Sta facendo discutere e indignare l’ultimo “schiaffo” del Governo italiano ai danni della Sardegna in merito al via libera del ministero dell’ambiente al progetto targato Flumini Mannu Ltd. – società con sede a Londra – per un impianto di produzione di energia solare.
Ciò che ormai da troppi anni sta avvenendo in Sardegna più che un assalto alle nostre risorse ha i contorni di un vero e proprio assedio su cui i cittadini sardi hanno ben poche possibilità di porre un freno e l’attuale classe dirigente unionista–autonomista è assolutamente priva della volontà politica per opporsi alle prevaricazioni e imporre indirizzi e usi delle terre diversi, soprattutto quando un progetto di land grabbing come questo ha il via libera dallo Stato italiano.
Oggi i sardi non possono decidere il futuro dei propri territori, non possono partecipare alle scelte che riguardano i propri beni collettivi, non possono autodeterminare il proprio sviluppo economico, non possono difendere i propri interessi. Purtroppo la realtà ci dice una cosa tragicamente molto semplice: Questa terra non è la nostra.
Perché se è pur vero che grazie all’impegno di organizzazioni come ProgReS – Progetu Repùblica e dei comitati civici in alcuni casi si è riusciti ad opporsi in maniera ragionata e a difendere il territorio dalla arrogante prevaricazione di avide società con progetti calati dall’alto – vedi la vittoria sul “Progetto Eleonora” della Saras – è innegabile che negli ultimi anni abbiamo assistito più o meno impotenti a un continuo proliferare di grandi impianti di produzione elettrica, eolici e/o solari, in tutta la Sardegna.
Abbiamo vinto qualche battaglia ma stiamo perdendo la guerra. È un po’ come nella lotta al narcotraffico dove per ogni carico di droga che viene bloccato decine di altri vanno a buon fine.
È importante puntualizzare la nostra posizione politica: siamo favorevoli alla produzione energetica da fonti rinnovabili, crediamo in un graduale affrancamento dai combustibili fossili sicuramente più dannosi per l’ambiente e la salute pubblica e riteniamo che il solare termodinamico sia una tecnologia strategicamente importante su cui puntare per questo proposito. Cionondimeno siamo contro le speculazioni e lo sfruttamento sconsiderato del territorio che non portano alcun vantaggio alle comunità e alla nostra nazione.
La centrale che sorgerà nei territori di Gonnosfanadiga, Guspini e Villacidro sarà un mega impianto di 55 MW che occuperà centinaia di ettari di terreno ad alta vocazione agricola, frutterà profitti milionari alla società e, se va bene, un misero 2% dei ricavi e un’elemosina di buste paga per il territorio. I progetti di questo tipo sono così insensati da non poter neanche far leva sull’odiosa retorica del ricatto occupazionale.
Questi sono i casi in cui la mobilitazione è cosa buona e giusta: risvegliare le coscienze e sensibilizzare l’opinione pubblica su un problema che riguarda la collettività e il territorio. Noi ci siamo ma l’impegno per bloccare un progetto approvato e in avvio di lavori è enorme, estenuante. E anche nel fortunato caso si riuscisse a vincere la battaglia, probabilmente in quel momento ci sarebbero due o tre nuovi progetti, approvati dal Governo italiano o dalla RAS, con le stesse caratteristiche speculative e di rapina ai danni del territorio.
Quindi noi sardi cosa possiamo fare? Come possiamo riprenderci la nostra terra in modo definitivo e senza quindi doverci sottoporre a cicliche ed estenuanti lotte?
Certamente serve un serio Piano Energetico Nazionale che determini in maniera netta il futuro energetico per la nostra isola. Dovremo fare delle scelte molto chiare e dare un indirizzo politico ben preciso. È inammissibile che venga dato il via libera per realizzare delle mega centrali termodinamiche come a Gonnosfanadiga – motivando tali scelte con l’obiettivo primario di diminuire la dipendenza dai combustibili fossili – e contestualmente si approvi la costruzione di una “innovativa” centrale elettrica di cogenerazione a vapore da 350 megawatt alimentata a carbone, finanziata con i soldi della RAS (vedi Euroalluminia nel Sulcis).
