Loro la chiamano Madre e che sono Sue figlie si vede da lontano. Non solamente per la veste bianca e azzurra indossata ma per il sorriso perenne e autentico che vivifica il loro volto e i loro occhi.

Quella Madre è Madre Teresa di Calcutta, colei che disse: “Un sorriso non costa nulla, perché non impoverisce chi lo dona ma rende immensamente ricco chi lo riceve”.

Loro sono le suore della carità e con questo dono, aggiunto a quello dell’eterno sorriso, incontrano chiunque: chi va nella loro casa e chi trovano per strada.

A Cagliari vivono nel quartiere di Sant’Elia e la loro dimora accoglie ogni fardello di chi cerca anche soltanto una parola di conforto. Dalla Cappella – un altare, un Gesù Cristo, una Madonna, innumerevoli fiori e alcune sedie – si scorge il mare e si sente il respiro del mondo.

E proprio da qui loro vanno a incontrare un altro mondo. Quello che la maggior parte di noi non vuole: gli ospedali, i bisognosi, gli ultimi, così come recita il Vangelo. A questo proposito ci ricordano però che la povertà non si esaurisce solamente nella mancanza del pane quotidiano, ma si rivela anche in altre sfere.

Tutti siamo poveri in qualcosa: magari ci manca la fede, oppure la salute, o non siamo sereni, o siamo peccatori, oppure siamo soli e nulla ci interessa perché siamo convinti di poter controllare la nostra vita. Ma il nostro cammino così è troppo faticoso! Bisogna invece lasciare che Dio lavori per noi permettendogli di entrare in casa nostra.

Dobbiamo solamente abituarci a crederci. Con semplicità. Loro, nel poco che possiedono, non mancano di nulla. La Provvidenza avrà cura non solo di far ottenere quanto necessita ma anche di provvedere e indirizzare il come, il dove, il quando del soccorso divino. Nei loro occhi si legge che è vero.

Occhi che brillano di più quando raccontano della data-guida di un importantissimo progetto caritatevole: il 13 di ogni mese, giorno in cui la Madonna di Fatima apparse ai tre bambini Francesco, Giacinta e Maria. In quella giornata le suore della carità lasciano nella loro casa un gruppo di fedeli riuniti in preghiera e loro, con questo sostegno, escono per pregare con altre persone nei luoghi considerati di perdizione dove alcune donne, la maggior parte giovanissime, si vendono per uno di quei bisogni già citati.

E il loro numero aumenta sempre di più. Ma nessun velo adombra gli occhi delle suore. La Madre insegnava: “Se giudichi le persone non ti avanza tempo per amarle”.

Durante l’estate può capitare di incontrarle al mare, con gli abiti un po’ rimboccati, mentre giocano e cantano con i bambini. Quelli che, senza di loro, al mare non sarebbero andati.

Ma sono i giovani che vorrebbero incontrare più di altri. Quella gioventù che sembra così lontana da ogni certezza, da ogni abbraccio d’amore. E, purtroppo, sono in pochi ad avvicinarsi. Allora, di sabato sera, le suore vanno a cercarli nei loro luoghi abituali e escono a passeggio in Via Manno: portano con loro una Madonnina e con Lei si fermano a parlare con tutti i ragazzi e ragazze che si avvicinano. E parlano. Semplicemente cercano di dialogare. Più ragazzi si avvicinano più grande è la loro gioia.

Ma di sé stesse non parlano le suore di Madre Teresa. Vige un altro precetto, quello di operare con umiltà e nella più completa segretezza: che nessuno sappia e nessun vanto per ciò che si è fatto. Insegnamento tramandatoci anche dai nostri avi : fai del bene e non farne parola.

Altre perle di grande misericordia, eredità di questa Suorina che ha rivoltato il mondo per operare nel bene, si diffondono, da questa casa di Sant’Elia, ovunque. “Non permettere che qualcuno vada via dopo averti incontrato e non si senta più buono e più contento”.

E il cuore si sente più leggero mentre, da quella casa, contempla il mare.