La leggenda vuole che Pranu sanguni sia stato teatro di uno scontro epico: San Giorgio contro il Drago. Vagando a cavallo per quelle terre S. Giorgio si trovò dinanzi un terribile drago a sette teste che terrorizzava gli abitanti dei villaggi circostanti.
Allora il santo, coraggiosamente si lanciò all’attacco e sguainata la sua luccicante spada, riuscì a ferire mortalmente l’orribile mostro, che morì dissanguato dopo aver inondato il campo con il suo sangue rosso brillante.
Il sangue del drago macchiò la terra e la rese sterile, infatti ancora oggi nel punto dello scontro non cresce nient’altro che un erbetta grassa di colore rosso.
Pranu sanguni deve il suo suggestivo nome probabilmente a questa leggenda, oppure alle tante battaglie che qui si sono combattute tra nuragici e romani. Non si ha certezza della sua origine, come di quella di tanti altri toponimi della zona.
A Pranu ‘e sanguni i vasti pascoli e il vento, che soffia quasi incessantemente durante tutto l’anno, rendono il paesaggio un luogo ideale per chi vuole godere della pace che solo la natura sa donare.
Il silenzio viene interrotto ogni tanto dalle poche auto che sfrecciano sulla strada che collega Silius con S. Andrea Frius, e poi da un altro rumore che proviene dal centro della vallata, accanto a dove secoli prima un trionfante S. Giorgio assistette alla lenta agonia del Drago.
Il rumore proviene dal movimento di 16 ruote, che scorrendo su una rotaia circolare lunga 40 metri, permettono ad un colosso di 3000 tonnellate di ruotare su sé stesso. Il colosso in questione è il Sardinia Radio Telescope (SRT), il Radiotelescopio più grande e più tecnologicamente avanzato mai costruito in Italia, alto quasi 70 metri, quanto un palazzo di venti piani. L’SRT è davvero importante per la ricerca scientifica in quanto, nonostante la sua impressionante mole, è uno
strumento di altissima precisione in grado di analizzare il cielo come se fosse sotto la lente di un microscopio.
I lavori per la sua costruzione vennero iniziati nel 2003 e si conclusero con l’inaugurazione il 30 settembre 2013.
Dieci anni di lavoro e oltre 60 milioni di euro per completare un’opera che oggigiorno è perfettamente funzionante e offre il suo contributo al mondo scientifico. Nel 2010 si temette un improvviso stop ai finanziamenti da parte della allora ministra Gelmini, dovuto ai tagli alla spesa pubblica.
Un pericolo scongiurato anche dall’impegno del Comitato Pro Sardina Radio Telescope, che diretto dal sanbasilese Max Cordeddu, coinvolse oltre ai semplici cittadini anche importanti nomi della scienza, come Margherita Hack. Il SRT opera e da il suo contributo alla scienza, non fa parte di quel nutrito gruppo di opere incompiute che deturpano il paesaggio e non producono un bel niente.
Considerando cosa abbia portato al territorio però c’è da rimanere un po’ delusi. Un’opera tanto importante, di Livello non solo nazionale ma addirittura mondiale, ha portato al territorio di San Basilio e dintorni davvero poco o niente. Quando in paese si presentò il progetto ci fu grande entusiasmo, si parlava di costruire alloggi, mense, lavanderie e tutto quello che poteva servire
ai tanti scienziati e tecnici che si sarebbero trasferiti a San Basilio.
Si fece un gran parlare di questa opportunità per il paese e i suoi abitanti, alcuni iniziarono a immaginare come sarebbe stato vivere con gli scienziati, tanti dei quali, si diceva, stranieri. E poi c’era il turismo, chissà quante persone avrebbe attirato una cosa del genere e quanti posti di lavoro avrebbe creato.
Si sognava in grande, e a dire la verità i presupposti c’erano (o ci sono?) tutti. In realtà la costruzione dell’SRT creò qualche posto di lavoro, qualche ragazzo di paese ad esempio lavorò al cantiere. Dopo l’inaugurazione del 2013, di scienziati e tecnici nemmeno l’ombra, nessuna faccia nuova, nessun camice bianco in giro per San Basilio.
Il centro operativo dell’SRT venne realizzato a Selargius da dove si effettuano quasi tutte le operazioni di monitoraggio e di ricerca. Inoltre al Centro di Osservazione Astronomica di Selargius è in corso di realizzazione un Campus con planetario, biblioteche, sale a tema e altro.
