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La gravissima crisi economica che attraversa la nostra isola, testimoniata dalla maggiore spesa devoluta dalle istituzioni per combattere un inarrestabile povertà, di cui nessuno prevede la fine, può solo condurci a considerazioni circa le scelte politiche dei sardi effettuate negli ultimi decenni.

Premesso che non si possono citare tutte le cause, espongo una mia personale riflessione attraverso un inevitabile quesito: chissà quanti sono i sardi che oggi si lamentano, strappandosi i capelli per l’indignazione, malgrado in passato avessero sempre votato i partiti italiani?

Parlo di quei partiti che avvicendandosi come garanti del “benessere economico” dei sardi, ieri come oggi, attraverso i loro lacchè isolani, sono i maggiori responsabili della disperazione nell’isola.

Una amara rivincita da parte mia nel ricordo dei tempi in cui invitavo tutti a scommettere sull’affrancamento da uno stato patrigno, il quale, prima o poi, si sarebbe rivelato distratto se non addirittura ostile, così come è sempre stato nel passato.

Vi ricordate quale fu la risposta più ricorrente quando si esponevano le buone ragioni per il raggiungimento della nostra autodeterminazione?… un sardo su quattro rispondeva: “Se lasceremo l’Italia moriremo di fame”.

Ripeto; un amarissima soddisfazione che non mi rende per niente felice, ma devo dire che avevo ragione quando nel rispondere sostenevo sicuro: così come siamo sempre stati gli ultimi a godere dei minimi miglioramenti delle condizioni economiche italiane, saremo sempre i primi a subire le conseguenze negative di un eventuale crisi d’oltre Tirreno.

La mia previsione non era il frutto di facoltà chiaroveggenti ma lo studio sulle dinamiche economiche che i territori sottoposti ad un regime coloniale, come la Sardegna, subiscono da parte dei loro territori metropolitani.

Oggi i sardi non solo sono poveri ma emigrano a migliaia invece di battersi per affermare il diritto a vivere nella loro isola; nel contempo il regime favorisce e promuove l’importazione di disperati dall’Africa in sostituzione dei nostri figli “deportati”.

Stando così la situazione non è difficile concludere che il nostro popolo sarà destinato ad una rapida estinzione. Solo uno stupido non lo capirebbe!

Naturalmente noi sardi stupidi non lo siamo; solo fatalisti, confusi ed impauriti ma anche colpevoli d’ aver riposto una scellerata fiducia su governanti destinati a rivelarsi i veri autori del nostro imminente genocidio.

A questo punto per chi ci crede (io no) si affidi al divino creatore, dato che abbiamo dimostrato abbondantemente di essere incapaci di poter contare su noi stessi.