Ieri notte mi sono trovato a commentare con un amico la notizia – non inattesa – delle dimissioni dell’assessore ai Lavori Pubblici Paolo Maninchedda, rubricato in atti come Paolo Giovanni Maninchedda.
Ho avuto cura, come sempre cerco di fare nei momenti di difficoltà (anche quelle solo apparenti) dei miei avversari dialettici, di non dare nemmeno alla lontana, l’impressione di voler infierire.
E allora me ne sono uscito con una frase interlocutoria, che mi sembrava comunque prudente: “Beh, comunque la si pensi su di lui non va negato che abbia una marcia in più degli altri e che con la sua uscita Pigliaru perda la spinta propulsiva”.
Il mio amico, antico elettore di centrosinistra, mi ha guardato con una faccia compassionevole: “Perché, la Giunta Pigliaru ha mai avuto una spinta propulsiva? Questa legislatura è nata morta, anzitutto per colpa di Maninchedda stesso. Senza le sue trame di fine 2013 Pigliaru non sarebbe mai stato candidato e tutto di questa deriva dei boiardi di stato al sapor di casizolu e pecorino ci sarebbe stato risparmiato”.
Non contento, il mio amico ha provato a mettermi un altro po’ di inquietudine: “La notizia del giorno – quella che spiega il fallimento, anzitutto filosofico e poi nei fatti di una politica oramai assente e definitivamente commissariata, non sono le dimissioni di Maninchedda ma quelle di Roberto Deriu dalla commissione d’inchiesta sulla sanità. Rivelano, soprattutto nel non detto, del quale il nuorese è un campione di democristiana allusività, il grado di impermeabilità del gruppo di potere trasversale che ha gestito la Sardegna negli ultimi dieci-undici anni, quello che va da Oppi a Cabras, dai riformatori ai settori affaristici di Forza Italia, da Paolo Fadda a Maninchedda stesso. Rivelano il fastidio degli stessi per il processo democratico, per la verifica democratica, per i processi partecipativi.
Del resto ancora oggi in sanità funziona come ai vecchi tempi del pentapartito: 3 assunzioni al Pd, una al Pds, uno all’Udc – sì, ancora all’Udc – e uno bravo. Una situazione della quale Pigliaru si è rivelato il garante perfetto, il punto di equilibrio tra tecnica e cinismo, tra fedeltà a Renzi e alle terze fila renziane e il fastidio per tutto ciò che arriva dalla società Sarda”.
Io ho ancora il mal di testa. Ma ci penso, alle dimissioni di Deriu e a quel che significano. Eccome se ci penso.
Ricostruzione dei fatti perfetta. Manca però l’analisi dello scenario futuro, cioè: cosa farà adesso? Io credo che abbia dato un segnale forte a chi, Anthony (?), dopo tanto girare deve decidere il che fare. Sono convinto che con la sua scelta voglia sbarrare il passo al progetto politico, di anima sardista-indipendentista, che potrebbe nascere. A pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca.
Non sempre condivido le analisi e le opinioni di Antony Muroni ma questa volta mi sembra che abbia colto nel segno di una situazione che si sta sfilacciando sempre di più !Come dimostra anche il caso Deiana ,che rispetto come uomo e come docente ma il cui percorso verso l’Autority ,come ha detto esplicitamente il consigliere comunale di cagliari davide Carta ,non si é certamente svolto in una linea di chiarezza e trasparenza politica ! E poi Maninchedda ,che rispetto come uomo e come docente , anche lui ,prima di dimettersi ,ha fatto una bella campagna acquisti di consiglieri comunali e regionali !Amen .
Franco Boi
Caro Direttore
cosa c’era da aspettarsi da un presidente e dalla sua quasi totalità di assessori che non hanno mai dovuto lavorare un solo giorno della loro vita per guadagnarsi con merito la pagnotta (abiutati allo stipendio statale con accredito mensile puntuale)?
Maninchedda ci dice che è stanco e che ha sofferto: ma cosa ne penserebbe un allevatore che si sveglia ancora di notte per produrre realmente qualcosa e non il bla, bla, bla di questi professoroni scalda poltrone?
Perché non chiediamo a queste persone di restituire quanto hanno ingiustamente percepito in tutti questi anni come retribuzione e indennità varie connesse alla poltrona occupata senza alcun risultato positivo, così come lo stesso posto pubblico che li aspetta sempre pagato da noi contribuenti?
Speriamo che la pagina dei professoroni (lontani anni luce dal mondo reale e del lavoro in particolare) sia definitivamente chiusa, così come quella dei professionisti-lobbisti alla esclusiva ricerca di poltrone da occupare incarnata anche dalla precedete giunta.
Saluti
Un’attenta analisi che, però, manca di un “puntino”…perché ora?…..Da navigato politico Maninchedda che si è reso visibile, anche, con tante promesse…..per le quali in molti,inutilmente cercano di mandare all’incasso, ben consapevole di ciò…. ritira la mano come per dire: mò sbrigatevela!!!! Sono un pò stanco, torno al mio lavoro….. e magari tra un pò eccomi lì a correre per il seggiolone……ma i conti non sempre tornano…di certo il fronte autonomista non sarà al fianco di chi ha governato con gente come Paci, Deiana, Pigliaru ecc…ecc…non certo per il bene della Sardegna. La gente… chissà, se sarà capace di giudicare in modo diverso, più attento e meno succube del potere romano, che qui, nell’Isola, questa ultima fallimentare esperienza di governo regionale, ha rappresentato a 360*.