Tra pochi giorni conosceremo l’esito del referendum e cominceremo a conoscere che direzione prenderà la politica.

Sul piano più generale sapremo se il nostro sistema istituzionale sarà meno capace di quanto non lo sia oggi di rendere se stesso impermeabile a gruppi ristretti di potere.

Oggi,secondo molti, è troppo capace di farlo al punto di rallentare lo sviluppo del Paese. Infatti il tema della velocità di crescita sta nelle ultime ore contendendo la scena a quella che sino ad oggi è stata la protagonista, la paura.

Alla fine i due fronti che si stanno contrapponendo si basano esattamente sullo stesso ingrediente: descrivere agli elettori uno scenario disastroso qualora prevalga l’esito sfavorito.

In queste ultime ore i sostenitori del Sì (dotati di molto danaro e copertura mediatica) mi sembrano maggiormente capaci di descrivere per il dopo una idea di Paese basato su velocità di crescita e benessere.

In questo risulta determinante il fatto che la “fonte” del loro progetto è la ricerca di una conferma plebiscitaria alla leadership del premier mentre il variegato fronte del No, di cui io stesso faccio parte, avendo come oggetto sociale la difesa di beni immateriali come i contrappesi istituzionali, non è in grado di proporlo.

Tra le due opzioni, avendo il privilegio di poter scegliere senza condizionamenti e ordini di scuderia, ho scelto il NO per i seguenti motivi. Considero un sistema articolato su autonomie regionali maggiormente capace di essere sussidiario e solidale perché si basa in astratto su un eguale protagonismo nella gestione di chi ha e produce di più e di chi ha e produce meno. Fine dei motivi!

Il 5 di dicembre, se posso osare parafrasare Obama, sull’Italia e – fatto non secondario – sulla Sardegna, nascerà comunque il sole. In Sardegna sarà coperto come oggi perché Pigliaru ci sarà ancora e per troppo tempo.

Da quel giorno la attività prevalente da campagna referendaria diventerà costruzione di proposta politica per il governo della Sardegna.

Il proposito di costruire una proposta di governo si basa su alcuni elementi fondamentali.

Compagni di viaggio, modello di vita familiare e sociale, modello di sviluppo economico e difesa della nostra cultura. Come ogni cosa che faccio non avrà modalità accademiche o seminariali ma seguirà un metodo pratico e pragmatico.

La logica mi porta a trovare la sintesi più per affinità che per ricerca della vittoria. L’effetto principale consiste nella proposta all’area sardista e identitaria di provare a collocare il loro impegno nel campo opposto rispetto a quello che governa attualmente la regione, troppo impegnato ad assecondare un disegno centralista.

Ha ragione il segretario del PsdAz quando dice che una Regione autonoma deve avere una guida autonomista, ha torto quando immagina che a confrontarsi possano essere quattro proposte. L’alternativa alla sinistra è ancora composta da blocchi sociali che hanno complesso di valori più orizzontale rispetto a quello autonomistico per sua natura più verticale.

La proposta autonomistica serve piuttosto per contendere alla sinistra l’elettorato popolare che il PD ha saputo nel tempo conquistare attraverso una classe dirigente di solidissima tradizione democristiana.

Poiché il centrodestra non ha avuto la stessa capacità non possiede più le chiavi di lettura necessarie per dialogare con quel mondo, può farlo solo attraverso la natura sussidiaria e solidale insita nella proposta autonomista.

Queste due proposte hanno quindi bisogno la una dell’altra non per calcolo elettorale ma per concretizzare gli obbiettivi che ne costituiscono l’oggetto sociale.

Questo è il campo su cui si svilupperà la partita politica, secondo me, da qui a poche settimane, con robuste differenze in ragione del l’esito del referendum, Perché una necessaria revisione dello Statuto comporterebbe in caso di vittoria del Sì la pratica del campo scivoloso dell’intesa alla quale con franchezza ci vorremmo sottrarre.

Viceversa la vittoria del NO potrebbe arricchire questo scenario di una nuova stagione costituente tutta Sarda!

Nota: un mio amico mi ha raccontato che sua madre gli diceva “non dire mai, non berrò da questa fonte”.