La necessità dell’uso o non uso dei vaccini ha generato in questi ultimi anni accesi dibattiti nella popolazione e nei media, sia per i casi che si son dati con l’insorgenza di gravi malattie, con esito a volte fatale, in bambini non vaccinati, sia per le posizioni di alcuni gruppi critici anti-vaccino
Il governo italiano, alcuni giorni fa, ha imposto l’obbligo della vaccinazione dei bambini al di sotto dei sei anni per l’iscrizione negli asili e nelle scuole. Per chi già frequenta le elementari, le medie e i primi due anni delle superiori, vale lo stesso obbligo, e la non vaccinazione comporta una multa ai genitori fino alla sospensione della patria potestà.
La vaccinazione è una misura preventiva, fondamentale e delle più efficaci riguardo alla salute in generale. Qui parlerò solamente di vaccinazioni sistematiche, di quelle cioè che hanno allo stesso tempo carattere individuale e comunitario, che son parte del programma di salute pubblica e, eccetto per alcune controindicazioni, sono indicate per tutta la popolazione, secondo un calendario prestabilito.
La vaccinazione è fondamentale nella prevenzione delle malattie trasmissibili e i suoi benefici non si danno esclusivamente nelle persone vaccinate ma anche nel resto della popolazione poiché quando il tasso di persone vaccinate supera un certo livello, la diffusione della malattia che il vaccino previene diminuisce in maniera sensibile in tutta la popolazione. Questo è un fenomeno conosciuto come immunità di gruppo o immunità di gregge (traduzione dall’inglese di “Herd Immunity”, termine usato per la prima volta nel 1923). L’impiego dei vaccini segue dunque strategie che cercano i benefici collettivi, oltre alla protezione individuale, per il controllo delle malattie trasmissibili e, se possibile per la loro totale scomparsa in un territorio determinato.
È innegabile, osservando le statistiche, la diminuzione, mai data prima nella storia della medicina umana, in percentuali a volte del 99,9% dell’incidenza, del numero cioè delle persone infette in un determinato periodo di tempo, di molte malattie negli ultimi cinquanta anni, e la scomparsa quasi totale di altre come il vaiolo e la poliomielite, grazie all’uso diffuso della vaccinazione.
I gruppi critici con l’impiego dei vaccini mettono in discussione la sicurezza di questi e inoltre danno per certa l’esistenza di un rapporto tra vaccinazione e gravi malattie quali l’autismo, la sclerosi multiple o alterazioni immunitarie e autoimmunitarie. Tra i meccanismi causanti questi fenomeni fanno riferimento al mercurio che contengono alcuni vaccini o all’azione stessa dei virus attenuati usati. Tutti gli studi scientifici seri hanno dimostrato però la totale mancanza di relazione causale fra vaccini e queste malattie. Si può affermare che i vaccini sono sicuri al 100%.
Ma, come in ogni altra pratica medica, non esiste un rischio zero nell’uso dei vaccini. Si possono dare e sono descritte reazioni allergiche lievi o gravi, localizzate o generalizzate, ma la frequenza di queste complicazioni è notevolmente inferiore, in quantità e qualità, a quelle prodotte dalle malattie che prevengono.
I vaccini che si commercializzano sono sottoposti a severi controlli che ne assicurano la sicurezza e l’efficacia e, una volta in commercio, ne viene monitorata la sicurezza.
La salute è certamente un fatto privato, ma non del tutto; si tratta anche di un fatto pubblico, poiché la salute di una persona riguarda anche la salute di altre persone soprattutto nei casi di malattie infettive. Nessuno vive isolato e l’immunità non è solo un fatto personale, poiché dipende dall’immunità collettiva. La salute individuale è dunque parte della salute collettiva e questo significa che ognuno di noi è soggetto a diritti e doveri collettivi. Così come la collettività non può recare danno a un individuo, questo non può rinunciare ai propri doveri con la società a cambio di un rischio infimo.
