Sovranità per un popolo significa avere la possibilità di esercitare l’autodeterminazione sia in tutti gli ambiti che lo riguardano in via esclusiva che in quelli in condivisone con altri popoli o con altre entità collettive.

Se si è sovrani le regole per decidere negli ambiti di competenza esclusiva, sono interne e quelle per decidere negli ambiti in condivisione sono concordate ed interrelate con altre entità sovrane.
La sovranità decade se altri possono decidere sulle regole interne o su quelle concordate.
La sovranità decade anche quando altri decidono gli ambiti esclusivi o/e condivisi.

Ambiti esclusivi: Il modello sociale – Il modello istituzionale – La fiscalità – La polizia – La bandiera nazionale – La lingua nazionale – Atti di condivisione con altre entità collettive.

Gli ambiti condivisi sono quelli che derivano dall’appartenenza ad agglomerati politici plurinazionali o da trattati internazionali con altre entità collettive sovrane.
Tutte le condivisioni derivano naturalmente da atti decisi in ambito esclusivo.

I sardi non sono sovrani sul proprio territorio nazionale

I sardi non hanno sovranità perché non possono autodeterminarsi ne in ambiti esclusivi ne in ambiti di condivisione le poche potestà legislative e normative, previste nello Statuto Regionale, sono delegate dallo Stato italiano e da esso possono essere ampliate, ridotte e persino abrogate se per propria convenienza ritiene necessario farlo.

Se i sardi sono una nazione e pur avendo il diritto di autodeterminarsi, non possono farlo, è palese la loro sudditanza verso chi ha il potere di decidere per loro.
Se ci si affaccia alla finestra della storia del popolo sardo si nota subito che il rapporto di sudditanza che sta subendo oggi la nazione sarda non è assolutamente diverso da quello che gli hanno imposto gli altri dominatori che hanno preceduto gli attuali.

L’attualità non ci deve ingannare nel valutare i rapporti tra dominatore e dominato, presto l’oggi diventerà ieri e passerà dall’attualità al passato, influenzando ma non determinando il futuro. Presto nello scaffale della storia sarda ai volumi titolati Sardegna Punica, SRD Romana, Aragonese etc si aggiungerà quello di Sardegna Italiana che nel frattempo la storia ha chiuso e consegnato al passato.

Tra attualità e futuro non c’è una relazione di tipo matematico, non si ha un risultato certo.
L’attualità sarda che è stata romana, bizantina, giudicale, spagnola, austriaca ….., non si è mai cristallizzata, perché dovrebbe cristallizzarsi adesso che è italiana ?.

I presupposti non ci sono, la storia non è un’equazione e se lo fosse si può davvero pensare che la soluzione sia arrivata con la formazione dello stato italiano ?.

Non viene il dubbio che la stessa sensazione si sia presentata durante le altre sudditanze ? e non viene il dubbio che i sardi si sarebbero potuti scoprire francesi o inglesi se una sola virgola della storia si fosse spostata?

Sicuramente questi dubbi si presentavano forti in su sentidu dei sardi che conoscono la storia del proprio popolo e deboli o addirittura distorti nel sentidu dei sardi che hanno subito la cancellazione della storia del proprio popolo e sono stati costretti a riconoscersi nella storia del dominatore di turno.

Che fare ? C’è una certezza da porre subito in chiaro, i sardi non possono rinunciare al loro essere nazione.

L’essere nazione infatti non è una qualità in possesso della generazione sarda in attualità ma è un carattere indisponibile di una collettività, che non può essere alienata o contrattata nella contingenza.
I sardi del futuro non possono essere privati della propria nazionalità dai sardi del presente e neanche da quelli del passato.
La cosiddetta “fusione perfetta” voluta dai sardi 1847 è stata solo una fusione politica e statuale, in nessun caso potevano decidere una fusione nazionale della Nazione Sarda con la Nazione Italiana.

E’ il colonialismo moderno che ha inventato la fusione nazionale, la necessità di far coincidere lo stato con la nazione ha imposto ai Sardi la nazionalità italiana ai Corsi la nazionalità francese e cosi via peri i baschi, i catalani, e per tute le nazioni senza stato.

