Ieri scrivevo di Pigliaru e delle sue innegabili responsabilità a proposito dell’assenza di identità, prospettiva, visione e concretezza da parte dell’attuale Giunta. Responsabilità nella quale ho inteso non coinvolgere almeno nove dei dodici assessori che hanno fatto parte di questo esecutivo, nei suoi primi tre anni di vita.

Oggi credo che sia opportuno non omettere la pesante responsabilità del Partito dei Sardi nei confronti del mondo dell’autodeterminazione, di quel vasto e sempre più dialogante e consapevole mondo che è stato consapevolmente esiliato all’opposizione da chi ha consolidato il suo peso specifico unicamente incardinandosi nel sistema di potere italiano e partitocratico che il mondo dell’autodeterminazione oggi si propone, facendosi guidare dall’etica e con metodi democratici, di scardinare.

Sulla gestione di questo potere a giudicare sarà la storia (e, in un caso, forse, l’Autorità per la Concorrenza e l’Anac) ma quel che interessa oggi è analizzare i messaggi che da quel partito stanno arrivando.

Il segretario Sedda ha dettato la linea: non siamo d’accordo sul rimpasto, anzi non siamo proprio d’accordo con Pigliaru, ma continuiamo a perseguire il nostro programma. Bah.

Sempre lo stesso Franciscu, ieri, rispondendo a una domanda su di me e più in generale del mondo dell’autodeterminazione che si tiene ben lontano dal suo partito, ha detto che noi perdiamo molto tempo a parlare male degli altri. Segnatamente, di loro.

Un concetto ripreso, anche se certamente non si riferiva a me, dal presidente del Partito dei Sardi, che oggi sul suo blog è tornato a citare Ghandi e a riesporre una strana teoria: lui è all’opposizione, anche se resta saldamente assessore e punto di riferimento dei cinque consiglieri regionali che oggi sono praticamente determinanti per tenere in piedi questa maggioranza.

Dicono – sia Sedda che Maninchedda – che loro sono pacifici e per la Sardegna e che noi siamo cattivi e non propositivi perché parliamo male di loro.

Dunque, se ho capito bene, vogliono decidere come si governa e pure come si fa opposizione.

Vogliono spiegarci che é possibile fare l’opposizione a Pigliaru rimanendo in maggioranza fino all’ultimo giorno e, dopo essere rimasti in maggioranza fino all’ultimo giorno, ritengono normale non solo allearsi con chi paga ogni giorno il coraggio di essere opposizione, ma pretendono di essere pure la guida elettorale dell’attuale opposizione che si opporrà alla attuale e morente maggioranza.

Ora, va bene che siamo in un tempo di post verità, di memoria liquida e di faccia tosta ma non potremmo fare che prima il Partito dei Sardi abbandona i posti di potere, poi esce dalla maggioranza, poi chiede scusa ai sardi e poi si mette in umile tuta da lavoro? E poi, forse, possiamo ispirarci a Ghandi, provando a farci convincere che loro sono la migliore risposta al sistema di potere che invece loro stessi oggi incarnano.