I cittadini che proteggono la loro salute e quella dei figli con vaccini sicuri e efficaci elevando allo stesso tempo l’immunità di gruppo, o di gregge, sono solidali con quelli che non si vaccinano. Questa solidarietà però non è reciproca. Si può affermare che le persone che decidono volontariamente di non vaccinarsi o di non far vaccinare, sono insolidali con il resto della popolazione, siano o no coscienti di quel che fanno; si approfittano della società, non partecipano alla creazione del bene collettivo che è l’immunità di gruppo, ma la sfruttano.
Obbligo delle autorità sanitarie è quello di informare chiaramente a proposito della effettività individuale e utilità collettiva dei vaccini, senza esagerarne l’efficacia, sugli effetti secondari non desiderati che sempre si posson dare, senza sminuire o nascondere i possibili effetti secondari. Allo stesso tempo è dovere delle autorità sanitarie denunciare le posizioni di chi vuole stabilire, senza alcuna base scientifica, delle relazioni tra i vaccini e malattie quali l’autismo o patologie autoimmuni. I professionali della salute abbiamo qui un importante compito di responsabilità.
Esistono individui che possono non dare il loro consenso per farsi vaccinare, anche se come medici abbiamo spiegato loro tutte le ragioni a favore , sia per quanto riguarda la protezione personale sia per quanto riguarda la protezione della popolazione. Le cause per non accettare la vaccinazione sono varie e per lo più senza alcuna base scientifica: possono essere dettate da convinzioni ideologiche, da dubbi sul pericolo che possono prevenire, dall’efficacia del vaccino, dal timore del danno che può recare, danno a volte immaginario; si può arrivare a preferire il rischio della malattia alla somminstratzione del vaccino.
Una persona ha tutto il diritto a negare il consenso a un atto medico sul proprio corpo e questo è un principio, principio di autonomia, contemplato dalla legge e che dobbiamo sempre rispettare in ogni decisione clinica.
In tutte le disposizioni legali, e deontologiche, ci sono eccezioni al diritto di negarsi a un atto medico e la prima che ci interessa è l’esistenza di un rischio per la salute pubblica. La società in questo caso ha il diritto, e si può anche affermare che ha l’obbligo, di imporre una decisione per il bene comune, anche se questo comporta la limitazione della libertà individuale.
Un’altra eccezione: i minori di età. Sono persone che non possiedono ancora la capacità di decidere e quindi il loro consentimento lo devono dare i genitori o i tutori. L’obiezione di questi alla vaccinazione ci fa pensare alla responsabilità e possibile loro negligenza. Il diritto dei genitori di procurare dei rischi ai figli ha dei limiti, fino ad arrivare però a situazioni di non tolleranza. Dobbiamo però anche valutare che non si tratta del rifiuto a un intervento necessario in presenza di un fatto patologico, come può essere la somministrazione dell’antibioticoterapia in una infezione o un intervento chirurgico.
Forzare la decisione dei genitori fino al castigo, sicuramente può essere di esempio per altri ma si da allo stesso tempo una sensazione di prepotenza e di ingiustizia. Le misure varate di recente dal governo italiano sicuramente aumenteranno il numero dei vaccinati, ma allo stesso tempo aumenteranno il numero di quelli che difendono il proprio diritto a decidere, per non contare inoltre quelli che accuseranno un danno, reale o supposto, e che faranno più chiasso della immensa maggioranza che riceve benefici dal vaccino. Si moltiplicheranno inoltre le richieste per risarcimenti : “dopo il vaccino è successo questo a nostro figlio, dunque la causa è il vaccino”.
È fondamentale quindi:
– Aumentare l’informazione su efficacia e rischi dei vaccini.
– Informare inoltre delle gravi malattie che oggi sono rare o scomparse grazie ai vaccini.
– Denunciare con coraggio tutte le ipotesi irrazionali, immaginarie e antiscientifiche su relazioni tra vaccini e malattie gravi, specialmente se divulgate da personale medico.
– Fare appello alla solidarietà come valore di salute pubblica.
– Affermare che la società ha diritto a obbligare la vaccinazione se necessario, per esempio in caso di epidemia.
– Richiedere interventi chiari e decisi degli Ordini professionali dei medici per considerare mala prassi, mettendo dunque in pericolo i pazienti, la non racomanzazione alla vaccinazione, la raccomandazione alla non vaccinazione o l’impiego di medicine alternative.