È fondamentale che i rapporti fra la Nazione sarda e lo Stato italiano vengano ridefiniti attraverso una riforma statutaria che garantisca il rispetto dei nostri diritti, che difenda i nostri interessi e allarghi i nostri spazi di sovranità in tema di energia, fiscalità, istruzione, beni culturali. È tempo di dare inizio a una fase costituente per la riscrittura dello Statuto sardo, perché anche quelle che sono le nostre attuali competenze non siano subordinate alla supremazia dell’interesse nazionale italiano, come purtroppo avviene oggi nei territori del Medio Campidano (vedi art. 1 – 3 Statuto sardo), con buona pace dei tanti sardi che il 4 dicembre hanno votato no alla riforma della costituzione, pensando grazie a quel voto di aver salvato l’autonomia sarda.
Parallelamente, sul piano politico, è sempre più urgente e necessario strutturare una proposta alternativa di governo indipendentista della nostra terra. Un progetto a cui ProgReS – Progetu Repùblica sta lavorando da anni e che, a medio-lungo periodo, costituirà l’antidoto politico alla cattive pratiche dei politici sardi non indipendentisti che si ostinano a prendere il toro per la coda.
*Segretàriu de ProgReS – Progetu Repùblica
Sgombriamo un po il campo dalle bufale.
Che il solare termodinamico sia una “tecnologia strategicamente importante” su cui puntare per il territorio della Sardegna (ma anche dell;Italia…. o dell’intera Europa a Nord del 40-esimo parallello) ecco: QUESTA E’ UNA BUFALA.
Considerando poi lo stesso in abbinamento ad una sezione di elettrogenerazione con turbina a vapore a ciclo Rankine (con tutti gli spillamenti ed i cicli rigenerativi che volete….) ed un alternatore convenzionale, allora la BUFALA DIVENTA MEGASCOPICA.
Parlando fuor di metafore, si puo notare che abbiamo un solo territorio…. e permettere che lo stesso venga occupato da un impianto che, a fronte dell-ingentissimo ed esclusivo fabbisogno di risorse territoriali (e non solo) ha un rendimento medio di processo compreso nel campo 5 -7% corrisponde nient’altro che ad una SVENDITA FALLIMENTARE…
Del Presente ma al contempo del Futuro di questa terra e dei suoi abitanti.
Sono d’accordo con Gianluca Collu sul fatto che lo Stato ci voglia imporre le politiche energetiche, e che noi sardi siamo praticamente passivi , eccetto quei sardi che giustamente si oppongono al mega progetto di Gonnosfanadiga e territorio circostante. Ma io sono invece anche molto preoccupata da quei “piccoli mostri” di pale eoliche che silenziosamente stanno occupando e deturpando le nostre campagne, nell’indifferenza generale. Anche dietro queste pale eoliche mi pare ci siano grosse società che speculano sul nostro territorio e noi che facciamo? Silenzio rotto soltanto dal fischiare del vento che muove le pale …..
Il fine del referendum era proprio questo; imporre tutto dall’altro senza possibilità di contraddittorio. E’ andata male da quella parte, e ora provano con ogni mezzo a promuovere progetti deleteri per la Sardegna. Il tutto nel silenzio generale o senza repliche. Il più diffuso quotidiano regionale non ha in pratica preso posizione su questa faccenda, ma ricordo che in occasione del referendum c’era quello che sembrava un invito a votare sì. Il principale quotidiano regionale non dice (magari occupati a parlare di altro) che un recente decreto del governo ha, tra le altre cose, di fatto eliminato VIA e confronto con le popolazioni locali per quanto riguarda l’utilizzo degli airgun nell’area nord est della Sardegna (dove si trova il Santuario dei Cetacei) per la ricerca di idrocarburi. Come fatto notare da un altro commento, tutti questi “progetti” hanno un solo fine; svendita e distruzione del territorio. Il perché lo potete immaginare; un milione e mezzo di voti su sessanta milioni non contano niente; e quindi per lo stato italiano noi e la nostra terra possiamo anche crepare e levarci di torno. Purtroppo vige l’istituto dell’esproprio; sarebbe il caso di fare un referendum per eliminare tale stortura. Assurdo poi che di tanto in tanto si assista ad appelli a tutelare il comprato agricolo quando stato e regione, oltre a uccidere oltre 200 ettari di terreni fertili, stiano condannando alla disoccupazione le famiglie che vivono grazie al prodotto di quelle terre. Ho appreso del permesso alla Flumini Mannu ltd da questo blog; questo vuol dire che al sig, Cualbu e alla sua famiglia sono stati sottratti terreni che possedevano dal 1800. E nessuno ne ha parlato, a parte questo blog…che vergogna…
I progetti solo sulla carta, la realtà molto diversa. In Italia non esistono cose fatte bene e col rispetto. L’esempio viene dall’alto. Lunga vita al sig. Cualbu : “dovranno passare sul mio cadavere”.