei musei.
2) E’ falso che lo ius sanguinis impedisca ai nati in Italia di diventare cittadini italiani. Già oggi, ciò avviene al compimento dei diciotto anni, quando il minore viene ufficialmente avvisato che può adottare la cittadinanza italiana, semplicemente recandosi al Comune.
Con la introduzione dello ius soli, verrà invece affidata la cittadinanza italiana ad un parametro, il permesso di soggiorno di un solo genitore, troppo labile e, soprattutto, totalmente svincolato da un minimo senso di appartenenza all’Italia.
Con lo ius sanguinis, è il singolo giovane che, alla maggiore età, sceglie consapevolmente di diventare cittadino italiano e, dunque, parte integrante della patria che lo ha accolto; con lo ius soli, invece, sono i genitori stranieri a scegliere per dei bambini che, quindi, non sono più parte attiva di questa importante scelta ma divengono inconsapevoli strumenti nelle mani dei genitori.
Si potrà infatti assistere a questo cortocircuito giuridico: due cittadini stranieri, di cui uno solo regolare, hanno un bambino in Italia, che diventa cittadino italiano. Ciò consentirà ai due genitori stranieri, anche a quello che fino a quel momento era magari clandestino o pregiudicato, di restare in Italia e diventare poi italiani più facilmente.
Vi sarà anche un ulteriore effetto moltiplicatore, in quanto un nuovo cittadino italiano potrà ottenere, con maggiore facilità, l’ingresso in Italia di propri parenti stranieri che, altrimenti, non avrebbero titolo.
3) Ho sentito inoltre dire che con lo ius soli si risolverà finalmente il tema della denatalità che affligge l’Italia.
In Italia, però, nascono pochi bambini in quanto le condizioni di vita degli italiani, negli ultimi venticinque anni, sono peggiorate drammaticamente, perché i giovani hanno il terrore di costituire nuovi nuclei familiari in assenza di lavoro, con pochissime prospettive di miglioramento sociale, con un sistema politico, amministrativo e fiscale che deprime e uccide i sogni di tutti.
Quindi la stessa politica che questa situazione ha creato, anziché lavorare per invertire il trend della denatalità, preferisce invece introdurre nuovi cittadini e fingere che tutto vada bene. Questa argomentazione è dunque illogica e offensiva per la intelligenza altrui.
4) E’ falso sostenere che, anche attraverso lo ius soli, si crei un problema di sostituzione razziale. Al mondo esiste una sola razza umana e, dunque, è totalmente immotivata ogni argomentazione basata su principi razziali scientificamente inesistenti, quali razza italiana da contrapporre ad altra razza.
Ciò non significa, però, che l’Italia debba necessariamente rinunciare alle proprie radici, alla cultura, all’amore e orgoglio della propria storia e delle proprie tradizioni.
Una anticipazione eccessiva, come avverrà con lo ius soli, della attribuzione della cittadinanza italiana contribuirà ulteriormente ad una perdita del comune senso di appartenenza.
E un popolo che non ha radici e sentimenti comuni non è più un popolo ma un agglomerato di persone, destinato magari in futuro a vedersi invece imposte regole e tradizioni diverse da chi, proprio del senso di appartenenza e coesione, soprattutto religiosa, fa vanto e obbligo.
5) Una preghiera finale: non sono un attivista politico, non ragiono per slogan e sono abituato a documentarmi su un argomento, riflettere e, infine, farmi una opinione, nella piena consapevolezza che si possa non essere d’accordo con tutte o alcune delle mie considerazioni.
Sarò quindi lieto di leggere eventuali pensieri contrari o precisazioni sul tema in quanto, essendo per natura portato alla mediazione, credo che proprio dalla contrapposizione di idee possa nascere la sintesi migliore ed un pensiero realmente condiviso.
Le reciproche e intolleranti accuse di malafede e fascismi vari, invece, mi annoiano e mi ricordano che gli italiani, chiunque essi siano o saranno, sono oggi come i manzoniani capponi di Renzo che, con le “teste spenzolate, s’ingegnano a beccarsi l’una con l’altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura”.
