Il caso della Fluorsid di Macchiareddu è solo l’ultimo di una serie di vicende di ordinario inquinamento.
Ancora una volta la bulimia del profitto e del facile arricchimento ha avuto il sopravvento sulla tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini. Cosa altro deve succedere perché qualcuno si accorga del disastro ambientale su cui sta seduta la Sardegna?
Le vicende di E.On a Porto Torres, dell’Euroallumina a Portovesme, della SARAS a Sarroch, dell’amianto ad Ottana, degli inceneritori di Tossilo e di Macchiareddu, del Salto di Quirra e di Teulada, aspettano ancora una risposta.
Tutte domande retoriche, evidentemente, visto che chi dovrebbe rispondere, ad iniziare dalle istituzioni regionali, si è guardato bene dal dare una qualche rassicurazione alle paure dei sardi. Si è preferito mettere la testa sotto la sabbia, quasi che ignorare le tante denunce – lo studio epidemiologico SENTIERI, Lega Ambiente, Greenpeace, Medici per l’ambiente (ISDE), Gruppo d’intervento giuridico – potesse esorcizzare il disastro ambientale che incombe.
Quanto disprezzo per la stampa libera e democratica, per le Associazioni di cittadini – Aria Noa a Sarroch, Non Bruciamoci il Futuro a Macomer ed altre ancora – che da anni chiedono di essere ascoltati prima di assumere decisioni che possono avere ricadute nefaste sulla esistenza dei cittadini.
Quanta sufficienza nei confronti di Vincenzo Migaleddu, un medico, uno studioso, un combattente, che ha dedicato la sua troppo breve esistenza alla tutela dell’ambiente e della salute dei sardi, a cercare di liberare la Sardegna da predatori e faccendieri, da incapaci e approfittatori.
Quanta disistima verso coloro che da anni invocano l’avvio di una indagine epidemiologica ed ambientale che prenda in esame l’intero territorio regionale, da Sarroch a La Maddalena; di uno screening diagnostico che coinvolga le donne, gli uomini e i bambini che vivono a ridosso delle aree industriali contaminate; la concreta operabilità del registro regionale dei tumori e delle malformazioni neonatali.
Ancora una volta i cittadini dovranno fare affidamento sulle iniziative della magistratura che, in tutti questi anni, ha svolto un’azione di supplenza rispetto all’inerzia, ai ritardi, alle connivenze della cattiva politica e delle cattive istituzioni, di sindacati deboli e distratti.
La verità è che la Sardegna, le sue istituzioni, le sue classi dirigenti, le forze sociali e sindacali, sono ostaggio di quel terribile ricatto che da sessant’anni contrappone diritti costituzionali inalienabili: diritto al lavoro, diritto alla salute e ad un ambiente salubre.
Una Sardegna prigioniera di quel “cerchio magico” delle decisioni che unisce conservatorismi di diverso colore, lobby affaristiche e cattiva politica.
Caro Antony, riguardo Quirra mi permetto di rammentare che ci son state ben quattro indagini ambientali che, sostanzialmente, non hanno portato a nulla.
Grazie del suo lavoro.
Augusto.
Tutto vero, e non siamo i soli noi sardi a subire questo ricatto, penso a Taranto, a Porto Marghera, alla terra dei fuochi… penso anche che l’impunita che si garantisce a chi inquina contribuisca al perpetuarsi dei delitti ambientali.
Un livello di istruzione più alto, diffuso negli ultimi decenni, avrebbe dovuto favorire la consapevolezza della relazione tra l’ambiente e gli esseri viventi; invece pare che sia servito solo a seguire le regole del profitto. Il guaio è che se anche riuscissimo a sostituire i politici e i dirigenti responsabili dei disastri ambientali, li dovremmo sostituire con persone simili a loro per formazione e per cinismo, che ragionano nello stesso modo e farebbero le stesse cose, perché i favoriti a tali ruoli decisionali si sarebbero specializzati nelle stesse scuole. Quindi, per cambiare, dovranno succedere due cose: che possano accedere alle cariche persone più idealiste e coerenti (intendo anche con sistemi elettorali che lo consentano), e che noi stessi siamo diversamente educati per prevedere le conseguenze delle scelte. Lavoro lungo, ma non impossibile.
Che strano l’ARPAS certifica il grave inquinamento acustico nel centro storico e non accade nulla.
Chissà’ perché nessuno ricorda Gianfranco Pintore e i suoi scritti su questi temi :Sardegna regione o colonia o Sardigna ruia massacrato da sindacati intellettuali e politici soprattutto di sinistra e del PCI in particolare non vi prego non fate i verginelli la memoria in alcuni e’ ancora buona
Caro Giampiero Poddie, bene hai fatto in questa circostanza a ricordare in sintesi chi, come Gianfranco Pintore ha denunciato con le sue opere l’inquinamento del territorio sardo, ma soprattutto quello più devastante: l’inquinamento delle coscienze. Oggi invece appare di moda certa pubblicistica all’insegna del “noi non sapevamo”, che tenta di oscurare le responsabilità politiche della classe politica sarda, madre di quel modello di sviluppo,che ha lasciato in eredità macerie, assistenzialismo e danni all’ambiente,alla salute ed alle coscienze.Il dito va puntato in questa direzione. Ma il male peggiore secondo me è oscurare la memoria. Bona salute Giampiero e Ischina ritza. Vittorio Sella
Negli anni 70, facevamo i blocchi stradali e ferroviari contro l’industria “pesante”.Ma molti ci dicevano che portava benessere,oggi i nodi vengono a galla GRAZIE al Corpo Forestale! che da quando si occupa di questo settore portano a GALLA tutto l’illecito fatto da società nate dalle costole degli stessi Gruppi Inquinatori!! miliardi spesi negli anni 90 che hanno ARRICCHITO i vari direttori ,i vari enti preposti hanno fallito!!ora che c’è la possibilità di andare a fondo ,voi Giornalisti avete il dovere di indagare più a fondo!!Noi Operai abbiamo sempre denunciato i siti pericolosi, ma i controlli “TELEFONATI” trovavano sempre tutto a norma!!Abbiamo rischiato il posto di lavoro,e per questo molti come me sono andati a lavorare all’ESTERO!! ESILIATI!! I politici e sindacalisti non si sono troppo esposti nel contrastare questi illetici e questo è il risultato!!
Non si può pensare di intervenire solo a valle, dimostrando con studi seri basati su dati epidemiologici, l’incidenza delle malattie e delle morti causate dagli inquinanti. Occorre intervenire a monte facendo “PREVENZIONE”, “CONTROLLI SERI” nei terreni, nelle acque, nell’aria. Chi controllava il corretto smaltimento dei rifiuti tossici e nocivi, speciali, radioattivi? Dov’erano le agenzie e gli enti preposti? ARPA, ASL, FORESTALE, FINANZA. Perché nessuno ascoltava le lamentele dei cittadini? Sembra che tutto sia esploso perché i veterinari dell’ASL hanno trovato pecore ammalate a seguito dell’alimentazione con sostanze contaminate dal fluoro. Le pecore che non parlano INDIRETTAMENTE hanno fatto esplodere una BOMBA ECOLOGICA. Paradossi dell’era moderna.!!