Si è falsificato il carattere “essere nazione” e lo si è vincolato all’”essere stato” .
Per costruire gli stati-nazione si sono invasi territori con le armi, distrutto culture ed economie si sono compiuti dei veri genocidi, non sempre silenziosi e senza spargimento di sangue.

Gli altri dominatori del polo sardo, compresi i romani e gli spagnoli hanno rapinato ed ucciso ma mai hanno imposto la fusione nazionale.

Qualunque cosa risposta si dia al “che fare” in nessun caso può essere barattato l’essere nazione del popolo sardo ed il suo diritto alla sovranità sul proprio territorio e sul proprio destino.

La sovranità e indipendenza.
Per un indipendentista la sovranità è solo l’indipendenza, ma mentre l’indipendenza è un traguardo e non è divisibile in tappe la sovranità è una progressione che può presentare tratti di condivisione anche con chi non accetta che la progressione porti all’indipendenza.

E’ su questi tratti di condivisione che le forze che hanno genesi nella nazione sarda e sono ad essa organiche si possono trovare e conseguire insieme quote di sovranità sempre maggiori.

Tratti di condivisione che debbono essere necessariamente laici, liberati da confessionalismi politici che potrebbero indebolire irrimediabilmente l’agire comune e neutralizzare il “collante nazionale”.

Agire condiviso

Possibili spazzi di agire condiviso

a) Nuovo statuto – ricontrattazione del rapporto Sardegna Italia.

Detto ciò bisogna decidere anche cosa fare nel caso i sardi vengano chiamati a scrivere un nuovo statuto e dunque a ricontrattane i rapporti con lo stato italiano.

Chiariamo subito che se sarà il Consiglio Regionale della Sardegna a riscrivere il nuovo statuto, la contrattazione sarà tutta interna allo stato italiano ed alle sue componenti politiche.
– Anche se la riforma del titolo V della costituzione italiana prevede che lo stato sia una delle componenti della Repubblica, insieme a regioni, province e comuni, di fatto poi questi ultimi lo stato li contiene tutti e sono ad esso sottomessi.
– Il 90% del consiglio regionale è stato eletto su candidatura interna e organica ai partiti italiani ed ad essi rispondono nelle scelte politiche ed ideologiche.

Non si tratterebbe dunque di una ricontrattazione ma di un atto di sudditanza e di rinnovata fedeltà e sottomissione che potrebbe perdere, invece che acquisire, spazzi di sovranità rispetto all’attuale statuto. I consiglieri, tra l’altro, sono stati eletti con delega per governare e legiferare e non per incarichi da assemblea costituente.

Se una nuova Carta de Logu si dovrà scrivere, lo dovrà fare una Corona de Logu, esterna al Consiglio Regionale e dunque anche allo Stato, eletta in modo proporzionale su liste regionali e provinciali. Neanche sa Corona de Logu sarà libera di dichiarare l’indipendenza della Sardegna ma avrà almeno l’occasione di lanciare una sfida di sovranità verso lo stato che detta sovranità sta impedendo. I costituenti saranno più liberi dei consiglieri, essendo un incarico a termine avranno minori condizionamenti carrieristici e clientelari, saranno meno vincolati dalle segreterie di partito e ed avranno il peso della responsabilità di essere stati chiamati a determinare i destini storici e politici del loro popolo.

Sono, dunque, degne di attenzione le due proposte che prevedono l’istituzione di un’assemblea costituente, perché anche se non in grado di mettere in discussione l’appartenenza della Sardegna allo stato italiano possono rigettare l’imposizione della nazionalità italiana e dare spazio all’insofferenza dei sardi verso la sudditanza ed alle sue aspirazioni di indipendenza e soggettività in Europa e nel Mondo.

In ogni caso chiunque venga chiamato a ricontrattare il rapporto Sardegna – Stato italiano, deve partire dalla consapevolezza che non è in suo potere disporre e spendere nella contrattazione del carattere nazionale del popolo sardo e del suo diritto alla sua autodeterminazione.