A Pranu Sanguni dal 2011 si può visitare gratuitamente il sito, accompagnati da un
ricercatore, solo su prenotazione nelle giornate di venerdì. Questa è l’attuale situazione. Per chi non lo sapesse il Gerrei è una delle regioni storiche meno popolate e più povere della Sardegna.
Lo Spopolamento ormai è considerato un fenomeno naturale (come la pioggia o il vento mica li puoi fermare!), un destino ineluttabile al quale è impossibile opporsi. Scuole che chiudono, servizi ridotti all’osso sono la normalità Gli abitanti appaiono consapevolmente insensibili, tutti (o quasi) sono pessimisti riguardo il futuro.
Ovviamente gli amministratori rispecchiano l’umore dei Cittadini. Quando parlano di futuro del territorio l’atmosera si fa cupa e seriosa, (tutti sanno in partenza a quali inconcludenti conclusioni si arriverà alla fine del discorso) la rassegnazione avanza, e parole come “abbandono”, “tradimento”, “povertà”, “desertificazione”, ”individualismo”, “scarsa propensione All’impresa” volano di bocca in bocca e trovano un consenso unanime.
Tornando al discorso dell’SRT c’è da dire che le responsabilità del mancato sviluppo economico del territorio vengono fatte rimbalzare un po qui e un po li come sempre: la Regione non ha rispettato i patti sottoscritti 15 anni fa e l’INAF non ha fatto il suo dovere.
Molte volte la Regione non si è dimostrata il partner ideale per progettare un futuro a medio-lungo termine, i motivi possono essere vari e non sempre riconducibili a scarso interesse o incapacità.
Quello che davvero spaventa però è altro: cioè
quella consapevole insensibilità di cui si parlava prima, diffusa tra le persone di ogni età ed estrazione sociale. I giovani sono giovani solo fisicamente, i loro discorsi sono stantii, corrono in circolo e non portano a nulla. Il problema come al solito è culturale prima che finanziario!
A Pranu Sanguni non si è ancora sviluppato nulla non solo perché la Regione non ha finanziato questo o quello ma anche perché il territorio (nel senso generale del termine cittadini e amministratori) non ha dimostrato interesse verso l’SRT. Le persone che visitano il sito non sono mai del territorio, la maggior parte di noi non sa nemmeno che si può visitare, molti lo verranno a sapere per la prima volta leggendo questo articolo.
Se ci avessero costruito un Eurospin anziché
uno dei Radiotelescopi più importanti della Terra allora saremmo andati tutti a Pranu Sanguni!
Accontentarsi di questa situazione sarebbe davvero grave e rinunciare a cogliere l’occasione che nonostante tutto ci offre il SRT equivale a condannare la comunità di San Basilio e il territorio all’inesorabile spopolamento.
A Pranu sanguni oggi non c’è un bar, un ristorante, una bancarella, un info point, niente di niente; niente a parte pascoli, alberi, vento e una opportunità alta 70 metri.
Ho passato venti dei miei quaranta anni di lavoro nell’industria sarda: tra Sarroch, S. Gavino, e Porto Torres.
Le visite ricevute da parte degli studenti agli impianti si possono contare sulle dita di una mano, e l’interesse é sempre stato molto tiepido. Le ragioni di questo comportamento possono essere tante, ma ne voglio suggerirne qualcuna. La storia recente ha convinto i genitori degli studenti che l’unica vera sistemazione lavorativa é quella di dipendente pubblico. Gli altri sono ripieghi, per giunta a rischio di licenziamento. Non solo, i sardi lavoratori dipendenti non sanno che cos’é l’orgoglio professionale e l’attaccamento al lavoro: manca la cultura della classe operaia, quella che fa sentire l’operaio il vero padrone della fabbrica. E poiché moltissime assunzioni sono frutto di clientele, i genitori non parlano coi figli del loro lavoro, forse vergognandosene un pochino. Il radiotelescopio non sfugge a questa situazione. Per giunta puó lavorare in controllo remoto, ovvero da astronomi che lavorano comodamente di giorno quando qui é notte
Bellissimo articolo, di una verità che non necessita di alcun tipo di ulteriore commento
Complimenti e per l’articolo!!!!Conosco il Gerrei,ogni giorno da Cagliari parto per giungere ad Armungia dove lavoro.La bellezza del paesaggio toglie il fiato…..e il legame con questa zona diventa sempre piu’forte!!Si potesse davvero arginare lo spopolamento…
È una ingiustizia che il centro di osservazione sia stato ubicato a Selargius e fra poco anche il campus ,evidentemente il peso politico di qualche onorevole ( si fa per dire ) a prevalso sul buon senso. Le popolazioni locali dovrebbe far sentire la propria voce, per il tradimento subito. Questo fatto mi ricorda quanto ha dato il comune di villaputzu per la base militare di capo san Lorenzo, ottenendo solo le briciole a diferenza di altri comuni che non hanno concesso neanche un cm quadro di terreno, ma ottenendo posti di lavoro di gran lunga superiore a villaputzu e tanto altro. Naturalmente la popolazione non si mai esposta a far valere le proprie ragioni e i sindaci che si sono su seguiti in 50 anni si sono accontentati di qualche invito a pranzo per qualche cerimonia e per l’assunzione di qualche parente o amico (briciole ) .
