(Pro lèghere s’artìculu in sardu pùnghere subra sa bandera in artu)
Cosa debba o non debba essere questa nostra Sardegna, bella e disgraziata, in tanti mostrano di saperlo. Qualcuno preferisce addirittura scriverlo sui muri, usando sempre forme negative del tipo “Sardigna no est..” o imperativi come “A fora…”.

Quando in qualche angolo di strada mi imbatto in questi slogan, confesso di provare un po’ di invidia. Perché io, che in uno dei paesi di questa isola ci sono nato, che ne ho imparato la sua lingua nell’intimità della mia famiglia, di sicurezze non ne ho poi tante e nella mia valigia non metto mai bandiere.

Ma non mi fraintendano i leader indipendentisti, che tanto parlano di percorsi da fare e rivoluzioni culturali. Non incasellino me e i tanti come me tra le fila degli sbadati cittadini, disattenti e abitudinari, che attendono inconsapevolmente una presa di coscienza così da aprire gli occhi. Si, le invidio le vostre sicurezze, io che penso ad un’identità molteplice, complessa, difficile. E’ duro da accettare per qualcuno, sarebbe più semplice essere qualcosa di definito e basta, con gran sventolio di drappi e stemmi.

Scriveva la Deledda: Siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi, romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi. Parole che mi rendono inquieto, confuso, eppure che sento mie.

Ma l’identità ha sempre una forte connotazione personale ed è sulle rivendicazioni politiche che preferisco rivolgermi a voi.

Voi, leader indipendentisti, propagandate sul rapporto tra lo stato centrale e la Sardegna affermando un sacco di cose condivisibili. A mio parere, il vostro errore sta nel continuare a sbagliarvi sui nomi delle cose di cui parlate. Usate impropriamente la parola colonialismo in luogo di crisi centro-periferia ad esempio. Un illustre politico isolano, l’anno scorso è arrivato a scrivere sul suo blog “Non fidatevi degli italiani”, dimenticandosi di chiarire meglio a chi si riferisse.

Voleva forse dire “ Non fidatevi dello Stato, questo sconosciuto” o forse si riferiva a tutti gli abitanti della penisola, siano essi di Molfetta o di Ivrea?

Non dico queste cose per giustificare le ingiustificabili disattenzioni di Roma, ma piuttosto per accusarvi di aver permesso (insieme a tutta la classe politica sarda), che fosse la Lega Nord a portare in Italia il dibattito sul federalismo. Come è potuto succedere che il dibattito su uno stato federale sia partito da Calderoli e non dai sardi, assieme ai lucani e ai molisani, ai trentini e ai friulani e tutti i cittadini delle periferie del nostro paese?

La sola parola federalismo in Italia è sinonimo di Lega Nord e di opportunismi economici. Eppure dal Regno Unito, la Spagna, la Germania, ci mostrano interessanti esempi di stato decentralizzato. Ma voi indipendentisti anche quando guardate a dei possibili modelli, sembrate voler seguire più le vostre ideologie che il bene della Sardegna. Perché tanta attenzione per gli scozzesi per poi ignorare del tutto quel che succede in Galles.

Oltre che un ottimo agnello IGP, condividiamo con i gallesi la presenza di una lingua minoritaria viva e parlata (a differenza della Scozia). Ma forse il piccolo Galles, con il suo disinteresse per l’indipendentismo, vi fa voltare dall’altra parte. O che dire delle isole Baleari, assai più vicine a noi per vocazione economica e insularità rispetto alla tanto chiacchierata Catalogna a cui guardate con occhi dolci.

Non posso però evitare di lanciarvi un provocazione sulle basi militari. Anche io come voi sono spesso indignato per quel che succede nei poligoni della nostra isola e vi ammiro per esservi sempre distinti per il rifiuto di qualsiasi violenza nelle vostre lotte politiche. Ma vorrei capire cosa intendiate quando inneggiate con gli “A fora..”. Nella vostra ipotesi di stato ci saranno delle forze armate isolane (ma quelle in Sardegna non vi disturberebbero, anche facendo esattamente le stesse cose).

Oppure immaginate uno stato diverso, che come il Costa Rica non abbia apparati militari? La mia è una provocazione, ma voglio dire che capisco più facilmente chi ripudia radicalmente qualsiasi forma di forza militare a prescindere da dove essa sia locata che chi invoca le cacciate senza interesse per la futura destinazione. Per essere più chiari, quando Mujica dice “usciremo dalla preistoria quando non circoleranno più armi ed eserciti”, parla pensando alla totalità delle persone e non a un gruppo di persone che cede il problema all’esterno.

Leader indipendentisti, vi invito ad interrogarvi su chi la pensa come me. Il mio mondo è quello di chi è nato negli anni ’80, sono sardo, italiano, mediterraneo, europeo. Forse mio bisnonno aveva altre idee e così anche chi mi succederà. Ma voglio capire che posto avranno quelli come me nella vostra utopia di nuova società sarda.

Sarebbe la vostra Sardegna più interessante e dinamica di quella sofferente di oggi, da cui sono andato via? Io non ci credo.