Se ci pensiamo bene, tutto ciò che è aberrante è frutto di sottocultura.

Una strada che crolla durante un’alluvione, inghiottendo inconsapevoli vittime, è frutto della sottocultura dell’imbroglio e della frode.

Un utilizzo scanzonato di fondi pubblici – sia esso finalizzato a pagare matrimoni, porchetti, penne stilografiche, regali per amici e colleghi – è frutto della sottocultura del privilegio e del “io sono io e voi non siete un cazzo”.

L’utilizzo della violenza e della prepotente intimidazione per soggiogare amministratori pubblici che non si piegano al sistema dei favori, degli “aggiustamenti”, della consorteria è frutto di una sottocultura mafiosa che genera anche omertà e prese di distanza.

Non c’è altro modo, per vincere queste sottoculture, che denunciarle e vincerle investendo sulla più grande nemica di tutte le sottoculture: la cultura.

Il sapere, il confronto, il tempo libero da dedicare alla socialità e al lavoro. Educazione, regole, cultura, opportunità, pari condizioni, meritocrazia. Buone cose che vanno predicate e praticate, con l’esempio. E tutti siamo chiamati – sia chi ha un qualsiasi ruolo pubblico, sia chi non lo ha – a combattere questa buona battaglia.

A seminare civiltà e confronto, elevandoci rispetto al livore, al fanatismo, all’estremismo, all’ignoranza.