Un esempio choc ma efficace lo ha fatto Flavio Cabitza, medico da sempre impegnato in battaglie sociali e presidente dell’Associazione nata per tutelare i diritti degli ogliastrini che hanno donato sangue e DNA per le ricerche sulle longevità: “Prendete la questione della donazione degli organi. Poniamo il caso che la famiglia autorizzi l’espianto del fegato o del cuore di un proprio congiunto imprese improvvisamente deceduto e che quell’organo, invece di essere inserito – come vuole la legge – nella lista aperta presso il centro nazionale trapianti finisca invece in mano a una multinazionale privata, che ne potrà disporre come meglio crede. Voi cosa direste? E vi sentireste tutelati?”.

La questione – ricostruita questa mattina, nel corso di una conferenza stampa in Consiglio regionale, riguarda quanto accaduto nell’ambito della procedura fallimentare della società Shardna, ceduta alla società inglese Tiziana life sciences, assieme all’intera raccolta di materiali biologici provenienti da prelievi e studi eseguiti sulla popolazione ogliastrina.

Angelo Carta, capogruppo sardista, ha dunque illustrato alla stampa una mozione (a firma Psdaz, La Base, UDC e Rossomori) che chiede un sollecito intervento della Giunta, partendo da un assunto: “Il materiale ceduto è relativo alla mappatura genetica della popolazione ogliastrina che rappresenta la parte di popolazione sarda più geneticamente omogenea – ha ricordato – ed era parte fondamentale di uno studio avviato nel 2000, volto a identificare le cause genetiche delle malattie multifattoriali comuni e dei fattori di rischio a esse associati”.
Il materiale proveniva da prelievi effettuati su 13.000 cittadini sardi, che avevano prestato il consenso informato sull’utilizzo degli stessi e “l’operazione di “svendita” fu misurata da un esborso da parte della Tiziana life sciences di 285.000 euro”, ha invece aggiunto Cabitza.

La denuncia che ne consegue è severissima: “È ancora una volta dimostrato che i sardi vengono colonizzati e utilizzati alla stregua di cavie umane, senza riconoscere loro la dignità e l’identità di popolo fiero e padrone se non del proprio destino almeno del proprio sangue – hanno detto Carta e Cabitza – a seguito di numerosi incontri effettuati nei 10 comuni ogliastrini, in cui risiedono i sardi che hanno aderito al progetto, furono fatti numerosi incontri per sensibilizzare le popolazioni e gli amministratori su questo furto e gli incontri condussero alla costituzione di un’associazione per la tutela dell’identità ogliastrina e del diritto a essere gli unici titolari del diritto all’utilizzo del proprio sangue”.

Ne è conseguita una formale denuncia al garante della privacy, che ha intimato alla società Tiziana life sciences il blocco totale dei dati del codice ogliastrino, ricordando che in difetto i responsabili sarebbero potuti incorrere in una pena detentiva da 3 a 6 anni.

All’orizzonte c’è però un nuovo pericolo: “Pare esista, o sia in procinto di essere siglato, un accordo tra la Tiziana life sciences e il CNR – ha denunciato Cabitza – e pochi giorni fa, a questo proposito, 50 donatori ogliastrini hanno inoltrato alla società “Tiziana life sciences” la richiesta di restituzione di tutti i dati nonché dei campioni di sangue in loro possesso. Richiesta identica è stata inoltrata al CNR nazionale”.

Considerati i precedenti pronunciamenti del Consiglio regionale, a proposito della richiesta di immediata restituzione delle banche dati 
e degli isolati genetici e del materiale genealogico, epidemiologico e genomico della comunità ogliastrina, ora il Comitato torna alla carica, chiedendo di destinare il materiale ai centri di ricerca sardi, “per tutte le connesse utilizzazioni scientifiche nonché a riferire in via urgente sulla vicenda in Consiglio regionale”.
La nuova mozione è ancora più stringente: di chiede alla Giunta di portare avanti le trattative tra la Regione e la società “Tiziana life sciences”, al fine di trovare un accordo tra la società londinese e il CNR sull’utilizzo del DNA di 13.000 ogliastrini, di porre in essere tutte le azioni possibili al fine di tutelare il diritto dei sardi ad essere padroni del loro stesso sangue, anche a seguito degli ordini del giorno approvati il 27 luglio 2016 è di riferire in via urgente sulla vicenda al Consiglio regionale.