Esame lucido e attento. Capisco che ti sarebbe piaciuto leggere un pensiero contrario, ma condivido tutto. Grazie di avermi saputo esporre cosi bene. Donatella
Sono decisamente d’accordo.
Rappresenta in massima parte il mio pensiero.
Gent.mo Alberto Filippini,
il drammatico processo di pacifica invasione in corso segue regole etologiche in un contesto sociale umano e tutto ciò era prevedibile sin da 20 anni fa.
La contrapposizione delle due dinamiche (mancato governo del processo a livello istituzionale opposto ad una necessità primaria che non può esaurirsi) favorisce l’instaurarsi di situazioni insostenibili ma sicuramente scontate: in mancanza di gestione sarà sempre più caos.
Le motivazioni di ciò sono tante e fra queste vi sono alcuni peccati originali di quello che viene chiamato Stato Italiano: l’Italia come tale è una nazione incompiuta, dove il sentirsi tali non assume alcuna importanza (anzi!).
Questo il motivo per cui, al di là di generiche considerazioni relative all’appartenenza o meno ad un “popolo”, non esistono italiani amanti della patria bensì solo persone che vogliono difendere le proprie ormai acquisite posizioni sociali.
Io sono d’accordo con lei e la ringrazio per avere lucidamente e semplicemente – ma con estrema chiarezza – illustrato vizi e virtù di norme difficili da redigere e successivamente gestire ma le chiedo anche, come sardo residente in Sardegna, se non sia il caso di iniziare a ragionare sul vero Stato in cui si dovrebbe vivere e in cui si dovrebbe credere: quello Sardo.
NB: non parlo di una Sardegna isolata dal mondo, anzi: parlo di uno Stato Sardo in Europa e nel contesto pan mediterraneo, con propria regolamentazione portuale ed aeroportuale, sanitaria, sociale e con programmazione delle politiche immigratorie, introducendo reati quali clandestinità ma anche riconoscimento dei virtuosismi.
La Sardegna è troppo fragile e vulnerabile per lasciarla governare quale ultima colonia rimasta all’Italia.
“… un popolo che non ha radici e sentimenti comuni non è più un popolo ma un agglomerato di persone, destinato magari in futuro a vedersi invece imposte regole e tradizioni diverse da chi, proprio del senso di appartenenza e coesione, soprattutto religiosa, fa vanto e obbligo”. Praticamente in tutte le Americhe, e in UK, Francia, Germania, c’e’ una qualche forma di ius soli., e non mi pare proprio che siano abitati da agglomerati di persone, invece che da popoli forti e coesi.
Mi permetto di sollevare alcuni punti:
1- Perché stiamo parlando di “Ius soli” se in parlamento si parla di “Ius soli temperato” e “ius soli culturae”?
Si potrebbe pensare che il signor Filippini voglia parlare dello “Ius soli” in generale, ma poi fa continui riferimenti all’attualità e quindi mi autorizza a pensare che il suo discorso riguardi proprio la riforma italiana. Se così è, allora è meglio chiarire che:
“La legge in discussione al Senato introduce due nuovi diritti: lo ius soli temperato, ossia a determinate condizioni, e lo ius culturae.
Il primo prevede che un bambino nato in Italia abbia diritto alla cittadinanza se almeno uno dei due genitori si trova legalmente in Italia da almeno 5 anni. Se il genitore non proviene dall’Unione Europea, oltre ad avere il permesso di soggiorno da almeno 5 anni deve avere: un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale, un alloggio idoneo e superare un test di conoscenza della lingua italiana.
Quindi il figlio di un africano ottiene la cittadinanza italiana solo se:
– nasce in Italia,
– uno dei suoi due genitori ha un permesso di soggiorno europeo di lungo periodo;
– questo genitore deve risiedere legalmente in Italia da almeno 5 anni;
– deve avere un alloggio idoneo;
– deve avere un reddito non inferiore bla bla,
– deve superare un test di conoscenza della lingua italiana,
– il genitore deve fare espressa richiesta,
– il viminale deve dare il nulla osta.
