Metterci la faccia è sempre giusto, in questa fase politica, economica e sociale ancora di più, certo è più comodo l’opportunismo, ma la scuola di vita che ho trascorso in Cgil mi ha insegnato di guardare sempre in faccia i problemi, analizzarli nel merito e sceglierne le ricadute che interessano la generalità delle persone, non del singolo.

A questo proposito voglio intervenire e aprire, se ci riesco, una riflessione sull’enfasi data al Pit-Stop del presidente della Repubblica Comunista cinese, in Sardegna, col Presidente Renzi e il Presidente della Regione.

Davvero è possibile credere che un incontro del genere sia frutto della casualità? Sono propenso a pensare che per il presidente Xi Jinping, l’incontro abbia invece carattere strategico, data l’importanza che ha un’Isola al centro del Mediterraneo di oltre 24 milioni di Km quadrati in termini logistici.

Solo i sardi dimenticano di essere isolani e di rivendicarne il riconoscimento della sua insularità, essa sì portatrice di potenziale sviluppo.

La Cina ha un forte interesse di aprirsi una porta per entrare con più facilità nel mercato degli oltre 350 milioni di europei, un mercato dalle potenzialità immense.

Il punto è questo, Renzi non credo sia uno sprovveduto, ma vorrei fosse chiaro ai sardi quale possa essere la posta in palio a cui punta la Cina.

Alcuni dati: passava il 1 Dicembre del 2005 e in quel giorno fu abolito l’Accordo Multifibre da parte del WTO, da quel momento la Cina ha ammazzato tutte le aziende tessili europee, italiane in testa, la Cina produce 300 milioni di tonnellate di acciaio all’anno, l’Europa 150 milioni, i cicli produttivi cinesi marciano senza alcuna prescrizione di sostenibilità ambientale, senza alcun rispetto per i diritti del lavoro e la sua sicurezza e ha mire di vendere il suo acciaio in europa e in Italia facilitato dai bassi costi di produzione…per l’Europa sarebbe un disastro occupazionale peggio di quello che tocco al settore tessile, si perderebbero oltre 450 mila posti di lavoro, lo scambio commerciale dell’Italia con la Cina ha un passivo di oltre 11 miliardi di euro…in Italia entra di tutto ma noi non riusciamo a far entrare se non qualche bottiglia di vino….

Alla Cina interessa mettere mano ai consumi italiani ed europei, poi dopo penseranno ai consumatori, dopo averci demolito l’industria tessile, l’industria degli intermedi chimici e la petrolchimica, dopo aver sequestrato ettari di terre agricole, per insediarci serre fotovoltaiche, aggirando le regole sugli incentivi per l’energia rinnovabile, credo che perdere qualche minuto in più per ragionare delle conseguenze che l’eccessiva faciloneria potrebbe causare al Paese, all’Europa e alla Sardegna.

Mi si dirà che tifo il protezionismo, che vado contro il libero mercato, no il libero mercato è occasione per i popoli, ma quando le produzioni che si vogliono vendere hanno cicli di produzione governati da regole di sostenibilità ambientale e diritti sul lavoro e la sicurezza garantiti allo stesso modo.

In caso contrario, il protezionismo presenta aspetti positivi nel senso che stimola le produzioni nazionali con interventi statali che ricadrebbero fiscalmente sui contributi nazionali, portando una incisiva riduzione della disoccupazione e conseguentemente una crescita economica.

Riflettere maggiormente può essere utile.