Ce l’avevo in mente da qualche tempo questo tema. Non so perché decido di affrontarlo oggi.

È possibile che l’arrivo della primavera abbia una qualche influenza. Ma è possibile anche che finalmente si trovino – forse – alcune parole da mettere l’una sull’altra che portino alla riflessione.

Il tema parla di Sardegna, ma non solo di Sardegna. Parla di Politica, di Ambiente, di Cultura. Parla di violenza e di attentati agli Amministratori. È possibile che non si parli delle cose che ho appena scritto, ma che si parli con queste parole di tante altre cose. Ognuno, leggendo, potrà dare la lettura che crede.

È del vuoto che vorrei parlare. Già, proprio il vuoto. Il vuoto in senso letterale ma il vuoto anche come concetto. E lo vorrei fare partendo da un pensiero: quando in qualunque campo della nostra vita si crea un vuoto le strade che si possono aprire sono due: quel vuoto rimane vuoto per sempre oppure quel vuoto viene semplicemente colmato, da noi o da qualcun altro al nostro posto.

Come dire che se noi continuiamo a delegare ad altri quel che potremmo fare, gli altri poi faranno a modo loro.

Ci si è mai chiesti, ad esempio, come mai, soprattutto negli ultimi anni, i sindaci siano così famosi? Sì si, avete letto bene, famosi.

Provate a ricordare il nome di un qualunque assessore o di un qualunque consigliere comunale di un paese o di una città qualunque anche vicino al vostro. Nulla vero?

Però il nome del Sindaco si ricorda eccome. È il Sindaco che identifica una comunità. Nel bene e nel male. Se un Sindaco dice una castroneria colossale tutta la comunità ne assume involontariamente il fardello.

Ormai sono i Sindaci che il più delle volte dettano agende politiche, mettono i temi al centro dell’attenzione, si mettono in prima linea per la difesa di diritti inalienabili. Sono i Sindaci di Sardegna che hanno riportato al centro del dibattito nella nostra isola il problema dei paesi, dello spopolamento e delle aree rurali e interne. Sono i Sindaci i candidati più papabili ad ogni tornata elettorale. Sono i Sindaci le persone su cui, secondo l’Istat, ricade la stragrande maggioranza della fiducia dei cittadini.

Pure le responsabilità ricadono sui Sindaci (la salute pubblica, la protezione civile, l’ambiente e tante altre cose), responsabilità non sulla carta. Responsabilità civili e, soprattutto, penali. Chi abbandona i rifiuti per strada forse non sa che per colpa di quell’incauto gesto procurerà una denuncia penale al suo Sindaco.

Sarà per questa sovraesposizione che raccoglie molti onori e tanti oneri che il Sindaco viene spesso identificato come l’unico bersaglio possibile su cui scaricare dispiaceri e frustrazioni anche con gesti ignobili, schifosi e senza alcun tipo di giustificazione ammissibile. Ai Sindaci, e alle loro Amministrazioni che non vengono mai adeguatamente nominate, va un merito: se c’è una speranza da tenere accesa nella politica si deve a loro. Anche quando sbagliano.

C’è una legge, quella dell’elezione diretta, che ha forse agevolato questa situazione ma c’è soprattutto – questa è una mia profonda convinzione – che il Sindaco non fa altro che riempire vuoti. E lo fa con la determinazione di chi è perfettamente consapevole del ruolo di responsabile di processi di vita dei propri cittadini.

Lo fa con la consapevolezza che certe cose, se non le fa lui (o di riflesso la sua Amministrazione a cui non viene mai dato abbastanza risalto) quelle cose non verranno mai fatte. Non un megalomane una persona alla ricerca di visibilità ma bensì “un colmatore di vuoti”.

Si sa, non esistono più partiti, che fino a non troppo tempo fa servivano da incubatori di idee e da luoghi di confronto tra semplici cittadini. O meglio, i partiti esistono. Esistono con la sola ed unica funzione di sfornare nomine, fare congressi sui nomi e non sui temi. I partiti esistono per perpetrare dinamiche di potere che sono invisibili finché non si manifestano, quando ormai è troppo tardi, in maxi speculazioni.

Si manifestano in reti di potere che controllano Asl, società partecipate, banche, commissari ad acta, posti di sottogoverno.

Il vuoto della politica riempito dai Sindaci da una parte e da una gestione speculativa del potere dall’altra. Questo è il vuoto di cui volevo parlare. Un vuoto che ha molto a che vedere con l’anima e con l’etica. Un vuoto che vede i consiglieri regionali della nostra regione privati di tutta la loro autorità istituzionale e allo stesso tempo incapaci di fare politica che non sia personalistica ed egocentrica.

Incapaci di “scendere in trincea” tra i cittadini senza essere tacciati di opportunismo o di ricerca di consenso. E forse un po è anche vero. Ma l’incapacità di leggere la società dal basso, dal punto di vista dei deboli, dei malati, dei cittadini è forse oggi il più grande vuoto della nostra epoca.

Un vuoto colmato con i professori al potere a sfornare ricette da una parte e i sindaci e pochi altri coraggiosi a fare da barriera dall’altra.
Non si colmeranno mai i vuoti giusti senza nuove consapevolezze. Senza una richiesta fortissima di conoscenza e conoscenze che investa ogni cittadino attraverso scuola e cultura.

Non si colmeranno mai i vuoti giusti se prima ogni cittadino non si sente coinvolto e partecipe di tutte le decisioni. Non si colmeranno mai i vuoti se si continuerà a far morire i sindaci di solitudine e responsabilità. Non si potranno creare nuovi partiti o rifondare i vecchi se non si modificano geneticamente e totalmente le prassi di oggi.
Perchè i vuoti si colmano con le parole, con le azioni. Ma anche col cuore e con l’anima.