Lo ius culturae prevede invece che possano chiedere la cittadinanza italiana i minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni e superato almeno un ciclo scolastico, elementari o medie. I ragazzi nati all’estero ma che arrivano in Italia fra i 12 e i 18 anni potranno ottenere la cittadinanza dopo aver abitato in Italia per almeno sei anni e avere superato un ciclo scolastico. Sia per lo ius soli che per lo ius culturae serve il nulla osta del Viminale che verifichi che non esistano controindicazioni per motivi di sicurezza.”
Quindi il figlio di un africano ottiene la cittadinanza italiana solo se:
– nasce in Italia o è arrivato in Italia prima dei 12 anni;
– ha frequentato le scuole per almeno 5 anni ottenendo il diploma;
– il genitore deve fare espressa richiesta,
– il viminale deve dare il nulla osta.
(http://tg.la7.it/cronaca/ius-soli-come-funziona-adesso-e-cosa-cambierebbe-18-06-2017-117079)
2. Il signor Filippini scrive: “E’ evidente che l’Italia sia attualmente sottoposta ad un pressochè insostenibile flusso migratorio, che sta sottoponendo lo Stato a oneri economici e sociali immani e sta creando in tutte le città difficilissimi problemi di ogni natura, anche solo di convivenza”
Dunque, qui bisogna capire cosa si intende per “evidente”. Detto in breve: se sei un leghista, l’insostenibilità del flusso migratorio è evidentissima; se sei un terzomondista il problema non si pone proprio. Se vivi a Milano il flusso è percepibile, se vivi a Villacidro il flusso non si sente proprio. Se si legge “il giornale” è chiaro che siamo invasi e prossimi alla sostituzione razziale, se si guardano i dati non è che ti metti a ridere… ma quasi: https://pbs.twimg.com/media/DARSA0sXkAElD5T.jpg
Con tutta la buona volontà del mondo, se il signor Filippini parla di “oneri economici e sociali immani” “difficilissimi problemi di ogni natura in tutte le città”, etc. mi viene da pensare che sia una persona un po’… impaurita. Perché neppure io sono malizioso.
Quando si dice che “Per essere precisi, non riusciamo a controllare gli ingressi, a identificare le persone”, di nuovo, bisogna capire cosa si intende.
Se si intende che non riusciamo a identificare tutti, non c’è dubbio.
Ma se si apre un articolo a caso di quelli appositamente costruiti per diffondere il panico, ad esempio questo: http://www.ilgiornale.it/news/politica/170mila-profughi-arrivati-sulle-coste-italiane-nel-2014-solo-1131860.html si scopre che “170mila migranti arrivati sulle coste italiane nel 2014, solo 115mila sono stati fotosegnalati”. Ovvero, il 70% degli arrivati venivano identificati e fotosegnalati già nel 2014 quando la rete funzionava peggio di ora. Il 70% è migliorabile ma non mi manda nel panico, se permettete. Bisogna un po’ fare la tara, no?
3. “In questo quadro, che già lacera l’opinione pubblica e fomenta odi reciproci e risse, trovo sinceramente inopportuna la introduzione, proprio adesso, di una norma così dividente e destinata a creare ulteriori fratture sociali.”
Questa è un’opinione e va bene. Anche se si sta assumendo che esistano norme importanti che non abbiano lo stesso effetto e io ne dubito. Inoltre, l’idea che la maggioranza parlamentare abbia deciso dall’oggi al domani di fare questa legge è una stupidaggine populista: la legge è in lavorazione dal 2003! Da 14 anni! (vedi: http://tg24.sky.it/politica/2017/06/15/ius-soli-italia.html)
4. “Ciò avvererebbe, oltretutto, dopo che non si è stati in grado di scrivere una decente riforma costituzionale, non si è elaborata, nemmeno a colpi di fiducia, una legge elettorale e ci si è visti bocciare tutte le altre principali leggi approvate, finanche un semplice bando per la nomina dei direttori dei musei.”
Questo non c’entra assolutamente nulla né col merito della legge, né con i principi che ci stanno dietro, né col momento storico.
