Il presente articolo è firmato da Pepe Corongiu ma riporta un comunicato de direttivo de su Coordinamentu pro su Sardu Ufitziale.

La montagna della politica regionale, dopo un travaglio triennale, ha partorito un topolino linguistico. Il Coordinamentu pro Sardu Ufitziale, organizzazione indipendente di linguisti e attivisti molto impegnata in questi anni sul fronte della promozione della lingua sarda, stigmatizza così l’annuncio dato ieri dall’assessore regionale della Pubblica Istruzione Claudia Firino sulla programmazione Rai in materia di bilinguismo.

Dopo tre anni di ritardi e vuoto programmatorio e politico – sostiene il CSU – si apprende che la convenzione di 200 mila euro firmata in dicembre da Regione e Rai prevede che circa la metà dei programmi siano in italiano. Ci si chiede, visto che i canali RAI trasmettono in lingua italiana 24 ore al giorno e 7 giorni su 7, che bisogno c’è di tutelare, con i soldi destinati dal Consiglio Regionale al sardo, il toscano standardizzato, lingua ufficiale della Repubblica, che di sicuro non è una lingua minoritaria né in via di estinzione.

Insomma, oltre al danno di una politica che per tre anni non è riuscita a dare risposte sulla questione RAI, ci si ritrova con la beffa dei programmi Rai in italiano “di cultura sarda” finanziati con i soldi che erano annunciati per il sardo. L’assessore dovrebbe trarre le conseguenze politiche del fallimento della sua azione e, secondo il CSU, si dovrebbe dimettere con dignità prima degli esiti del controverso rimpasto rimandato in maniera estenuante dall’estate del 2015.

La stessa “beffa” riservata al sardo, nel silenzio dell’assessore, era stata realizzata con la legge n°3 del 12 gennaio 2015, nella quale gli aiuti legittimi e doverosi alle emittenti televisive locali, venivano sottratti alle stringenti maglie dell’articolo 14 della legge 26/97, che obbligava gli editori a usare il sardo in cambio degli aiuti, per una più liberale gestione dei contributi anche con l’uso dell’italiano per programmi di “cultura sarda”. Con l’escamotage della dizione giuridica “cultura sarda” si annuncia la promozione della lingua sarda, ma in realtà si promuove ancora di più l’italiano.

Oltre a questo l’assessore Firino è responsabile in questi anni dello smantellamento del servizio lingua sarda (declassato a settore e accorpato nel servizio editoria che ha sempre gestito le convenzioni Rai senza valorizzare a dovere la lingua), della mancata entrata in vigore delle norme di attuazione dello Statuto (più volte annunciate come svolta storica, ma mai realizzate), di una politica ostile alla standardizzazione e favorevole invece alla “balcanizzazione” del sardo in varianti artificiali in particolare a scuola, del depauperamento delle risorse umane formate con tanta fatica dalle amministrazioni precedenti e ora costrette alla disoccupazione.

L’assessore Firino – conclude il CSU – si lamenta che il Governo Italiano non abbia ancora riconosciuto pienamente il sardo come lingua e non abbia attivato una convenzione Stato-Rai, ma ci si chiede di chi è la responsabilità se non della Giunta Regionale che non ha mai proposto al Governo il problema con autorevolezza e convinzione in nessun Patto, Accordo o Dossier, o dei deputati sardi (della stessa maggioranza che sostiene la Firino) che nell’estate del 2015 votarono contro l’inserimento del sardo nelle lingue protette dalla Rai. O se è colpa di un assessorato che rema contro la standardizzazione unitaria, quando la stessa Avvocatura dello Stato, in un’ordinanza della Corte Costituzionale dello scorso anno, ha sostenuto che il problema del mancato riconoscimento del sardo risiede proprio nella piena valorizzazione della Limba Sarda Comuna come variante ufficiale scritta.

Ciò premesso – ribadisce il CSU – l’assessore dovrebbe andare via e dare la possibilità alla Regione, dopo tre anni terribili, di ritrovare armonia con il problema della salvezza della lingua sarda che riguarda tutti a prescindere che siano sostenitori della giunta o dell’opposizione, di questo o di quel partito. Perché la nostra lingua così rischia di estinguersi.