Tre strade sono possibili.
1) Si chiede lo scioglimento della fusione perfetta contrattata nel 1847 tra gli stamenti sardi e il re, perché non si sono verificate le condizioni che i sardi speravano si verificassero con la fusione della Sardegna con l’Italia.

Nel 1847 i sardi hanno voluto la Fusione Perfetta con la speranza di averne un beneficio per il loro popolo, ciò non è mai avvenuto, come Cavour, tutti i capi di governo italiani che si sono succeduti, hanno mortificato ed ingannato i sardi.
Così come i sardi hanno esercitato la sovranità per chiedere la Fusione Perfetta nel 1847, preso atto che la scelta non ha conseguito gli obiettivi, possono oggi, con la stessa sovranità, sciogliere la Fusione, riappropriarsi delle loro prerogative e chiedere un patto direttamente con l’Europa.

2) Si rivendica la sovranità piena ed il diritto all’indipendenza, per cui sono inderogabili i seguenti assunti;
– La nazione sarda è un’altra nazione rispetto a quella italiana, in questo senso è già indipendente dalla nazione italiana. E’ l’indipendenza statuale che manca ai sardi.
– Lo status di Nazione è oggettivo, non può nascere dalla concessione dello stato che tiene la dominazione del popolo oppresso.
– Un rapporto pattizio con l’Italia è possibile solo in stato di parità e dunque tra stati. Qualunque altra forma di patto sarebbe una riverniciatura della dipendenza.
– L’italianità è incompatibile con la cultura, l’economia, la civiltà e la dignità del popolo sardo, ne impedisce la soggettività politica ed economica in Europa e nel Mondo. L’indipendenza statuale della nazione sarda non è solo un diritto ma una necessità, non ci potrà mai essere prosperità senza la piena sovranità.
– Finché per contare in Europa e nel Mondo sarà necessario essere stato, l’indipendenza statuale della nazione sarda sarà l’obiettivo irrinunciabile degli indipendentisti.
– Non esiste più la dimensione minima per essere stato e per la prima volta si apre una nuova strada per l’indipendenza, può essere data da un organismo sopranazionale diverso dallo stato dominante.

Ed un eventuale statuto deve assolutamente contenere i seguenti concetti;
– Il riconoscimento ufficiale della Nazione sarda e del suo diritto all’autodeterminazione.
– La temporaneità e la contingenza della sua appartenenza allo stato italiano.
– La costrizione all’appartenenza allo stato italiano derivata da conquiste e repressioni.
– La volontà di entrare in Europa con una propria soggettività politica
– L’assunto che i sardi sono un popolo ed hanno il diritto di decidere del loro destino.

Senza inventare niente di nuovo ma semplicemente con un copia incolla di quanto già deliberato dal consiglio regionale (Mozione di Sovranità del Popolo Sardo, approvata dal Consiglio Regionale il 25 settembre 1998, Legge sulla bandiera nazionale sarda, Istituzione de sa die de sa sardigna, legge sulla Denuclearizzazione e legge 26) la nuova Carta de Logu potrebbe iniziare in questo modo:
La nazione sarda, che, essendo stata privata di una propria statualità con la forza e con il genocidio da successive operazioni colonialiste, si trova oggi, involontariamente, a far parte dello stato italiano, afferma il diritto ad essere padrona del proprio futuro e si dichiara sovrana sulla Sardegna, sulle isole adiacenti, sul suo mare territoriale e sulla relativa piattaforma maritima.

3) Uno statuto di resa e di sudditanza che riconosca lo stato coloniale della Sardegna che contenga;
– Che il rapporto tra la Sardegna e lo stato italiano è di sudditanza
– Che la sudditanza è forzata e che l’imposizione della lingua, della scuola , della cultura, dell’apparato giudiziario, dell’ordinamento politico e sociale, dell’esercito, della polizia e di tutte le istituzioni statali italiani, è dovuta a tale stato di sudditanza.
– Che la nazione sarda accetta lo statuto coloniale perché in condizione di sudditanza imposta da un dominatore più forte ed impedita, al momento, di conquistare la propria indipendenza statuale, alla quale comunque aspira.

Bisogna assolutamente evitare che la “nostra” proposta di ricontrattazione con lo stato sia una nuova fusione perfetta