5. “In Italia, però, nascono pochi bambini in quanto le condizioni di vita degli italiani, negli ultimi venticinque anni, sono peggiorate drammaticamente, perché i giovani hanno il terrore di costituire nuovi nuclei familiari in assenza di lavoro, con pochissime prospettive di miglioramento sociale, con un sistema politico, amministrativo e fiscale che deprime e uccide i sogni di tutti.”
Sebbene sia vero che lo stato potrebbe fare molto di più per far apparire la procreazione come meno gravante sulle famiglie, pensare che la bassa natalità dipenda dai mutamenti economici degli ultimi decenni è, tutt’al più, ingenuo. Lo stato più ricco in Europa (la Germania) ha una natalità pari o più bassa di quella italiana. Il Giappone pure.
6. “Una anticipazione eccessiva, come avverrà con lo ius soli, della attribuzione della cittadinanza italiana contribuirà ulteriormente ad una perdita del comune senso di appartenenza.”
Anche questa è un’ipotesi discutibile: secondo molte persone, avere la cittadinanza e i diritti che ne conseguono può aiutare a sviluppare quel senso di appartenenza. Relativamente allo “ius culturae”,
dato che si è pensato di dare rilevanza all’istruzione, io avrei messo 8-10 anni anziché 5. Però dobbiamo anche considerare che dover discutere con partiti politici che parlano di “invasione” non è molto utile a migliorare la legge.
Documentarsi è certo sempre un bene, documentarsi meglio un bene maggiore.
Ius sanguinis: si acquisisce la cittadinanza italiana se almeno uno dei genitori è cittadino italiano. Per i nati da genitori stranieri, la legge prevede che si acquisisca la cittadinanza, se richiesta, al compimento del 18° anno di età, a patto che il richiedente abbia risieduto in Italia ininterrottamente e legalmente per l’intero periodo. Ciò, per fare un esempio, impedisce ad un figlio di stranieri di far visita periodicamente ai propri familiari fuori dal territorio nazionale. Insomma, per avere la cittadinanza italiana devi necessariamente essere segregato ininterrottamente qui in Italia. Norma abbastanza singolare soprattutto se posta in relazione alla previsione costituzionale che, all’articolo 16, secondo comma, assicura la piena libertà di uscire dal territorio della Repubblica. Certo, a tutti i cittadini. Evidente che l’acquisizione della cittadinanza attribuisce una facoltà, che altrimenti non si avrebbe, prevista dalla Costituzione, nel rispetto di quella pari dignità che la stessa Carta Costituzionale ed il diritto internazionale assicurano alla persona umana. Evidenza che un giurista non dovrebbe ignorare.
Ciò che si sta tentando di introdurre in Italia è uno ius soli temperato. In forza del quale si acquisirebbe la cittadinanza italiana per nascita sul suolo italiano, a patto che almeno uno dei genitori risieda legalmente in Italia da almeno 5 anni. Se il genitore è extra comunitario, perché il figlio nato in Italia possa aver titolo ad ottenere la cittadinanza, deve dimostrare di avere un reddito annuo minimo, pari all’assegno sociale, un alloggio idoneo e superare un test di conoscenza della lingua italiana, cioè deve dimostrare di aver raggiunto un certo livello di integrazione sociale.
Allo ius soli si affiancherebbe lo ius culturae che consentirebbe al minore straniero nato in Italia o arrivato entro i 12 anni di età di ottenere la cittadinanza qualora sia dimostrata la sua frequenza ad un ciclo di studi presso le scuole italiane non inferiore ad un quinquennio, con superamento di almeno un ciclo scolastico elementare o della scuola secondaria inferiore.
In ogni caso, l’attribuzione della cittadinanza non sarebbe automatica, occorrendo, come ultimo requisito, l’assenso del Ministero degli interni che attesti l’inesistenza di controindicazioni dal punto di vista della sicurezza.
Non capisco perché Filippini tenda a semplificare un po’ troppo la problematica.
