Ogni uomo nasce in un certo luogo. Quel luogo è, nel contempo, territorio con persone che vi insistono vivendoci.

Tra uomo e territorio si crea così un legame che cresce man mano che si prende consapevolezza di ciò che è ed è stato quel territorio come insieme di spazio storico, geografico, antropologico.

Accade così che quando questo rapporto si interrompe, per esempio per effetto di migrazioni indotte da cause di forza maggiore, qualche psicologo, come ho letto questa mattina in un post, lo paragona allo stesso distacco che avviene per un lutto.

Perché questo richiamo?

Perché se queste considerazioni sul legame tra persona e territorio fossero considerate con la dovuta attenzione ne discenderebbero implicazioni importanti, sia sul piano cognitivo che normativo.

Quanto, per esempio, si tiene conto di questo legame nella costruzione delle regole di convivenza di una comunità?

Se si esamina il testo della Costituzione Svizzera, questo legame e’ chiaro ed evidente, sia nel Preambolo che nell’articolo 1.

Nel Preambolo si legge:

“In nome di Dio Onnipotente,
Il Popolo svizzero e i Cantoni,
Consci della loro responsabilità di fronte al creato,
Risoluti a rinnovare l’alleanza confederale e a consolidarne la coesione interna, al fine di rafforzare la libertà e la democrazia, l’indipendenza e la pace, in uno spirito di solidarietà e di apertura al mondo,
Determinati a vivere la loro molteplicità nell’unità, nella considerazione e nel rispetto reciproci,
Coscienti delle acquisizioni comuni nonché delle loro responsabilità verso le generazioni future,
Consci che libero è soltanto chi usa della sua libertà e che la forza di un popolo si commisura al benessere dei più deboli dei suoi membri, si sono dati la presente Costituzione”.

Nell’articolo 1 si legge:

“Il Popolo svizzero e i Cantoni di Zurigo, Berna, Lucerna, Uri, Svitto, Obvaldo e Nidvaldo, Glarona, Zugo, Friburgo, Soletta, Basilea Città e Basilea Campagna, Sciaffusa, Appenzello Esterno e Appenzello Interno, San Gallo, Grigioni, Argovia, Turgovia, Ticino, Vaud, Vallese, Neuchâtel, Ginevra e Giura costituiscono la Confederazione Svizzera.”

Qual è l’elemento che salta subito agli occhi?

Per chi ha studiato teoria dei sistemi è facile individuarlo: la Svizzera è il risultato sistemico derivante da componenti umane e territoriali, il popolo svizzero e i cantoni. La Svizzera senza Cantoni non esisterebbe. Perché un popolo senza territorio non può esistere e la Svizzera è un insieme di territori diversi e distinti.

È normale questo? Cosa c’è di strano? Nulla, assolutamente nulla. Tanto che per questo popolo e questi territori la scelta di costituirsi in federazione (ancorché chiamata confederazione), è stata naturale.

Purtroppo se si analizza invece il modo con cui il legame tra uomo e territorio è stato ed è affrontato in un altro stato, l’Italia, osserviamo che le cose stanno molto diversamente.

Intanto i primi articoli della Costituzione fanno riferimento solo al popolo e mai ai territori. Quando questi sono evocati, lo so fa nell’articolo 5 in cui si dice

“La Repubblica, una e indivisibile, promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”

L’analisi in chiave sistemica di questo articolo fa capire quanto anche all’atto della fondazione di questo stato, ci fosse una forte volontà di non riconoscere il legame tra popoli, peraltro molto diversi tra loro (ladini, occitani, friulani, siculi, sardi, italiani, ecc) e i rispettivi territori. Venne fatta una operazione di “asfalto”, annullando tutte queste diversità come primigenie rispetto allo stato ed anzi invertendo questo banale principio sistemico in base al quale sono le parti che danno origine al tutto e non il contrario. Invece, proprio l’articolo 5, inverte questo rapporto: lo Stato esiste ed è uno; esso ha il compito di promuovere le autonomie locali.

Tutto ciò, in chiave sistemica, è semplicemente aberrante.

Questa propensione dello Stato italiano a ignorare il rapporto dei diversi popoli che la abitano con i propri territori e ad “asfaltare” i diritti di ciascuno di essi sta trovando ulteriore accanimento nel testo di modifica del titolo V della costituzione per cui siamo chiamati ad esprimerci il prossimo 4 dicembre.

Se infatti già con il testo attuale i territori sono ignorati, con questa modifica, essi saranno del tutto esautorati dalla possibilità di poter difendere il diritto alla tutela dell’ambiente e a quello di stabilire gli assi strategici del proprio sviluppo.

Sarebbe la certificazione ulteriore della volontà dello stato italiano di uccidere, come sta facendo da quando esiste, il rapporto tra persona e territorio.

Ecco perché serve una nuova resistenza, per difendere il diritto a non farsi “asfaltare” annullando le diversità che sono ricchezza.

In Italia vivono Ladini, Albanesi, Siculi, Friulani, Sardi, e anche Italiani che sono il gruppo maggioritario, ma non siamo tutti italiani. Possiamo convivere insieme solo se ci si dota di regole che tutelino il diritto di popoli e territori ad esistere secondo i loro interessi.