(Pro lèghere s’artìculu in sardu pùnghere subra sa bandera in artu)

Che cos’è un accantonamento? In uno scarno comunicato pubblicato sul sito della Regione Sardegna il Presidente Pigliaru descrive in questo modo l’accantonamento: […] un contributo straordinario all’equilibrio della finanza pubblica statale che si è trasformato in un prelievo costante ai danni della Sardegna che consideriamo ingiusto […].

Per questo il Presidente della Regione ufficializza la decisione dell’Esecutivo di impugnare davanti alla Corte Costituzionale la “Legge di stabilità 2017”, ovverosia la Finanziaria nazionale, che prevede la proroga degli accantonamenti fino al 2020 per implementare il fondo sanitario nazionale.

Il Presidente Pigliaru non dice però a quanto ammontano gli “accantonamenti”, che sono nell’ordine di 684 milioni di euro l’anno, né che noi non dobbiamo implementare nessun fondo nazionale sanitario dal momento che la Regione contribuisce da sola alla sua spesa sanitaria, che costituisce oltre il 60% del bilancio sardo. Inoltre, non quantifica il costo che si determinerà ai danni della Sardegna qualora le Regioni a Statuto Speciale siano tagliate fuori dal Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri sul cosiddetto “Fondo Provincie e Città Metropolitane e Fondo Regioni”.

In altre parole, questi prelievi forzosi metteranno in serio pericolo la stessa governabilità dell’Isola.
Ma facciamo un passo indietro e andiamo a vedere l’accordo che è stato fatto qualche anno fa proprio da questa maggioranza con il Governo italiano quando sono stati ritirati i ricorsi alla Corte Costituzionale presentati dalla precedente Giunta Cappellacci proprio sulla questione degli accantonamenti.

I nostri governanti avevano definito gli accordi tra l’assessore Paci e il ministro Padoan “una trattativa ferma e costante con lo Stato” per cui vi erano le condizioni per ritirare tutti i ricorsi presentati alla Corte Costituzionale, compresi quelli già vinti. La Valle d’Aosta, che invece aveva proseguito nel ricorso, ha vinto e ora chiede indietro i propri diritti.

Ma allora viene spontaneo chiederci: «Ma che razza di accordo hanno firmato con lo Stato italiano Pigliaru e Paci, se ora vogliono presentare alla Corte Costituzionale gli stessi ricorsi che hanno ritirato qualche anno fa?»

Deve essere accaduto che hanno scambiato qualche parola per un’altra, come accade con le preposizioni latine “ad” con “ab”, tanto simili ma diametralmente opposte, in cui la prima esprime moto da luogo e la seconda moto a luogo. Ad esempio, se Pigliaru dice a Gentiloni: «Vogliamo che i 684 milioni siano accantonati nel “nostro” bilancio (ad cantonamentum)» e Gentiloni replica dicendo: «Siamo d’accordo, i 684 milioni saranno accantonati nel “nostro” bilancio (ad cantonamentum)», sta dicendo la stessa cosa ma da una posizione diametralmente opposta. Quindi Pigliaru e Paci non si sono accorti che Gentiloni avrebbe dovuto utilizzare la particella “ab” e scrivere: «Siamo d’accordo, i 684 milioni saranno accantonati nel “vostro” bilancio (abs cantonamentum).

“Accantonare” poi significa mettere in un angolo, conservare da parte una somma come riserva, e non sottrarre qualcosa a qualcuno per poterla utilizzare a proprio piacimento. Pertanto Pigliaru e gli altri devono prima di tutto dire chiaramente che quei soldi sono nostri e il Governo non li sta accantonando per consegnarceli in seguito, ma li sta prelevando dalle nostre casse per utilizzarli immediatamente per se.

In secondo luogo, dovrebbero chiedere scusa e dimettersi per l’ennesima e grave “ad cantonatam” presa ai danni del Popolo sardo.