La denatalità, che non coinvolge solo l’Italia, bensì l’intero mondo occidentale, non è strettamente ed esclusivamente legata alle difficoltà economiche e al sistema di vita. E’ risaputo che più la decisione della maternità è spostata sul versante femminile, più si evidenzia il problema demografico. In sintesi, maggiore è la consapevolezza delle donne, più la curva demografica tende ad appiattirsi. Diversamente, se l’unica ragione fossero quelle elencate da Filippini, registreremmo un costante decremento demografico nelle aree del mondo che maggiormente soffrono le difficoltà economiche e viceversa. Ma così non è!
Il concetto relativo alla fierezza di sentirsi italiani e compartecipi ad una cultura che accumuna tutti gli “italiani” è talmente labile dall’esimermi ogni ulteriore commento.
Il futuro non è certo roseo, ma la storia ha un verso, scorre dal passato al futuro, intersecando il presente. E ciò che un tempo non era ritenuto né utile, né necessario, oggi, per il mutare delle esigenze, diviene indispensabile. Si chiama divenire. Le comunità, se non sclerotizzate da un passato iridescente, che abbaglia, sono anch’esse esposte al divenire e quindi anche al mutare delle esigenze.
Cosa è poi questo divenire che, cantato anche da Ovidio, è un continuo mutare di forme? Negli anni ’50 e ’60 non si avvertiva la necessità che il paese si dotasse di una legge sul divorzio. Quante lotte e quante resistenze, finché nel 1970 arrivò la legge Fortuna. Fu, in seguito, anche sottoposta a referendum abrogativo senza alcun esito. Evidente che il Paese avvertiva davvero la necessità di quella norma di civiltà. Oggi non è più messa in discussione. Insomma, il progresso e il nuovo livello di consapevolezza hanno, in un connubio inscindibile, metabolizzato anche quanto in quegli anni appariva come un obbrobrio sociale indigeribile.
Con alterne vicende e con una storia ben più travagliata, lo stesso si è ripetuto per l’aborto, la legge Basaglia, lo Statuto dei Lavoratori. Di recente per la legge sulle unioni civili. Tutte amenità che hanno sempre urtato la sensibilità degli esteti incantati dall’immagine di una cultura natia che deve essere difesa strenuamente e non deve soggiacere a contaminazioni di sorta. Immagini stampate su carta oramai ingiallita dal tempo. Insomma, le frange reazionarie minoritarie e populiste di destra che starnazzano per lo scandalo ci sono sempre state, ma non sono riuscite a bloccare il procedere della storia e il divenire. Oggi la battaglia retrò è condotta contro lo ius soli, perché a qualcuno non piace il meticciato bruno, preferendo forse quello albino. Domani sarà condotta contro il bio-testamento e il fine vita.
Questa frase “Per i nati da genitori stranieri, la legge prevede che si acquisisca la cittadinanza, se richiesta, al compimento del 18° anno di età, a patto che il richiedente abbia risieduto in Italia ininterrottamente e legalmente per l’intero periodo. Ciò, per fare un esempio, impedisce ad un figlio di stranieri di far visita periodicamente ai propri familiari fuori dal territorio nazionale. Insomma, per avere la cittadinanza italiana devi necessariamente essere segregato ininterrottamente qui in Italia.” contiene un’inesattezza enorme: la residenza ininterrotta e legale nel nostro Paese si ottiene con la permanenza in Italia per almeno 6 mesi e un giorno all’anno. Nessuno è “segregato ininterrottamente” in italia, nel senso indicato dal sig. Sechi. Sul fatto che molti non possano tornare da turisti a trovare i loro parenti nei loro Paesi per ragioni economiche se ne potrebbe pure parlare, ma andremmo come si dice “fuori tema”. Chiudo permettendomi di riprendere un’altra bella frase del sig. Sechi “Documentarsi è certo sempre un bene, documentarsi meglio un bene maggiore…”, aggiungendo che sarebbe il massimo se si evitasse di capire delle leggi quel che ci fa più comodo…
Cun salude,
KK
Per allargare la discussione vediamo cosa ne diceva Sartori sul Corriere.
http://www.corriere.it/opinioni/13_giugno_17/sartori-ius-soli-integrazione-catena-equivoci_686dbf54-d728-11e2-a4df-7eff8733b462.shtml
Caro Alberto,
se non fosse che non sono malizioso, penserei che il tuo intervento abbia una matrice squisitamente politica.
