Un 25 aprile che pensi di liberarci anche dalla tirannide attuale dei poteri finanziari sovranazionali….e per la nostra Costituzione…!!!

Restiamo e ragioniamo per un momento nella nostra terra.

Perche’ i governanti regionali non danno piu’ risposte ai sardi…?

Da tempo l’ambiente politico sardo sopravvive a se stesso senza produrre atti coerenti con gli interessi della Sardegna per determinare un radicale cambiamento di prospettive economiche e sociali.

Ciò riguarda la sinistra e la destra e i loro gregari… conviventi questi anni con sigle appariscenti ma sostanzialmente strumentali ai privilegi consolidati dei partiti.

Siamo alla vigilia del 28 aprile SA DIE DE SA SARDIGNA.

Nessuna voglia di festa ma di ricordare i moti popolari contro i Savoia….dominatori e tiranni…!

Mi viene in mente la rivendicazione degli Stamenti del 1793 che dava un carattere rivoluzionario al popolo sardo.Erano cinque domande che costringevano i dominatori piemontesi a rispondere per il ripristino dell’antico Parlamento sardo e per un sistema di relazioni che metessero al centro i sardi nella vita economica e sociale… liberandola dalle prepotenze.

La risposta del potere sabaudo fu di totale rifiuto…a cui seguirono una serie di sommosse popolari contro cui fu risposto con violenza e crudelta’.

Perciò la data del 28 non puo’ essere di falsi rituali istituzionali…o di festa….!

E’ giornata di apprensione dei sardi per il proprio futuro e di riflessione sul che fare…! e tutto questo è legato alla vicenda politica attuale in rapporto alle condizioni del popolo sardo.

La crisi attuale è determinata da volontà sovranazionali ed è di ordine economico e sociale, in cui è prevalso il neoliberismo selvaggio delle grandi elites finanziarie che hanno sotratto potere di decisioni autonome agli stessi Stati nazionali già con Costituzioni democratiche. L’Italia ne è compresa.

Ciò ha imposto limiti gravi al governo delle risorse pubbliche che attraversa gli stessi Comuni e la stessa Regione, a cui è stato imposto il Patto di stabilità e il Pareggio di bilancio.

Sono strumenti autoritari di impoverimento obbligato. Qui si passa dentro la strettoia dell’austerità con tutte le conseguenze. Crescente povertà e disoccupazione.

I mandanti siedono nella UE e nella BCE.

Tutto questo non può far parte della “sostenibilità politica fino ad oggi praticata dall’Istituzione regionale sarda con la espressa complicità dei partiti italiani e dei loro gregari.

I partiti, in complicità reciproca, hanno fallito e non sono più, come auspicava Gramsci, “elaboratori delle nuove intelletualità” ma oligarchie che raggrupano interessi dei ceti privilegiati.

Dunque si pone per noi sardi, dopo la caduta di tutte le ambizioni poste nei Piani di Rinascita di una nuova idea di appropriazione del nostro futuro, attraverso il riconoscimento di nuovi protagonisti sociali che aspirano con le loro associazioni a un sistema di autogoverno dal basso che metta alla base un Progetto di liberazione dalla schiavitù attuale dai poteri sovranazionali che impoveriscono famiglie e imprese!

Questo implica che venga subito messo in discussione il Patto di stabilità per Comuni e uuna Regione che guardi subito ai bisogni dei sardi e al loro benessere. E non ai parametri di bilancio.

Per questo c’e’ lo strumento della sentenza della Consulta n.276 del 2016.

Liberiamoci anche dagli slogan “Nuovo modello di sviluppo” oppure “obblighi di sostenibilità”: sarebbero le nuove prigioni per il popolo sardo.

Invece SÌ a “Nuovo Statuto sardo di autodeterminazione” e al cambiamento dal basso, in nome del popolo sardo.

Senza il popolo la Resistenza non vinceva!