Ho scritto un commento ma non mi appare? ??lo avete canc
Sono d’accordo con chi definisce l’articolo bellissimo, ma io vorrei aggiungere che queste cose sono la prova di quanto siamo inadeguati a gestire le opportunità offerte. Una struttura del genere, senza adeguata viabilità, senza scuole nei dintorni che fossero in grado di fornire personale idoneo ad essere professionalmente “trasformato” per operare in quest’installazione, senza politica per spingere quando serviva perché queste cose nascessero in tempo utile (devo desumere che un mostro di 70 metri d’acciaio spunti come un fungo, dalla sera alla mattina…), a cosa doveva portare? Se si esercita l’arte di perdere le occasioni, mettendo sempre e costantemente in pratica il verso della canzone di Luciano Ligabue, dove dice “ho messo via i buoni consigli/ dicono: ‘è più facile’/ li ho messo via perché a sbagliare/ sono bravissimo da me…”, è naturale che poi imbonitori, cantastorie, raccontatori di sogni e spacciatori di scorciatoie impreparati (quando va bene) o dolosamente inetti (quando siamo DAVVERO sfortunati) allignino nella Nostra Isola. Purtroppo, sembra che qua ci sia solo gente che apre la bocca e dà fiato non per suggerire soluzioni, ma per piazzarsi bene nella corsa al posto pubblico più ambito: quello del politico…
L’accostamento tra la rilevanza dell’opera realizzata e quella dell’eventuale opera alternativa è sicuramente provocatorio. Penso però che renda molto bene l’idea sull’incapacità e inadeguatezza della nostra classe dirigente, amministrativa o politica che sia. Un’idea è grandiosa quando dispone di di un corollario. Il radiotelescopio rappresenta un’opera importante per la scienza e di questo va dato merito a chi ne ha voluto la concretizzazione. Però tutto si ferma all’aspetto scientifico, l’economia delle zone circostanti ha goduto solo di benefici marginali. L’iniziale immaginazione di poter vivere gomito a gomito con scienziati di tutto il mondo come l’illusione di vedere nuovi posti di lavoro o la speranza di uno sviluppo turistico sono rimaste solo nella mente degli abitanti di San Basilio. Il centro operativo è lontano, nell’area metropolitana della capitale sarda. Collegamenti, strade, opere pubbliche, dove sono? Boh? E’ quasi irriverente l’accostamento con un supermercato quale che sia la sua l’insegna, ma rende alla perfezione la rappresentazione della realtà della nostra classe dirigente.
Come al solito noi sardi .. Non siamo capaci a cogliere le opportunità che ci vengono offerte .Di solito ci accontentiamo Delle briciole…..In questo caso neanche quelle . Peccato.
Qualcuno sa darmi una spiegazione o commento alle voci che circolavano circa la inutilità di tale ennesima cattedrale nel deserto a causa della poco diastante miniera di Silius che con le detonazioni continue smottano il terreno rendendo inutile il radiotelescopio che neccessita di un terreno con una stabilità al micromillimetro per poter dare dati realmente utilizzabili?
Ballaesa d’origine, ho sempre individuato a Pranu e’sanguini la fine delle curve da mulattiera che portavano il mio paese alla città. Adoro il radio telescopio, mi fa sentire fiera della mia terra silenziosa con l’orecchio al cielo.
I problemi dei nostri paesi sono legati non certo a questa costruzione, bensì agli anni di amministrazioni comunali e regionali indifferenti al territorio e alle reali problematiche delle persone. La viabilità prima di tutto.