Ma siccome non lo sono, anzi lo sono perfino meno di te, rifuggirò anch’io da odiosi retropensieri.
Procedo per punti, seguendo il tuo ragionamento:
1) Tu dici che è inopportuno introdurre proprio adesso la norma sullo ius soli, considerato il fatto che il tema è troppo caldo a causa dei flussi di migranti che oggi arrivano in Italia, con tutto ciò che consegue in termini di impegno dello Stato e disagii dei cittadini.
Che facciamo, aspettiamo che il tema si raffreddi? campa cavallo….
Ragionando così, questa norma non si potrebbe promulgare mai; anzi, paradossalmente, si potrebbe affermare che può attuarsi solo quando verrà meno un interesse al riguardo.
In realtà, è proprio questo il momento per mettere mano al problema e cercare una regolamentazione della materia.
2) È vero che al compimento del diciottesimo anno, in teoria si può chiedere la cittadinanza.
Ora, entrambi abbiamo una certa dimestichezza con il diritto dell’immigrazione. Ti chiedo dunque: ti sono capitati molti casi di ezxtracomunitari che hanno ottenuto la cittadinanza al compimento del diciottesimo anno?
E poi mi chiedo perché mai un diciottenne possa avere la cittadinanza e un diciassettenne invece no.
L’ulteriore tuo argomento, in merito all’anomalia di un genitore irregolare che può ottenere il permesso di soggiorno perché il figlio diventa italiano grazie allo ius soli, te lo contenuto fermamente.
Sappiamo bene entrambi, per la ragione di cui sopra, che persino la Bossi Fini prevede che il genitore irregolare possa ottenere il permesso di soggiorno in Italia, se il suo figlio minore ha messo radici qui. E ciò per effetto della normativa internazionale sulla tutela dei minori, che l’Italia, grazie al cielo, ha recepito.
Proprio sotto questo profilo, insomma, la nuova legge non cambierebbe assolutamente nulla.
3) Ho sentito anche io che con l’approvazione della legge si risolverebbe il problema della denatalità.
Su questo, sono d’accordo con te: è una colossale fesseria (tu lo hai detto in modo molto più elegante, lo ammetto).
Ma proprio perché il tema della denatalità è inconferente, lo possiamo tranquillamente mettere da parte, per passare invece al punto successivo, quello sì veramente interessante.
4) Tu sostieni che una anticipazione eccessiva, grazie allo ius soli, della attribuzione della cittadinanza italiana contribuirà ulteriormente ad una perdita del comune senso di appartenenza.
Facciamo un test. Proviamo a guardare l’inizio di una partita di calcio Germania – Francia. Ozil (turco) e Podolski (polacco) cantano l’inno tedesco a squarciagola e con la mano sul petto; quando attacca la marsigliese, dieci calciatori della squadra francese su undici hanno l’espressione della mucca quando passa il treno.
Perché?
Perché la Germania integra gli stranieri nel suo tessuto sociale, la Francia no.
Il punto è proprio questo: che cosa vogliamo fare con i migranti?
Soluzioni definitive non ne ho, ovviamente, ma ti posso dire che a me fa molto più paura che nel mio Paese girino “fantasmi” senza autorizzazioni nè possibilità di controllo, piuttosto che italiani che mangiano con le bacchette o amano il cricket.
Non perderò certo le mie radici, insomma, se il mio vicino canta in una lingua strana, o se mia nipotina, quando viene a Cagliari in vacanza, mi saluta con l’accento di Stanlio e Ollio. Così va il mondo, da sempre.
Sono e resto sardo, con le mie radici ben conficcate al suolo della mia terra. E, a proposito: proprio la nostra terra è la dimostrazione più concreta di come razze diverse possano formare un unico popolo.
Bisogna adeguarsi, Alberto. Un amante della realpolitik come te non può non essere d’accordo
Alternative non ne vedo, e tutto sommato a me un po’ di miscuglio culturale non dispiace.
Ti saluto con affetto
Toto Casula