A 14 anni ho avuto la fortuna di far parte della prima classe di una scuola superiore di Cagliari in gita di istruzione a Strasburgo assistendo a una seduta dell’europarlamento e a una “lezione” con gli europarlamentari sardi dell’epoca.

E 10 anni dopo, quella di essere uno dei primi sardi a lavorare a Bruxelles grazie a una borsa comunitaria all’atto dell’entrata in vigore del trattato di Maastricht sull’Europa unita, per poi trascorrere là il fiore dei miei anni e crescere, da sardo, come cittadino d’Europa e del mondo.

Figuriamoci se non sono stato felice, ieri, di festeggiare i 60 anni della nostra Europa di pace e interazione di popoli che, fino al 1945, avevano alternato fasi di positiva collaborazione ad altre di guerre e massacri efferati.

Però non posso dimenticare che il sogno di Schuman, Monnet, Spinelli e tanti altri, è stato tradito.

Non solo dai tanti populismi che albergano in qualsiasi società, ma soprattutto dalle elite politiche che hanno perseguito (spesso esclusivamente) le logiche del profitto, del liberismo sfrenato che ha favorito troppo le lobby e salvaguardato poco la gente comune e le grandi specificità di tutte le “periferie” europee.

Forse l’ultimo uomo che ha pensato al “suo” popolo (piuttosto che al cinico profitto, anche personale, finendo la sua storia politica “semplicemete” con la pensione) è stato Jacques Delors col suo libro bianco sull’occupazione (che ho avuto l’ingrato compito di commentare, una vita fa).

Dopo di che solo figure grigie (anche tra i “nostri”) o personaggi di qualità e moralità discutibile, pronti poi a rifugiarsi nel “buen ritiro” dorato dei grandi gruppi bancari che avevano assecondato con politiche e scelte mediocri e scellerate, a fronte di persone, famiglie, persino intere comunità, con le vite devastate da questi meccanismi.

Non conosco il contenuto della dichiarazione che ieri i 27 dell’Ue hanno firmato a Roma, so soltanto che, se non usciranno dalle logiche attuali, rimettendo l’uomo davanti al cinismo delle scelte politiche, tra meno di 10 anni piangeremo per la fine dell’Europa unita. E non solo.