L’espressione “avere una palla al piede” ci potrebbe condurre alla Sardegna, immobile in mezzo al mare, ma soprattutto incapace di decidere dove andare o decisa a non andare da nessuna parte.

Avevo seguito la vicenda della centrale termodinamica di Flumini Mannu che dai media è stata raccontata come l’ennesimo sopruso sul territorio, con tanto di speculazione e con l’eroe Davide che si oppone all’avidità-Golia. Essendo un sostenitore delle energie rinnovabili, e ancor più dell’indipendenza energetica della Sardegna attraverso queste sole energie vorrei ritornare su questa storia.

Non per dare un assist al gruppo promotore, ma per riflettere su uno dei tanti esempi di immobilismo che ci attanagliano.

Un progetto per un impianto solare termodinamico della potenza di 55 MWe proposto più di tre anni fa; oppositori sono la Regione Sardegna, il Ministero dei Beni Culturali, Legambiente, i 5 Stelle, i comitati civici e gli enti locali sardi, ossia quasi tutti, con i soliti se e ma; la Flumini Mannu Limited si occupa di investimenti nel settore energetico, ed è rappresentata in Sardegna dall’architetto Virdis che sostiene che “la mancata realizzazione delle centrali la Sardegna perderebbe una importante opportunità di lavoro e sviluppo”.

Riporto alcune considerazioni a favore: occupazione del suolo pari allo 0,01% del totale dei terreni agricoli sardi che potranno in ogni caso continuare ad essere coltivati con sistemi irrigativi con notevole risparmio d’acqua; vi sarà lavoro per 1.500 persone nei tre anni di costruzione e per 70 persone per la gestione e manutenzione; il 50% delle componenti dell’impianto, ad alta tecnologia italiana, verrà prodotto in Sardegna e la produzione potrà fornire energia pulita a oltre 200.000 persone e infine col recupero dei vapori si riscalderanno e raffredderanno industrie, serre e servizi del territorio. In un momento in cui lo sviluppo di tali operazioni è fondamentale tale progetto che metterebbe la Sardegna in primo piano, in quanto all’avanguardia rispetto ai tanti impianti che si realizzano prevalentemente in USA, Spagna e nord Africa.

Se è vero che non si ha bisogno di nuove centrali, è anche vero che si potrebbero dismettere le centrali a combustibile fossile, in sintonia con una filosofia sempre più proclamata che applicata.

Concludendo quanto su riportato non vuol essere una campagna a favore della centrale, ma semplicemente una riflessione sulla stagnazione assoluta in processi innovativi di sviluppo.

Perchè si è detto sì, e si vogliono ancora sostenere industrie che hanno distrutto e inquinato territori (Eurallumina, 90 milioni di tonnellate di fanghi rossi), a fabbriche come la Rwm di Domusnovas che produce bombe, alle servitù militari rendendo la Sardegna la regione europea più militarizzata con 35.000 ettari? Anche le scorie nucleari portano redditto.

Richiamando Alberoni noi sardi siamo in uno “stato nascente” che non vuol nascere. Paradossalmente Golia non è un mostro malvagio ma l’insieme della diffidenza in nome di una coscienza che non vuol svegliarsi.